Visto che l’argomento si presta a battute facili, togliamoci fin dal titolo lo sfizio facendo il verso a un famoso filmato diffuso tempo fa da “Mai Dire Gol” (una gaffe di Gianni Giudici durante un’intervista al pilota Schiattarella) e poi iniziamo a fare sul serio. Parliamo dunque di IGA, ovvero di Italian Grape Ales, la prima categoria di birre di origine tricolore ammessa dal BJCP (Beer Judge Certification Program) grazie soprattutto all’opera di Gianriccardo Corbo.
La particolarità delle IGA, lo si deduce dal nome stesso, è quella di aggiungere agli ingredienti necessari per produrre la birra anche l’uva, e ci fermiamo a dire così perché, lo vedremo tra poco, gli utilizzi di quest’ultima sono davvero molteplici e soprattutto non sono stati (ancora ?) codificati dal BJCP stesso. E forse non lo saranno nemmeno in futuro.
Il nostro breve viaggio nel nuovo mondo delle IGA è avvenuto al recente Beer Attraction di Rimini dove abbiamo chiacchierato con alcuni produttori che si sono lanciati – chi da tempo, chi da meno – nel produrre birre di questa tipologia, che ha da anni alcuni grandi interpreti come il birrificio sardo Barley di Nicola Perra (la sua linea “BB” va assolutamente provata anche dai profani) o il piemontese Loverbeer di Valter Loverier.
Tra gli stand di Rimini una puntata d’obbligo alla ricerca delle IGA è nello spazio gestito da Birra del Borgo, uno dei massimi produttori artigianali italiani che ha sede a Borgorose in provincia di Rieti. Tra le tante birre create da Leonardo di Vincenzo e dal suo staff c’è anche “L’Equilibrista”, ovvero la IGA che ha vinto nella sua categoria il concorso “Birra dell’anno 2016” con proclamazione proprio durante Beer Attraction. «L’Equilibrista è un blend al 50% di mosto da uve di sangiovese della Tenuta di Bibbiano e dal 50% di mosto di Duchessa, una delle nostre birre storiche che utilizziamo come base per tutti gli “esperimenti”, viste le sue qualità che permettono di accentuare le caratteristiche degli altri ingredienti» ci racconta Fabio Gentile, responsabile marketing di “Borgo”. La miscela di mosti non viene inoculata con altri lieviti (la fermentazione è affidata quindi a quelli già presenti) ma poi l’Equilibrista viene sottoposta a quei processi di lavorazione tipici dello champagne come il remuage e il dégorgement. «Da parte nostra siamo felici dell’ingresso delle IGA nelle linee guida del BJCP – spiega Gentile a nome dell’azienda – anche perché L’Equilibrista è proprio una delle birre prese come riferimento nella codificazione della categoria». A Borgorose si produce anche una seconda IGA, la Caos, dove il vitigno utilizzato è il malvasia. «Queste birre hanno mercato interessante negli USA – conclude Fabio – dove le sperimentazioni legate alla birra continuano a piacere. Per l’Italia ci rivolgiamo principalmente al settore della ristorazione di alta fascia commercializzando bottiglie da 750 cl tipiche degli spumanti. Ma abbiamo anche il formato da 375 che usiamo pure per le fermentazioni spontanee».
Birra dell’anno 2016 ha premiato, alle spalle dell’Equilibrista, anche la “Limes“ e cioè la IGA prodotta da un altro birrificio di sicuro affidamento, il Brùton di Lucca. Anche nel caso della Limes il processo prevede una miscela di due mosti; quello d’uva in particolare pesa per il 25% sul totale del blend ed è di vermentino in purezza proveniente dalla Fattoria di Magliano in Maremma, tenuta di proprietà di uno dei soci di Brùton. «Il risultato della nostra lavorazione è una birra particolare, dove le note minerali sono ben evidenti per via di un’uva coltivata vicino al mare» spiega Alessio, responsabile del reparto confezionamento di Brùton. Anche per la Limes i tempi di realizzazione sono piuttosto lunghi: «Quella denominata “Vendemmia 2015” per tutt’ora in maturazione, un processo che in questo caso dura almeno sei mesi».
Dopo la visita a due birrifici molto noti e che hanno alle spalle diversi anni di esperienza, il nostro breve “IGA Tour” (e giù di allusioni…) si conclude con un produttore più giovane ma già votato allo stile che prevede l’uso di uva. Parliamo del Birrificio Aurelio di Ladispoli, interessante perché realizza due IGA decisamente diverse tra loro, la “Filo rosso” e la “Filo bianco”. «Nella nostra zona hanno sede diverse cantine blasonate; riteniamo che la fondazione del nostro birrificio abbia arricchito questo panorama e ci sembrava giusto lavorare anche a birre che abbracciano il mondo del vino» racconta Valerio Fratoni di Aurelio. Qui la libertà concessa dalla categoria è sfruttata a pieno: «La Filo rosso è una miscela di birra e vino syrah molto giovani che viene affinata in barriques di rovere che avevano già ospitato vino. Invece la Filo bianco nasce da due mosti, di birra e vino che in questo caso è una malvasia puntinata autoctona del Lazio. La fermentazione è affidata a un lievito da birra mentre l’affinamento dura circa un mese».
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