Che il mondo degli homebrewers sia variegato lo sanno tutti: ci sono quelli che amano lavorare in gruppo, quelli che preferiscono la solitudine. C’è chi lavora per anni a perfezionare le proprie ricette, chi si sbizzarisce con i “cloni” e chi prova di tutto, basta che fermenti. Ma la storia di Dave Glasheen (foto da smh.com.au / B. Cassey) probabilmente supera tutte queste tipologie, come ci racconta il collega Francesco Mazzoleni sulle colonne di VareseNews.
Certo, la birra e l’attività di homebrewing sono solo una delle particolarità di Dave che è famoso anzitutto per una cosa: è l’unico abitante (umano) di Restoration Island, un’isolotto vicino alle coste nord-est dell’Australia (nell’estremo nord del Queensland) sul quale si è ritirato nel 1993 dopo una carriera da uomo d’affari. Quello tra Glasheen e la birra però è un rapporto molto importante: l’eccentrico australiano infatti nei suoi rari ritorni sulla terra ferma fa rifornimento delle materie prime per brassare in proprio. Un’attività che non è fine a se stessa ma è una vera e propria risorsa per il sostentamento: Dave infatti utilizza la propria birra – un’ambrata ad alta fermentazione, non sappiamo quale sia lo stile esatto – come merce di baratto con i pescatori della zona che talvolta si fermano a “Resto” per una visita, una riparazione, un giorno di riposo dal lavoro. Una cassa di birra prodotta da Glasheen “vale” venti chili di pesce che finiscono nella dispensa di questo Robinson Crusoe dell’era moderna.
A raccontare a VareseNews la sua storia – ecco l’aggancio con il nostro giornale online e quindi con Malto Gradimento – è Silvano Nero, giovane di Cantello che per una serie di coincidenze si è trovato a fare da “custode” a Restoration Island insieme alla fidanzata, nel mese in cui Dave Glasheen ha fatto ritorno sul continente.
QUI (su VareseNews) trovate l’articolo completo su Silvano, Dave e “Resto”, isola famosa anche per aver ospitato l’equipaggio del Bounty (la parte non ammutinata) e ben più di recente la luna di miele di Russell Crow.
GUARDA la galleria fotografica di Restoration Island (su VareseNews)
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roviniamo subito la poesia: in Italia sarebbe stato pesantemente multato e gli avrebbero sequestrato tutta l’attrezzatura in modo da togliergli dalla faccia quel bel sorriso spensierato !!!! 🙁
A tre voci (2004)
– O Capitano, mio Capitano Bligh,
dopo cinquemila miglia di tribolazioni
Timor è in vista! Quale lupo di mare
ce l’avrebbe mai fatta solo con un sestante
in questa dannata scialuppa?
– La Regia Marina Britannica, però,
dovrebbe dargli caccia spietata:
si nascondessero pure
sotto larghe gonne tahitiane,
meritano solo la forca.
– Questa non era una passeggiata
romantica a spese di Sua Maestà.
Forse un dì avremo l’onore di vederli
faccia a faccia mordersi la lingua.
[L’ammutinamento del Bounty fu accolto da Lord G. G. Byron con entusiasmo, poiché la marina militare di allora era ineccipibilmente severa e qualcosa doveva cambiare. Tre sono le versioni cinematografiche sul tema: una con Clarke Gable, un’altra con Marlon Brando, una terza con Mel Gibson, ma pur evidenziando un aspetto romantico della vicenda, essendo ambientate in luogo esotico, esse peccano di non veridicità. Secondo gli Atti del processo che, secoli fa, si tenne in Gran Bretagna, si evince che William Bligh e Fletcher Christian avevano una relazione gay, cosa non rara tra uomini di mare, e che quest’ultimo aveva capeggiato l’ammutinamento perché indignato dalle vessazioni subite come passivo. Ci sarà mai una quarta versione filmica che rispetti la scomoda verità?].
È molto intelligente invece, si potrebbe vivere anche noi come lui nella natura “selvaggia”
I soldi rovinano la natura, l’uomo e il mondo.
La natura è tutto che è in noi