Mario Donadio: l’essenzialità nella ceramica

Le ceramiche di Mario Donadio sono un abbraccio alla terra, all’arcadia perduta, alle radici che si possono tagliare. Attraverso le sue sculture Mario Donadio ripercorre il cammino necessario per ricostruire l’identitá perduta, un’identità difficile da ricomporre in un mondo distratto, frastornato e frastornante…

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Jan Haemhouts: “el ingeniero de los pobres!”

haemhouts0Dopo aver abbandonato una brillante e promettente carriera in una grande azienda del Belgio, l’Ing. Jan Haemhouts ha deciso di partire per Haiti, dove ha lavorato per molti anni come progettista ed inventore di Tecnologie Appropriate nelle Comunità di Base contadine.

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V.Sgarbi:la stanza dipinta

la-stanza-dipintaVittorio Sgarbi, La stanza dipinta, Biblioteca Universale Rizzoli,1993, Lire 15.000

…”E’ giunto il momento di riguardare la storia dell’arte di questa seconda metà del secolo. (…) Siamo vissuti in un lunghissimo equivoco, obbedendo a parole d’ordine che impedivano di vedere la realtà. Solo certi fenomeni sono stati giudicati degni di considerazione, uniche prove legittime dell’arte contemporanea, serenamente ignorando tutti gli aspetti non omologabili. Mai intolleranza fu piú forte e gli artisti considerati puri strumenti di strategie. (…) Si è trattato di una vera e propria guerra, con morti, feriti e dispersi. Assai pochi hanno coscientemente conservato una propria autonomia, e l’hanno pagata con il silenzio e l’indifferenza”…

De Chirico: il terrore della pittura.

de-chiricoDichiarazione di Giorgio de Chirico

…”C’e un fatto ormai sicuro: che mai come oggi gli uomini si sono talmente occupati di pittura e mai come oggi si è parlato cosí poco di pittura. Il critico moderno ha in orrore di parlare di pittura; è un tema che egli sfugge come la peste bubbonica; uno scoglio che cerca di evitare con la massima prudenza.

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Sergio Michilini: progettazione di un pannello decorativo

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Ecco alcuni appunti scritti in occasione di un programma didattico di “Ornato Disegnato”, svolto nell’anno scolastico 1990/91 per le classi 3art/C e 4art/C presso il Liceo Classico Statale di Busto Arsizio. Divideremo questa lezione in sei fasi:

  1. FASE PRELIMINARE DELLO STUDIO: rilievo dal vero dell’intera parete, misurazione e disegno lineare in scala opportuna.
  2. STUDI PER LA STRUTTURA COMPOSITIVA: correlazioni armoniche interspaziali.
    2.1 RETE GEOMETRICA
    (relazioni armoniche sulla parete oggettiva, frontale, indipendente dal movimento dello spettatore).
    2.2 RETE POLIANGOLARE DI BASE
    (fenomeni spettacolari dovuti al movimento libero dello spettatore nell’aula).
  3. SCHIZZI DEL PANNELLO DECORATIVO sullo schema strutturale determinato.
  4. STUDI DI COLORE SUL DISEGNO PRESCELTO (colori: terra rossa, ocra gialla, bianco, nero).
  5. BOZZETTO ESECUTIVO POLICROMO IN SCALA OPPORTUNA
  6. PROPOSTA SULLA POLICROMIA COMPLESSIVA DELLA PARETE E DELL’AULA

Nota: nel corso dell’anno scolastico menzionato sono stati sviluppati i primi due moduli didattici dei quali ne riproduciamo le indicazioni operative.

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“SALVIAMO L’ARIA, L’ACQUA, LA TERRA E L’UOMO”,Oggiona S.Stefano, Palazzo Comunale

1989-2-oggiona-con-sstefano-va-palazzo-comunaleNel1989 realizzammo un grande pannello per il Palazzo Comunale di Oggiona S.Stefano (Varese) intitolato “SALVIAMO L’ARIA, L’ACQUA, LA TERRA E L’UOMO”. E’ un altorilievo di 4 metri di altezza per quasi due di larghezza, di ceramica, mosaico e terracotta colorata con silicati di potassio.
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V.Sgarbi:la stanza dipinta.

la-stanza-dipinta“…. E’ giunto il momento di riguardare la storia dell’arte di questa seconda metà del secolo, certo il periodo di maggiore incertezza, e insieme di fiducioso dogmatismo, che si sia mai attraversato. Siamo vissuti in un lunghissimo equivoco, obbedendo a parole d’ordine che impedivano di vedere la realtà. Solo certi fenomeni sono stati giudicati degni di considerazione, uniche prove legittime dell’arte contemporanea, serenamente ignorando tutti gli aspetti non omologabili. Mai intolleranza fu piú forte e gli artisti considerati puri strumenti di strategie….…Si è trattato di una vera e propria guerra, con morti, feriti, dispersi. Assai pochi hanno coscientemente conservato una propria autonomia, e l’anno pagata con il silenzio e l’indifferenza…” Continua a leggere

Sergio Michilini: la figura disegnata

Nelly's, "La danzatrice ungherese Nikolska al Partenone", Atene 1929.

Nelly's, "La danzatrice ungherese Nikolska al Partenone", Atene 1929.

Ecco alcuni suggerimenti per la realizzazione di uno studio dal vero di una o più figure. Questi appunti sono stati scritti per la realizzazione di un programma didattico svolto nell’anno scolastico 1988/89 per le classi 3E – 3F – 3G – 4E al Liceo Artistico Statale di Busto Arsizio.

Divideremo il lavoro in otto fasi:

  1. PRIMA DI INIZIARE LO STUDIO
  2. DEFINIZIONE DEL “TAGLIO COMPOSITIVO”
  3. IMPOSTAZIONE DELLA COMPOSIZIONE
  4. RELAZIONI ED INTERRELAZIONI TRA LE PARTI
  5. DEFINIZIONE DEL SOGGETTO E DELLE PARTI DI CUI E’ COMPOSTO
  6. DEFINIZIONE DEI DETTAGLI ESPRESSIVI
  7. LINEA TONALE o LINEA CHIAROSCURALE, ovvero VARIAZIONE DI INTENSITA’ DELLA LINEA
  8. CHIAROSCURO.

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Jean Clair: critica della modernità.

critica-alla-modernitaJean Clair, Critica della modernità, considerazioni sullo stato delle belle arti, Ed.Umberto Allemandi & C., 1984, 160 pagine, 8 illustrazioni.

…”Giammai si è dipinto cosí male come in questi ultimi decenni.
Pullulano nelle gallerie oggetti eterogenei che di artistico non hanno che i luoghi che li espongono e forse le parole di chi li commenta.
La teoria dell’avanguardia ha trasferito nel campo dell’arte i propositi millenari delle Rivoluzioni. La corsa all’innovazione, il perpetuo superamento, sono stati falsamente identificati con la modernità quando non sono che la caricatura della modernità”….

Guggenheim: il sofà della Sig.ra Peggy

“LE COMMISSIONI DELLA SIGNORA PEGGY” di Piero Bargellini (Il Mattino 11-3-1949) peggy

Dunque la collezione Guggenheim è nel Palazzo Strozzi, o per essere piú esatti, nei sotterranei del palazzo fiorentino. In questi giorni, attorno a quel palazzo, c’è chi urla scandalizzato, e c’è chi gongola compiaciuto. Gli scandalizzati danno di provinciali ai gongolanti, e i gongolanti danno di provinciali agli scandalizzati.

Invece di fare incetta di canini di varie razze o d’idoletti cinesi, la cara signora ha messo insieme, con raffinato e perverso gusto, pezzi rari d’artisti cubisti, astrattisti, prunisti, simultaneismi, neoplasticisti, costruttivisti, supremalisti, dadaisti, surrealisti, neoclassicisti, primitivismi, e chi piú n’ha, piú ne metta.

Se poi, sempre l’onesto e schietto provinciale volesse sapere chi sono e come sono fatti cubisti, astrattisti, prunisti,simultaneismi, neoplasticisti, costruttivisti, supremalisti, dadaisti, surrealisti, neoclassicisti, primitivismi e via dicendo, gli consiglierei di non preoccuparsi troppo di tanta diversità di nomi, e di considerare tutti questi artisti fratelli siamesi da museo degli orrori o da baraccone delle meraviglie.

Finalmente, se il solito e rispettabile provinciale mi chiedesse se si deve scandalizzare o congratulare dinanzi alla Collezione Guggenheim, io lo esorterei a non fare né l’una né l’altra cosa, per non passare davvero da provinciale.

La Collezione Guggenheim è una cosa molto sgradevole, ma d’altra parte è una cosa molto comprensibile. Anche le croste dei vaiolosi credo che siano sgradevoli, e anche le piaghe dei lebbrosi. Croste e piaghe sono manifestazioni e conseguenze d’una malattia. E la malattia che ha prodotto la forfora dei cubisti, prunisti, simultaneismi, neoplasticisti, costruttivisti, supremalisti, dadaisti, surrealisti, neoclassicisti, primitivismi e simili, non è piú un mistero per nessuno. Si chiama Estetismo. Gli specialisti sanno precisamente quando s’è prodotta, e come s’è sviluppata. Conosciamo anche chi gli dette il nome, che è, se non sbaglio, il tedesco Baumgarten.

L’Aesthetica del Baumgarten segnó il glorioso svincolamento dell’arte da ogni soggezione estranea. Fino allora l’arte era restata in una specie di tenebroso Medioevo, nel quale anch’essa era stata serva, come la sua sorella maggiore, la Filosofia, della Religione. Non solo, ma anche della politica, della morale e persino della didattica.

Questo pauroso asservimento aveva prodotto quei miseri iloti dell’arte che rimangono nella storia come tristissimi esempi d’incoscienza artistica, coi nomi di Cimabue, Giotto, Masaccio, Leonardo, Michelangelo, Raffaello, Tiziano, Tintoretto.

Fortunatamente l’Estetica veniva ora a liberare l’arte dalla sua vergognosa schiavitú, promovendo quella provvidenziale rivoluzione, durante la quale vennero solennemente proclamati i “diritti dell’arte”. Cosí l’arte fu dichiarata “autonoma”, ovverosia indipendente dalla religione, dalla società, dalla morale. Le supreme leggi dell’autonomia dell’arte vennero formulate in quel gioiello tautologico dell’ “arte per l’arte”, diventato popolarissimo, e al quale cosí bene si sono ispirati gli artisti cari alla signora Peggy.

Infatti, se l’arte, secondo il responso della Dea Aesthetica, non ha nessuna funzione né religiosa né sociale né morale né educativa, se l’arte è fine a se stessa, si capisce benissimo come una riga rossa sopra una superfice celeste o un baffo giallo accanto a una macchia verde possano “fare arte” possono “essere arte” e adempiere pienamente i sacri canoni dell’Estetica.

E’ dunque fuor di luogo scandalizzarsi dinanzi alla Collezione Guggenheim. E’ fuor di luogo, fuor di tempo e fuor di moda. Non siamo tutti convinti dell’autonomia dell’arte? I nostri chiarissimi professori non l’insegnano da tutte le cattedre? I nostri egregi storici d’arte non lo ripetono a ogni pagina dei loro libri? I nostri esimi critici non lo dichiarano in ogni loro articolo?

Quand’è cosí non resta che inghiottire la Collezione Guggenheim. E’ dura ad andare giú? Coraggio. Dov’è passata l’Estetica pura deve passare anche la Collezione Guggenheim!

Quando l’arte era, poveretta lei! schiava, cioè non ancora liberata dall’Estetica, nel loro servaggio religioso, sociale, pedagogico, i poveri pittori conducevano una vita molto scomoda, a ridosso di muri, quando non lavoravano addirittura, come quel disgraziato di Michelangelo, supini su dure tavole con la barba imbrodolata di colore. Tra gli artisti incatenati al palco e costretti al pennello, e i galeotti, non c’era quasi differenza, tolta la trascurabile ispirazione.

Persino nel liberale Ottocento i pittori continuarono a trascinare la palla al piede del ritratto, che il borghese filisteo pretendeva somigliante, nonostante che fosse già stata promulgata l’autonomia dell’arte anche dalla somiglianza.

Soltanto col Novecento gli artisti hanno conquistato interamente la coscienza dell’autonomia dell’arte, e hanno cosí potuto ottenere le superbe affermazioni del cubismo, dell’astrattismo, del prunismo, del simultaneismo, del neoplasticismo, del costruttivismo, del suprematismo, del dadaismo, del surrealismo, del neoclassicismo, del primitivismo; e poiché ogni artista ha il suo degno committente, a un certo momento, e precisamente nel 1939, si è capito che la vera committente di questa arte era stata la signora Peggy Guggenheim.

Non conosco la signora Guggenheim e non vorrei essere scortese con lei. La immagino coltissima e simpaticissima. Penso che sia una donna di molto spirito, se invece di divertirsi coi canini pechinesi o coi giuochi di società, ha scelto come svago la collezione d’arte. Ella ha reso un grande servizio alla storia dell’arte, perché si è assunto il compito della nuova committente. La sua figura e il suo nome resteranno certamente nella storia.

E’ giusto e logico che una signora molto spiritosa metta insieme opere d’arte senza preoccupazioni religiose, senza scopi sociali, senza fini pedagogici. La formula “l’arte per l’arte” le sta perfettamente a viso, come per altre signore van benissimo quelle del canino per il canino o del bridge per il bridge. Ella ha tutto il diritto di giocare, coi suoi diletti artisti, all’astrattismo, al prunismo o al simultaneismo, e nessuno, dico nessuno, puó muovergliene rimprovero.

Certi svaghi non potevano permettersi i gravi Abati dei monasteri con Buffalmacco che pure era un burlone, né i Priori dei conventi con Giotto che pure era un uomo spiritoso, né i consoli delle arti con l’Orcagna, che pure era estroso, né i signori col Botticelli che pure era sofistico, né i Papi con Michelangelo che pure era ardito, né i Dogi col Tintoretto che pure era spregiudicato. C’era allora di mezzo quella maledetta responsabilità morale che metteva sempre un poco in soggezione tanto il committente quanto l’artista.

Ma con l’autonomia è un’altra cosa: e per soddisfare la nuova committente basta una trovatina, è sufficiente un lazzettino, un ghiribizzo, un grillo, una frascheria, un lambiccamento, un capriccio, una girella, una parabola, una baía. E gli artisti, col loro pronto intuito, hanno avvertito che il mondo era cambiato, e che i committenti non erano piú i Papi, i Sovrani, i Consoli, i Priori, il Popolo, ma le signore Peggy esponenti di una piccola e ristretta società raffinata e svogliata, oziosa e scettica, capricciosa ed equivoca.

Essi han fatto di tutto per essere invitati nel salotto della signora Guggenheim, e oggi il salotto della signora Guggenheim è stato invitato nel Palazzo Strozzi. Tutto qui.

A guardar bene, quei tremendi “ismi” che formano la collezione della signora Peggy, si riducono a un fenomeno di gagaismo mondano.

Gli artisti sono contenti d’esser finiti dai palchi della Sistina al sofà delle signore Peggy? Contenti loro contenti tutti, ma poi non si lagnino se il mondo volta le spalle all’arte! Perché nel mondo non ci sono soltanto le signore Guggenheim.

Piero Bargellini

“Piero Bargellini, saggista e scrittore scomparso nel 1980, importante divulgatore di letteratura e d’arte è stato Sindaco di Firenze nel 1966 ed è per questo che è da molti ancora affettuosamente ricordato come il “sindaco dell’alluvione”.Tra le sue opere più importanti edite da Vallecchi ricordiamo: “Pian dei Giullari. Panorama storico della Letteratura Italiana”, “Belvedere”,”La splendida storia di Firenze”, “Pagine di una vita”.