Dopo vent’anni di storia di birra artigianale italiana, è arrivata la prima legge che riconosce e definisce un prodotto fino a questo momento non regolamentato nei dettagli. È infatti di ieri, giovedì 18 febbraio, l’approvazione da parte della Camera dei Deputati di una normativa (non ci addentriamo nell’iter parlamentare e burocratico) che contiene il seguente passaggio.
«Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza e la cui produzione annua non superi i 200.000 ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di prodotto per conto terzi».
Le prime reazioni da parte di molti addetti ai lavori e appassionati però non sono state entusiaste. La legge infatti lascia maglie piuttosto larghe sia per le lavorazioni indicate (la microfiltrazione), sia per i quantitativi, perchè 200mila ettolitri sono una cifra decisamente elevata (ma su questo influisce una normativa europea che la Camera, evidentemente, non ha voluto toccare). Altro punto controverso è l’esclusione delle cosiddette beer firm da questa definizione, e stiamo parlando di un fenomeno che – piaccia o no – è diventato decisamente importante nell’ultimo biennio. Infine i parlamentari non hanno toccato l’argomento delle accise, forse quello più penalizzante per il mondo brassicolo in questo periodo. Nei prossimi giorni su Malto Gradimento approfondiremo queste tematiche. Intanto se volete, diteci che ne pensate.
Segui la pagina di MALTO GRADIMENTO su Facebook