PRONTI, PARTENZA, VIA… IL VIAGGIO (parte terza)

Ed eccoci qui pronti a risalire in macchina e quasi arrivati alla nostra meta, il Lago Turkana.

Simone dopo essere ripartiti ci ha detto che mancano circa 90 km, e confronto a tutti quelli che avevamo percorso nelle ultime ore e settimane ci sembravano secondi. Il tramonto stava piano piano salutando tutto ciò che ci circondava, posando sulla natura il suo mantello dagli accesi e caldi colori.

Anche l’ambiente intorno a noi stava cambiando, la savana aveva ripreso possesso della terra ma lasciava intravedere alcuni sassi che proseguendo si sarebbero impadroniti del suolo trasformandolo di nuovo in deserto.

Devo ammettere che a questo punto del viaggio anche la stanchezza fisica iniziava a farsi sentire, in macchina per qualche tempo ha regnato il silenzio, tutti eravamo concentrati a scrutare l’orizzonte per vedere se per caso si intravedeva il lago… ma niente!

Ad un certo punto Simo, quasi volesse farci fare un gioco, ci ha chiesto di contare dei piccoli ponticelli che ogni tanto apparivano sulla strada, dovevamo arrivare a 6! Per cui con gli occhi sbarrati abbiamo iniziato il conteggio e nel contempo ogni tre per due io e Gabri scattavamo foto, sembrava che non volessimo perdere neanche il più piccolo dettaglio dello spettacolo che ci circondava. I tramonti sono sempre affascinanti e pieni di meraviglia da parte di chi guarda.

Dopo essere arrivati a 6, abbiamo superato alcune curve ed una collinetta e ciò che apparso ai nostri occhi era paragonabile ad un miraggio…

Ecco finalmente il lago Turkana, in tutta la sua magnificenza, con indosso il suo abito migliore… eravamo arrivati e non esisteva momento più armonioso e confacente per osservalo… sono stati attimi di pura magia, dove regnava solo l’incantesimo che a generato quel paradiso, il The end perfetto di una favola, che ti fa dimenticare tutto quello che hai dovuto sopportare per vederlo, facendoti comprendere che era un meritato ed equo prezzo da pagare.

A questo punto pensavano d’essere arrivati  anche in Missione e invece no! Diciamo che non è proprio vicino il villaggio dello Loyangalani,  durante questi ultimi km il caldo era al limite della sopportazione, la strada era composta al 99% da sassi e l’altro 1% da sassolini per cui il terreno era paragonabile a carboni ardenti. Il buio era ormai padrone del cielo, ogni tanto incontravamo dei pescatori che facevano ritorno alle loro capanne, per il resto l’unica presenza e rumore era provocato dalla macchina. Ci siamo fermati alcuni istanti per esigenze fisiche, Simo e Gabri sono scesi dalla Land Rover mentre io e gli altri siamo rimasti comodamente seduti… ma qualcosa ha disturbato la quiete del luogo e del momento… Io!!! All’ improvviso ho sentito delle zampe sulla mia mano che pochi secondi dopo si erano spostate sul mio collo… non immaginate neanche l’acrobazia che ho fatto, perché con un balzo mi sono ritrovata con i piedi per terra, sono sgusciata fuori dal mio sedile senza sfiorare o rompere i tubi ma cosa più importante senza calpestare i pannelli solari. Una volta a terra tremavo come una foglia e continuavo a chiedere agli altri di controllarmi la schiena per vedere se c’era qualcosa, ma niente… Può sembrare una reazione ridicola e dopo aver saputo cos’era lo è stata, ma il tutto è nato dal pensiero che fosse un ragno molto comune in Kenya, ha 6 zampe, è molto grosso e vola, e io di certo non sono una che rimane ferma alla presenza di quell’insetto. Alla fine cercando in macchina abbiamo scoperto la bestiola, era appoggiata al finestrino e sembrava una specie di libellula/farfalla gigante, con 6 zampe, un corpo allungato, un robusto torace con sfumature di rosa e bianco e 4 ali, ho cercato qualche immagine ma non sono riuscita a trovarle, prima o poi conoscerò il nome, perché quelli che mi avevano detto non erano corretti.

Dopo l’avventura siamo ripartiti e circa 30 minuti dopo eravamo nell’oasi dello Loyangalani, non si vedeva niente a parte qualche luce nelle case. Scesi dal nostro mezzo di trasporto padre Andrew ci ha accolto e ci ha fatto accomodare a tavola.

Un buon piatto di riso e pesce e per finire una gustosa fetta di anguria. 

Terminata la cena ci siamo diretti alle camere, e per raggiungerle abbiamo attraversato ovviamente al buio una specie di boschetto. Le stanze  erano all’incirca tutte e tre uguali tranne la nostra che non aveva il lavandino.

(quella della foto sotto riportata è di Gabriele)

Dopo aver posato i bagagli, ci siamo catapultati nella piscina della missione, può sembrare strano trovare una piscina in un luogo come questo ma non c’è nulla di sprecato, perché l’acqua arriva da una fonte termale e viene sempre riciclata e poi ha una temperatura talmente alta che non potrebbe essere utilizzata meglio, è terapeutica. Finito il bagnetto siamo andati in bagno e lì abbiamo fatto il primo incontro con uno scorpione. Era nel lavandino e in un nano secondo è scomparso nello scarico. Che bella visione prima di coricarsi! Eravamo esausti, nemmeno quell’insetto poteva recarci spavento, così siamo andati a letto! Il risveglio è stato divertente, i nostri visi erano lo specchio della nottata, che lasciavano intravedere chi aveva dormito bene e chi meno! Naturalmente i due piccoli del gruppo, io e Simo abbiamo riposato alla grande, perché i letti erano realizzati per persone di media altezza e Tony e Gabri avevano qualche svantaggio, Tony in modo particolare!

Ma ciò che colpiva allo sguardo era quello che ci attorniava, tutto verde! Uno spettacolo unico, eravamo all’interno di un’oasi, che per quanto verde è impossibile da coltivare perché la terra non assorbe l’acqua e se lo fa diventa fango, solo alcune specie di piante riescono a crescere come ad esempio le palme.

Motivati e carichi abbiamo iniziato sin dal primo giorno con la realizzazione in loco del progetto, la prima cosa che abbiamo fatto è stata la saldatura della struttura preparata ad Isiolo, così Simone munito dei miei occhiali e di una maschera che premurosamente gli avevo costruito con del cartone, ha iniziato a saldare.

Il secondo passo è stata l’installazione dei tubi che fortunatamente il cognato di Simone aveva precedentemente forato.

Lavorare era massacrante perché il caldo non dava tregua, soprattutto i primi giorni, per cui spesso e volentieri il tutto era tamponato da un tuffo in piscina e un caffè, ogni giorno se ne beveva almeno mezzo litro a testa! Ma era necessario per continuare, non poteva vincere il caldo, così continuavamo nell’opera, c’era chi coraggiosamente bucava i contenitori delle pompe e i bicchieri, e questo merito va tutto a Erunye e Tony “cognato”, perché accendere il fuoco allo Loyangalani è una bella sfida contro il caldo, e continuare a bucare plastica per circa due o tre ore è davvero eroico, c’era poi chi preparava le prime nursery e chi incollava i tubi di drenaggio dell’acqua.

Superate le ore più calde, il gruppo si è spostato per andare a pescare, la nostra destinazione sarebbe stata il museo dello Loyangalani. Un edificio la cui utilità in tutta sincerità non l’ho capita. E’ una struttura molto ben compiuta, perché è stata edificata sull’alto di una collina e la balconata che si affaccia sul lago è da lasciare senza fiato, ma anche senza di esso sarebbe stato bellissimo perché è il paesaggio a farla da padrone e a rendere il luogo incantato.

Dopo aver lasciato i pescatori Tony e Simo, ho fatto un giretto e ho pensato bene di giocare con i sassi, ne ho lanciato uno e questo mi è rimbalzato come un proiettile sullo zigomo. Dopo aver realizzato il colpo sono andata da Tony e con la faccia insanguinata gli ho detto che andavo in macchina, così almeno non avrei fatto altri danni. Dopo aver medicato il taglio con un’arancia che avevamo dimenticato in macchina e dopo aver rimosso le schegge del sasso, mi sono accorta che fortunatamente non era così profondo. Una cosa è certa, ogni volta che mi guarderò il viso, quella cicatrice mi ricorderà di questo splendido viaggio. Evito di mettere la foto perché non è proprio bella.

Quando mi sono ripresa dalla botta ho lasciato che il sole si lasciasse catturare dal mio obbiettivo.

Vi lascio con questa immagine perché più di mille parole può far comprendere l’estasi del mio stato d’animo in quel momento.

Il viaggio non termina qui, nei prossimi articoli dedicheremo spazio al progetto e alle nostre avventure quotidiane.

 Buona domenica a tutti!!!!!!!!!!!!!!

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