(franz) Tra le grandi passioni dei belgi – fiamminghi o valloni che siano – ci sono senza dubbio le birre – e qui cadiamo a fagiuolo – e il ciclismo, in ogni sua forma. Ecco quindi che il reportage effettuato nel mese di gennaio dal neonato progetto Cycle (un magazine che si propone di “fondere” carta e web e che sta già regalando chicche notevoli agli appassionati) va oltre il mondo del pedale e finisce per entrare anche in quello delle grandi birre locali. Le parole sono del mio omonimo Lorenzo Franzetti, le foto di Guido Rubino, il servizio completo lo trovate su Cycle.
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Fiandre, birra e ciclismo, un mix perfetto per conoscere l’autentico flemish taste: ecco un’idea per entrare nel cuore di questa regione che ha dato i natali a tanti campioni del pedale e che, ogni anno, vive il momento più intenso con la primavera, ovvero con il Giro delle Fiandre e le altre classiche della zona.
Quali sono le birre più amate dai ciclisti, lassù nelle Fiandre? Basta girare per i pub più affollati dai tifosi o frequentare i locali di grande tradizione per avere un’idea. Anche perché la varietà di birre prodotte in loco è notevole.
PARTENZA E ARRIVO – Le strade della Ronde, il giro delle Fiandre (che quest’anno celebra il suo centenario), scorrono proprio accanto o nelle vicinanze di famosi stabilimenti, da cui nascono i prodotti più apprezzati anche dagli appassionati delle due ruote.
La partenza avviene, ormai da molti anni, da Bruges: da quelle parti, la più gettonata è la Brugse Zot, una birra chiara piuttosto leggera: del resto, se la partenza è al mattino presto, è bene non esagerare subito con l’alcool… La Brugse Zot viene prodotta in una degli ultimi birrifici a conduzione familiare della regione: nasce, infatti, nello stabilimento della famiglia Maes, De Halve Maan, che è attivo dal 1856, nel centro di Bruges.
La capitale fiamminga delle birre, tuttavia, è Oudenaarde, che è anche la sede di arrivo della Ronde: nell’antica cittadina operano ancora numerosi birrifici (almeno quattro, senza contare i numerosi laboratori artigianali). Tra le più apprezzate dai tifosi e dai ciclisti c’è la Goudenband prodotta dal birrificio Liefmans fin dal 1689. Si tratta di una birra scura ad alta fermentazione, che viene lasciata a “maturare” in cantina dai quattro agli otto mesi: come spesso accade, in questo periodo la qualità cresce.
Quale il posto migliore per gustarla? Uno tra i tanti pub, alcuni molto antichi, del centro di Oudenaarde, a due passi dal traguardo della corsa e vicinissimi al museo della Ronde: anche all’interno si serve birra, rigorosamente artigianale, De Flandrien…a misura di ciclista (o di turista).
MURI E TRIBUTI – Uscendo da Oudenaarde, nel cuore della Ronde, tra i muri in pavé, ci s’imbatte nell’antico birrificio Roman sulla strada che conduce a Brakel, non lontano dal muro del Molenberg, affrontato e temuto dai corridori.
Il “Roman” risale al 1545: tra le birre particolarmente apprezzate c’è la Mater Blanche, birra di frumento dal gusto davvero particolare; l’Adriaen Brouwer, invece, è la più celebrata dagli esperti: porta il nome di un celebre pittore fiammingo ed è una birra ad alta fermentazione dal sapore deciso. Le birre vengono prodotte in uno stabilimento molto antico che è aperto alle visite nei pomeriggi di martedì, mercoledì e giovedì (ingresso a 7 euro). Altra specialità è la Special Roman, rossa e dolce. Il posto migliore per gustarle? A due passi dal birrificio, sul percorso della Ronde, al pub della bella Lintje, il Nieuwe Keizer, locale dedicato a Van Looy e gestito oggi da una barista/cantante che ha molti ammiratori non solo tra i ciclisti locali.
La Ronde, classica monumento, tra le birre “monumento”: quelle prodotte a Roselaere, tra Bruges e Kortrijck, sono un “cult” per i tifosi e i frequentatori dei pub ciclistici della zona. La cittadina è patria di numerosi ciclisti del passato e del presente, tra i quali ricordiamo Freddy Maertens. Alle porte dell’abitato sorge lo stabilimento della Rodenbach, una birra rossa gettonatissima e servita alla grande, durante la Ronde: è prodotta in due versioni, standard e gran cru. Tornando a Freddy Maertens, anch’egli ha una birra a suo nome: viene prodotta da Vedett. Una bevanda commerciale pensata per il marketing, grazie alla possibilità di personalizzare l’etichetta: le birre Freddy Maertens sono ormai oggetto da collezione.
A sud di Kortrijck, ma non lontano dai pavé delle classiche, si produce la Omer, una birra chiara molto apprezzata con le carni belghe: nel giorno della Ronde la tradizione insegna: bistecche alla griglia e Omer, mangia e bevi a bordo strada, in attesa dei corridori…
VECCHI PERCORSI – Il Giro delle Fiandre, inoltre, è anche un tributo alla sua storia centenaria: i nostalgici che volessero ripercorrere i “muri” tolti dal percorso (come per esempio, il celebre Grammont) sappiano che nella cittadina ai piedi del Muur, Geraardsbergen, si produce un’altra birra molto gradita dai ciclisti, che spesso si fermano a dissetarsi proprio vicino alla cappella in vetta alla salita, al pub t’Hemelryck. La birra del Grammont è la Muurken, chiara ma dal gusto deciso, capace di ridare slancio dopo aver affrontato in bici le pendenze del Muur.
Con un pensiero alla storia, occorre tornare verso Gand, dove si concludevano le prime edizioni: non lontano dal velodromo che ospitava il finale della Ronde, sorge il Karper un locale di tifosi e appassionati, gestito da papà Keijsse, ovvero il figlio di Iljio, specialista delle “sei giorni”. Quel luogo vive di birra e ciclismo: riferendosi alla prima, è d’obbligo un assaggio alla Tripel Karmeliet, prodotta ancora oggi secondo una ricetta del 1679, così come veniva preparata dal monastero delle Carmelitane di Dendermonde, poco lontano da Gand. Accanto alle birre tradizionali, al Karper si beve anche l’artigianale Orvélo, prodotta in piccole quantità da un giovane birrai di Gand: da quelle parti si dice che faccia molto meglio di qualsiasi doping.
Una varietà notevole, dunque, in questo Giro delle Fiandre della birra: e dopo la gara, tutti a festeggiare nei locali, in onore di questo o quel vincitore. Meglio se fiammingo. Per chi, invece, preferisce qualcosa di più raffinato, il consiglio è quello di prendersi del tempo e scegliersi l’ambiente giusto per gustarsi una Orval: non è una birra fiamminga, ma è una prelibatezza trappista, prodotta a Sud, al confine con la Francia. Diciamo che, se lo paragonassimo a un vino, sarebbe un Brunello. Per gustarsi la Orval, rigorosamente dopo la corretta maturazione in bottiglia, il consiglio è di scegliere la gentilezza e la cura di Luc e Priscilla, i proprietari del Beurre Noir, a Sint Gillis-Waas, un paesino tra Bruges e Anversa, al confine con l’Olanda: con una ritualità quasi religiosa, Luc vi servirà la vostra Orval tutta da gustare con calma, non prima di avervi mostrato, orgoglioso, la sua cantina.
Leggi anche: il reportage (con galleria fotografica) sul sito di CYCLE
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