Il mese di aprile, nel mondo del ciclismo, è consacrato alle cosiddette Classiche del Nord, le gare in linea che si corrono tra Francia, Belgio e Olanda tra le più seguite, storiche e seguite del mondo (solo le italiane Milano-Sanremo e Giro di Lombardia possono far loro concorrenza).
Nord della Francia, Belgio e Olanda, zone geografiche che hanno la medesima importanza anche in campo birrario, e non è un caso se spesso i nomi di corridori, di gare, di trofei e di birre si sono mescolati, incontrati, intrecciati. Addirittura, tra le gare di cui sopra, ce n’è una che prende il nome da una grande azienda birraria, la Amstel Gold Race, e che rappresenta il top dei top per il ciclismo olandese. La Amstel è una delle cosiddette “classiche delle Ardenne”, la prima del trittico che comprende anche Freccia-Vallone e soprattutto Liegi-Bastogne-Liegi e il suo protocollo prevede che al vincitore (quest’anno il danese Valgren) possa brindare sul podio con un bicchierone di birra.
La Amstel è stata per tanto tempo un tabù per i ciclisti italiani: nessuna vittoria nelle prime 30 edizioni. Poi, nella primavera del 1996, un corridore varesino, professione sprinter, si inventò un’azione tanto sorprendente quanto perfetta. Oggi Stefano Zanini, classe 1969, è ancora nel mondo del ciclismo come direttore sportivo dell’Astana (la squadra che ha vinto questa corsa, appunto con Valgren…) ma nel frattempo ha imparato ad amare sempre di più anche le birre: fu lui a consegnarci QUESTA chicca lo scorso anno, tocca a lui raccontare la sua passione per il Nord e le sue pregiate bottiglie.
QUEL GIORNO A MAASTRICHT
«Io nemmeno me lo ricordo il boccale per il primo arrivato di quel giorno, probabilmente non me lo diedero sul podio. Ma l’emozione era tanta e qualche particolare me lo sono perso». Stefano Zanini (Zazà o Maciste per i tifosi) quel giorno in maglia Gewiss fece un capolavoro. «Si correva ancora sul percorso vecchio: parte del tracciato era in Belgio, c’erano già i muri ma non c’era il temibile Cauberg prima dell’arrivo. Io ero rientrato sul secondo gruppetto ma a 15 chilometri dall’arrivo scattai per raggiungere il trio di testa, Missaglia, Sciandri e Peron. Poi, su uno strappo, sono partito d’istinto e li ho staccati così sono arrivato da solo all’arrivo di Maastricht: solo ai -2 chilometri, osservando da una collinetta gli inseguitori, ho realizzato che finalmente, quel giorno, anche io avevo vinto una grande classica, per di più in solitaria».
ZAZA’ E LA BIRRA
«Lo sport mi ha portato e mi porta spesso in Belgio e in quei paraggi, così volta dopo volta ho iniziato ad appassionarmi alle birre che vengono prodotte da quelle parti. Purtroppo gli impegni di lavoro mi impediscono di andare a cercare posti particolari o di visitare i birrifici: al massimo ti puoi spingere nei dintorni del tuo hotel. Però con gli anni ho conosciuto fidati “consiglieri” che mi segnalano qualche magazzino ben fornito e soprattutto mi informano sulle edizioni speciali delle birre dedicate al ciclismo. Per esempio ho appena recuperato una scatola (con due bicchieri) Amstel su cui sono stampati i nomi di tutti i vincitori, compreso il mio». Uno dei simboli della vicinanza tra birra e ciclismo è la Kwaremont, marca che prende il nome da una delle salite più famose (l’Oude – vecchio – Kwaremont appunto) del Giro delle Fiandre. «Sarà quel nome ma io adoro la birra – ride Zanini – e soprattutto il suo bicchiere: la base richiama il pavé (la pavimentazione tipica delle strade di campagna fiamminghe, famoso per la Parigi-Roubaix), sul gambo ha un ciclista stilizzato e sulla coppa ha il marchio con quel nome così legato al ciclismo».
In Belgio Stefano, quando può, fa rifornimento nel senso che nel baule della sua ammiraglia finisce una scorta notevole di bottiglie. «L’ultima che mi è piaciuta particolarmente? La Tripel Karmeliet».
LA BIRRA E I CORRIDORI
Ma una birra in mano a un corridore professionista come è giudicata? «Io dico che un bel bicchiere dopo l’arrivo ci sta bene – spiega Zanini – Chiaramente è meglio non andare oltre e non esagerare con la gradazione, ma al termine dello sforzo io credo che sia positiva, anche per la mente. Qualche mio collega non sarà d’accordo, magari quelli che puntano al podio delle grandi corse a tappe e quindi preferiscono evitare qualsiasi “tentazione”. Però, ripeto con molta moderazione io la accetto, anche perché in quel momento sei al top dal punto di vista fisico».
A proposito, l’intervista a Stefano Zanini è stata realizzata durante il suo viaggio di ritorno dal “Randonnée dell’Amstel”, pedalata in compagnia (con 27mila iscritti o giù di lì…) di 150 chilometri che anche quest’anno ha affiancato la gara per i professionisti. Zazà ha partecipato con un gruppo di amici e si è goduto il giusto abbraccio dei tanti tifosi che, lassù, ancora lo riconoscono e lo applaudono.
Segui la pagina di MALTO GRADIMENTO su Facebook
Una delle gare che, in assoluto, mi ha più emozionato, naturalmente perché a vincerla è stato Stefano Zanini. Ricordo perfettamente che all’ultimo chilometro ero in ginocchio davanti al televisore…