Il matrimonio tra cioccolato e birra non è certamente una novità: sono tanti gli esempi di abbinamenti che si contano tra questi due mondi così gustosi e appassionanti. E lo stesso Teo Musso – uno dei grandi protagonisti di questo articolo – aveva già esplorato questo connubio collaborando già a fine anni ’90 (quando la sua Baladin era giovanissima) con artigiani piemontesi come Amedei, Gobino e Rizzati e in tempi più recenti con un marchio importante come Venchi.
Nessuno però, fino a questo momento, aveva inventato una “collana” di cioccolatini con gusti e profili sensoriali pensati appositamente per affiancare una serie di birre. E qui tornano in gioco Baladin e Teo Musso, visto che la parte brassicola di questa novità è proprio la sua.
Sul fronte cioccolato invece c’è un altro personaggio che merita un approfondimento: Simone Sabaini, veronese di origine, è emigrato in un angolo splendido di Sicilia per fondare la sua “Sabadì” e produrre cioccolato di Modica di alta qualità. Proprio una vacanza di Musso a casa di Sabaini, tre anni fa, ha fatto nascere questa idea che dopo parecchie prove ha dato vita alle “Kikke Baladin”, già in commercio da qualche tempo ma presentate ufficialmente ieri (mercoledì 28 gennaio) a Milano nella sede della scuola de “La Cucina Italiana”.
Le “Kikke” (nome, a nostro parere, non bellissimo) sono sei e il loro incartamento ha il colore della bottiglia che va ad accompagnare. E, trattandosi di un esperimento coraggioso, le birre scelte non sono quelle (le stout o simili) che generalmente vengono accostate al cacao.
La degustazione, cui Malto Gradimento ha partecipato, è così servita a guidarci tra i diversi abbinamenti a partire dalla Isaac accompagnata da un cioccolato con scorze di limone e mandarino provenienti da presidi Slow Food del Sud Italia. La Wayan di Baladin è invece stata accompagnata da cioccolato al pepe bianco e cardamomo, la “resinosa” ed esotica Nora da zenzero e caffé per quello che Sabaini ha considerato come l’affiancamento più difficile. Salendo di gradazione, per la Super è stato scelto un cioccolato prodotto con un particolare – e costoso – zucchero estratto dalla palma da cocco; lo zucchero di canna “muscovado” arricchisce invece la tavoletta abbinata alla Leon e infine è stato utilizzato il peperoncino accompagnato alla più alcoolica delle sei Baladin sul tavolo, la Elixir.
«Per realizzare i cioccolatini – hanno spiegato Musso e Sabaini – abbiamo analizzato il profilo sensoriale delle birre e pensato quali potessero essere gli aromi e i sapori adatti ad accompagnare ciascuna di esse».
Il risultato – lo garantiamo – è interessante. Certo, non si tratta di prodotti di largo consumo non solo per i prezzi (comunque abbordabili) quanto perché, a nostro avviso, abbinamenti simili non sono da “dopo pasto” (o merenda) quotidiano. L’esperimento però è intrigante e soprattutto è stato fatto con gusto, passione e grandi capacità, elementi che nella storia di Baladin e in quella, più giovane, di Sabadì non mancano di sicuro.
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Buongiorno,
ho letto l’articolo e lo trovo molto interessante l’abbinamento cioccolato-birre specialmente per ogni stile una prelibatezza da gustare!!! Sicuramente dei prodotti di nicchia di alta qualità proprio come lo è il mondo delle birre artigianali!!! Sempre un mondo da scoprire…..
Notizia interessante, occhio però a non fare di tutta l’erb… anzi, “di tutto il piemonte un fascio”!!
Gobino è di Torino ed anche l’azienda Venchi è piemontese, ma Amedei è Toscano (di Pontedera) mentre l’altrettanto eccellente artigiano Rizzati è di Ferrara.
Tanta approssimazione non giova al già confusionario mondo della birra artigianale italiana dove si fatica da tempo a distinguere tra vera eccellenza e fenomeni speculativi (tipo grande industria che si traveste da artigiano per cavalcare la moda).
Lo stesso Musso da Piozzo -uomo ecclettico ed dotato di indiscusso talento, sia birrario che imprenditoriale- da anni ormai si é trasformato da autentico pioniere nazionale a traghettatore verso la dimensione industriale della birra artigianale, tanto a mio avviso da permettere di coniare il neologismo di Birra “industrianale”
Buongiorno “Stesso”, mi scuso sull’imprecisione sui pasticceri (non ho controllato e sono rimasto a quanto erroneamente detto durante la presentazione… ma ripeto, errore mio!), però le garantisco non è questo il luogo in cui si parla con approssimazione di birra, e di birra artigianale (vero, se va a cercare in articoli molto vecchi può trovare imprecisioni, ma non ho voluto cancellarli ugualmente). Per cui la frase “tanta approssimazione”, mi spiace, ma non la accetto pur capendo la sua critica.
Per quanto riguarda Teo Musso, io credo che resti una figura affascinante e fondamentale per questo mondo, qualunque sia la direzione che ha preso con le sue aziende. Anche perchè, a mio parere (opinabile, per carità), dove sta scritto che una birra “industrianale” (neologismo orrendo…) sarebbe peggio della gran parte delle artigianali oggi in commercio? Grazie per l’attenzione, a presto!