«Birra artigianale, mondo affascinante». Parola di “Lady Cucina”

Panna975La Cucina Italiana” è dalla sua nascita – datata 1929 – rivista seria e rigorosa nel proporre ricette, notizie e approfondimenti verso ciò che si mangia e si beve sulle tavole del nostro Paese. E forse qualcuno si può stupire che, a capo di una pubblicazione dal taglio un po’ istituzionale, ci sia una direttrice under 40: Anna Prandoni. Originaria di Busto, cresciuta all’interno dello staff del mensile, Prandoni ha saputo dare un taglio più moderno e social alla rivista e a tutto il vasto mondo che le ruota intorno. L’abbiamo incontrata a Glocal, il festival di giornalismo organizzato da VareseNews, e l’abbiamo stuzzicata sull’argomento a noi più caro: la birra, ovviamente. Sulla quale Anna ha mostrato una buona padronanza, una certa passione e parecchio interesse.

Anna, come si pone una rivista storica come “La Cucina Italiana” nei confronti del mondo della birra?
«Da circa un anno abbiamo dedicato alla birra uno spazio specifico, nel quale presentiamo una selezione di prodotti da abbinare ad alcune delle ricette proposte dal giornale. Seguiamo la stessa strada utilizzata per il vino, anche se non per tutti i piatti che prepariamo. E poi ci piace dare spazio alle degustazioni, perché tra le finalità della nostra rivista c’è quella di insegnare ai lettori il modo corretto per assaporare piatti e, naturalmente, bevande».

Prandoni

Anna Prandoni (a sinistra) con la nostra Silvia Giovannini nel corso di un incontro a Glocal

Entriamo nello specifico: come giudica il movimento della birra artigianale italiana?
«Innanzitutto è super affascinante. Sta avendo una crescita impressionante ed è ricco di giovani di talento che sono stati capaci di cogliere la palla al balzo per mettere in mostra le proprie qualità».

A cosa è dovuta, secondo lei, la forte diffusione della birra in questi anni?
«Da una serie di fattori. Detto della bravura dei produttori artigianali, mi sembra di poter rimarcare anche la spinta che ha dato Assobirra sul piano della comunicazione. Abbiamo cominciato a uscire dagli stereotipi classici come il binomio pizza-e-birra o la bevuta dal collo della bottiglia e, con la diffusione a livello quantitativo si è anche estesa la cultura e la conoscenza della birra».

Cosa stappa Anna Prandoni quando ha voglia di bersi una birra?
«Confesso di essere viziata da una lunga frequentazione di Baladin: le birre di Teo Musso sono state le prime che ho conosciuto, a livello di prodotti artigianali, e restano tutt’ora nel mio cuore. Per il resto prediligo le birre scure, non amo per motivi nutrizionali l’accostamento con la pizza però mi piace molto scoprire gli abbinamenti con i vari piatti. E come gli appassionati sanno bene, in diversi casi la birra può sposarsi ancora meglio rispetto al vino nell’accompagnare i cibi».

Infine, qual è il personaggio del “pianeta birra” che più di tutti l’ha colpita?
«Senza dubbio Kuaska, Lorenzo Dabove. In redazione abbiamo una vera cucina con la quale si cimentano chef, esperti e altre personalità che invitiamo: la degustazione organizzata con lui è stata la più folle nella storia del nostro giornale. Kuaska ha scombinato le carte, ubriacato tutti in senso bonario… ci ha regalato la leggerezza che ci può essere nel degustare qualcosa in maniera gioiosa. È stata un’esperienza eccezionale».

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