Troppo spesso, ancora oggi, la birra è trattata come una bevanda “di serie B” in certi ristoranti e locali, magari avvezzi al mondo del vino ma senza conoscenza specifica di malti e luppoli. Un problema che, si spera, verrà superato nel futuro prossimo e per questo motivo la formazione del personale è un passaggio assai importante.
In quest’ottica, forse, si può essere ottimisti visto che gli istituti alberghieri hanno iniziato a formare i propri studenti in modo più approfondito. O almeno questa è l’esperienza che si fa da queste parti, come ci racconta Stefano Baladda: Stefano – molti lettori di Malto Gradimento lo conoscono bene – è uno dei soci di Unibirra, quello più coinvolto nella attività di formazione e di divulgazione della cultura birraria, uno dei “compiti” che il locale di Calcinate del Pesca si è dato (raccogliendo l’esperienza della precedente “Università della Birra” diretta da Franco Re).
«Nei giorni scorsi ho pubblicato su Facebook una mia foto – quella in alto – scattata al “De Filippi” in occasione di una mia lezione e la cosa ha suscitato riscontri molto positivi da parte di tanti appassionati – racconta Baladda – Però questa attività nelle scuole alberghiere non è una novità, per fortuna: il “De Filippi” (che ha sede a Varese ndr) è solo uno degli istituti che da tempo ci chiedono raccontare il mondo della birra alle ragazze e ai ragazzi che frequentano i corsi. Fino a oggi gli incontri si erano tenuti direttamente all’Unibirra, in questo momento d’emergenza abbiamo preferito portare almeno la parte teorica in aula dopo che quelle di maggio erano ovviamente saltate».
Agli studenti – quelli varesini frequentano le classi terza e quarta – viene proposto un programma simile a quello utilizzato per i corsi di Unibirra aperti al pubblico. «Affrontiamo la storia della bevanda, le nozioni sulla produzione ma poi facciamo molta attenzione alla parte pratica: spillatura, temperature di servizio, gestione delle bottiglie per fare qualche esempio. Naturalmente poi parliamo delle diverse tipologie, spieghiamo la differenza tra alta e bassa fermentazione, parliamo di quella spontanea. E poi diamo spazio alla degustazione che riteniamo particolarmente importante, perché rivolta a una platea molto giovane e che quindi può essere formata fin dall’inizio. Hanno ovviamente poca esperienza alle spalle e sono davvero molto attenti alla materia. Teniamo presente – prosegue Baladda – che questo non è un corso obbligatorio ma ha sempre numeri di adesione molto alti. C’è voglia di conoscere meglio una bevanda che, spesso, viene presentata solo in modo generico».
Insomma, stando all’esperienza di Stefano si può essere ottimisti: «Oggi il mondo birrario è molto più ricco rispetto al passato e continua a evolversi, basta vedere lo spazio che ha saputo conquistare il movimento artigianale. Ci piace contribuire a creare una generazione di persone, che nel giro di pochi anni diverranno professionisti, capaci di portare la cultura della birra in ogni tipo di esercizio del settore ristorazione. E fa anche molto piacere riscontrare l’interesse da parte degli insegnanti: anche con loro si è creato un sodalizio reale, che può generare frutti importanti».
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