Intervista a Diodato in gara al Festival di Sanremo 2014

Diodato al Festival di Sanremo 2014L’annuncio della sua partecipazione al Festival di Sanremo è arrivata per fax. Un foglio alla casa discografica che annunciava la sua partecipazionealle 64esima edizione del festival della musica italiana. Una bella occasione per Diodato, il ragazzo cresciuto artisticamente a Roma, che recentemente ha fatto scoprire la sua voce nel film “Anni felici” di Daniele Lucchetti. E’ sua infatti, la rivisitazione della canzone “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De Andrè che ha conquistato prima il regista e poi i critici musicali.
Trentadue anni, la scorsa primavera ha debuttato con il disco “E forse sono pazzo” che l’ha portato a vincere il premio Deezer come miglior artista dell’anno. Voce intensa, che per alcuni tratti ricorda quella di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Diodato si racconta con molta semplicità e arriva a questa 64 esima edizione con il brano “Babilionia”(qui per ascoltarlo). «E’ un brano che racconta delle piccole e grandi difficoltà di tutti i giorni, difficoltà che arte, musica o amore possono aiutare a superare. E’ un brano che parte da una considerazione personale per arrivare ad una condizione universale. In tanti mi hanno scritto di sentirla come una canzone molto vicina e credo che questa sia la magia della musica»

Come è arrivato questo annuncio della tua partecipazione al Festival?
«Ero in treno, stavo tornando da un live a Torino e il mio telefonino ha iniziato ad impazzire. Avevo già provato a partecipare ma è la prima volta che ci provo seriamente ed è andata bene. Dopo il disco e la scelta di Lucchetti di utilizzare il brano rivisitato di De Andrè mi sembrava il momento giusto di partecipare. Sentivo che era un festival che aveva voglia di dare spazio a nuove realtà, anche con un percorso già avviato»

Cosa significa per te questa partecipazione?
«La vedo come un bene per me e per tutti coloro che mi hanno sostenuto anche in momenti meno felici. E’ un riconoscimento al lavoro fatto fino ad oggi ed è una grande opportunità. Credo sia una bella occasione per ampliare il pubblico e farsi conoscere e spero che mi porti a girare il più possibile con i miei concerti»

La tua voce, al primo impatto ricorda quella di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro…
«Lo conosco e lo stimo molto ma credo che sia una cosa che arriva al primo ascolto. Abbiamo  un approccio diverso della voce, io sono più delicato e più morbido. La similitude forse è data da influenze e ascolti comuni…»

Quali sono le tue influenze musicali?
«Ho cominciato ascoltando la musica anglosassone e per anni ho avuto come sveglia The Wall dei Pink Floyd. Col passare del tempo, con la maturità, ho cominciato ad apprezzare cose diverse. Mi sento profondamente italiano e amo particolarmente la musica anni ’60, artisti come De Andrè, Tenco, Modugno e anche Mina. Non mi sento di appartenere alla scuola dei cantautori per l’approccio che ho con la scrittura, il mio modo di scrivere è un flusso di coscienza scrivo quello che sento»

Come nasce il tuo ultimo disco “E forse son pazzo”?
«E’ un disco etereogeneo che contiene i miei ultimi vent’anni. Tra i brani c’è un legame che è nato in modo naturale. Ci ho messo molto tempo ha pubblicare il mio primo album ma alla fine credo che sia uscito il lavoro che volevo»

Oltre alla musica, la tua passione è il cinema tanto che hai studiato al Dams di Roma. Pensi ad una carriera anche in questo settore?
«Se parliamo di interazione tra musica e cinema sì ma se si parla di un ruolo come regista e attore ci dovrei pensare di più. Al momento sono concentrato sulla musica, magari quando sarò più vecchio vedrò…».

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