I bronzi sempre superstar

Se ne stanno lì, distesi, sempre con gli occhi piantati addosso. Ogni tanto si fanno un breve viaggietto, e ridendo e scherzando sono passati 38 anni esatti da quando i due bronzi sono stati ritrovati nel mare a Riace.
I due guerrieri sono l’immagine perfetta della Calabria: forti fuori e fragilissimi all’interno. Una delle tante contraddizioni di questa straordinaria terra.
I bronzi sono un grande valore per Reggio e per tutto il territorio circostante.

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Le ragazze di Marinella

Marinella è solo una frazione di Bagnara calabra, ma lì le ragazze hanno qualcosa di speciale. Sono più belle. La leggenda racconta che oltre che belle erano anche coraggiose. Prendevano il traghetto a Villa San Giovanni per andare a Messina a comprare il sale per poi rivenderlo di contrabbando in Calabria. Lo nascondevano sotto le gonne ampie e lunghe. Si portavano a casa pacchi interi sfidando a guardia di finanza che ogni tanto ne beccava qualcuna. «Qui le donne sono sempre state operose e grandi lavoratrici. Ancora oggi vanno loro a vendere per strada frutta e verdura». Il professore, che preferisce restare “misterioso” è nato a Reggio Calabria e finita l’Università, come tanti, ha cercato fortuna al Nord, ma l’amore per la propria terra non passa mai. E così ogni estate torna e gli piace conoscere sempre nuove storie.

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Capo Vaticano il mare più bello

capo vaticanoStavo andando a cercare la casa di Giuseppe Berto verso il faro a Capo Vaticano. Proprio dietro la sua villa un’indicazione classica: belvedere. Sempre con la fretta addosso l’ho saltata pensando tra me e me “sarà il solito mare”.  Faccio 200 metri e ci ripenso, torno indietro e… mamma mia.
Uno spettacolo incredibile. Non me ne vogliano gli amici delle Cinque terre e il fantastico sindaco pescatore di Acciaroli, ma a Capo Vaticano è un’altra storia.
Il mare più bello che abbia visto finora.

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Sicuro che il bagnino è rumeno?

Alle nove in spiaggia si lavora già. I ragazzi dell’animazione non danno tregua. «Buongiorno a tutti. Passata bene la nottata? Stamattina ci sono 30 gradi, umidità al 42%, velocità del vento 11 km/h. Il proverbio del giorno è “adduvi ti pari ca mangi e n’bivi resti dijuni”. Capito?». Il giovane animatore prova a fare una sbilenca traduzione in inglese perché in spiaggia a quell’ora ci sono solo stranieri.
«Se la prende con i furbi. Con quelli che pensano di poter fare chissà cosa e invece restano senza niente».
A gestire l’animazione a Torre Marino è un’agenzia di giovani. All’inizio della stagione cercavano anche un bagnino. Andrei ha visto l’annuncio su Internet, ha mandato un’email e lo hanno subito preso. È rumeno, ma parla correttamente il napoletano, tanto che “don Pietro” nemmeno lo sapeva che non era italiano.
«Vivo a Castellammare di Stabia da dodici anni e studio Scienze politiche all’Università di Salerno. Questo è il primo anno che vengo in Calabria, perché di solito in estate trovo lavoro vicino casa come bagnino o cameriere».
Andrei guadagna 900 euro al mese e ha vitto e alloggio nel villaggio. «Siamo al Sud e si prende meno, ma per adesso va bene. Finito di studiare mi piacerebbe lavorare nella pubblica amministrazione, così sono sicuro per sempre».

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Totti l’ha fatto a Tropea

La cipolla rossa è un simbolo per l’intera zona, e tanto per cambiare, i vari paesi litigano per chi ha il prodotto più autentico. Appena si lascia la Tirrena, iniziano i baracchini pieni di cipolle rosse. Queste vengono legate e intrecciate diventando così anche un elemento decorativo. Per le stradine di Tropea si contendono il primato con i mazzi di peperoncino rosso.
E a proposito di peperoncino sono scoppiato a ridere pensando alla fatica che fanno gli esperti di marketing, quando bastano due frasi giuste, come quelle della pizzeria dove stavo mangiando.
«Ao’, Giusè, hai sentito che er pupone gl’ha dato qui a Tropea la prima vorta? Chissà se era nella stessa spiaggia nostra?»
«Ma chi t’ha detto sta stronzata?» gli risponde lui con la gentilezza tipica degli anglosassoni.
«Te pare che non me devi sempre risponne così. Io te dico na cosa interessante e tu me tratti come na scema. L’ho sentito alla radio. L’ha confessato lui. L’ha fatto co na tale Simona. Figurete che c’aveva 12 anni, ma nun c’ha capito n’cazzo». «E che te devi aspettà da sto burino».
Il centro storico di Tropea è un piccolo gioiello caratterizzato per i prodotti tipici. I due, e non solo loro, staranno ancora cercando la spiaggia dove Totti avrebbe fatto sesso per la prima volta. Per le cipolle c’è tempo.

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Vibo Valentia diventa maggiorenne

La provincia è stata istituita nel 1992. Fu una lunga battaglia del senatore democristiano Antonino Murmura. Sui ponti della statale, dopo oltre trent’anni (chissà che vernice usavano), si legge ancora “Al Senato vota Dc e Murmura”. Lo sforzo dei suoi fan è stato più volte premiato, dato che venne eletto per ben sette legislature dal ’68 al ’94.
Il senatore non ce ne voglia, andava citato, ma la sua terra è famosa per altro.
Un mare stupendo e una gastronomia da leccarsi i baffi, che ne fa di Tropea una delle mete turistiche più ambite in Italia.

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Giuseppe Berto riposa nella Costa degli dei

Il profumo del mare arriva forte nel piccolo cimitero di San Nicolò vicino a Ricadi. Giuseppe Berto è sepolto lì, con una tomba semplicissima, sotto un cipresso. Per copertura solo gerani e piante e l’edera fa da ornamento sul muro. Una lapide di legno con inciso solo il suo nome e le date di nascita e morte. Ha scelto di restare per sempre lì, dopo aver vissuto gli ultimi anni della sua vita a Capo Vaticano. Lo scrittore aveva acquistato un terreno e ci aveva costruito una villa che divenne il suo rifugio. Ne racconta in diversi passaggi del Male oscuro. “L’isola degli aranci sta dall’altra parte celeste e gialla e un poco verde nella sua breve lontananza, e in mezzo c’è un piccolo tratto di mare proprio piccolo ma non ho il coraggio di passarlo, padre non ho coraggio, e del resto non tutti coloro che volevano la terra promessa poterono giungervi, non tutti furono degni della sua stabile perfezione, e così verso sera cerco un posto da dove si possa guardare la Sicilia, di notte l’altra costa è una lunghissima distesa di lampadine con segnali rossi e bianchi (…) ecco qui mi costruirò con le mie mani un rifugio di pietre e penso che in conclusione questo potrebbe andar bene come luogo della mia vita e della mia morte”.

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Maratea è la nostra Rio

cristo redentore marateaUna volta a Maratea non si può non andare a vedere il Cristo redentore. Incappo subito nella classica scenetta all’italiana.
«Si tutti ierunu ngoppa, tu a chistora ancora erisi indì giruni». Mauro è addetto al parcheggio da dove si può salire al Cristo redentore. Dopo un po’ che discute con un tizio che non vuole pagare, perde la pazienza.
«Perché non potrei salire con la macchina? E dove sta scritto che è vietato? Se non mettete i cartelli io vado dove mi pare». Il tipo scende minaccioso dalla sua auto. Dentro sono rimasti due ragazzini che strillano e la madre che prova a farli star zitti.
Mauro gli indica il divieto di accesso e gli spiega che “se tutti salissero su, a quest’ora lui sarebbe in coda sui tornanti”, perciò conviene anche a lui parcheggiare lì e proseguire con il bus navetta.
Il tipo non me vuole sapere di tirar fuori quattro euro, gira e se ne va.
«Nei mesi di luglio e agosto, – mi racconta Mauro – quando l’accesso alle macchine è chiuso, noi gestiamo il parcheggio e i trasferimenti fino alla chiesa. Ci sono giorni che salgono anche quattromila persone».
Il Cristo redentore, oltre alle ragioni di fede, è diventato uno degli elementi forti di attrattiva turistica per Maratea. I servizi sono affidati a una cooperativa di giovani che d’estate svolgono questo lavoro e di inverno gestiscono gli scuolabus.
La statua è imponente. Alta ventidue metri, con una apertura delle braccia di diciannove, spicca in alto sulla montagna del rione San Biagio, e la si vede anche dal mare. Di notte è illuminata e si può salire fino a mezzanotte.
Il Cristo redentore per grandezza è secondo solo a quello di Rio de Janeiro in Brasile. Per arrivare in cima hanno costruito delle rampe di accesso sospese nel vuoto. Una volta lassù, la vista non ha uguali, e si capisce come Maratea sia terra di mare e di montagna.

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L’incanto di Maratea

marateaLa strada che porta a Maratea da Sapri non te l’aspetti. Dopo chilometri di costiera sorrentina e amalfitana pensavo di aver visto tutta la bellezza possibile del mar Tirreno. Sbagliavo. La discesa verso Maratea incanta per un’acqua blu, verde, limpida, di cui si vede il fondale da decine di metri di altezza. È un mare inaccessibile tranne alcune piccole calette, dove per scendere occorre però scarpinare per bene.
Nel mio giro in vespa Maratea è l’unica tappa prevista in Basilicata. Resto incantato anche dal centro storico, chiamato “il paese delle 44 chiese”. In questi anni c’è stato molto fermento e il borgo si è rivitalizzato. La via centrale, la piazza, i vicoletti sono una bomboniera. C’è stata un’integrazione tra i negozi, le attività storiche e le nuove. In piazza, orgoglioso del suo lavoro, c’è un vecchio barbiere con la sua bottega ancora di un tempo. Sono le ventitre e lavora ancora, quasi fosse un’artista che rappresenta il proprio paese. C’è molta cura e si stanno recuperando sempre più pezzi del centro storico. Tutto chiuso al traffico, è un piacere vedere i bambini poter correre e giocare sereni.

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Un occhio alle stelle e uno alla sua terra

salvatore furiaSalvatore Furia è stato un simbolo della Varese degli ultimi decenni. Mite e passionale, rigoroso e determinato. Ha vissuto in una terra di confini sapendoli rispettare ma anche superare altrimenti l’osservatorio e la cittadella della scienza del Campo dei fiori non esisterebbero. Il suo merito maggiore è quello di aver creduto fermamente nella ricerca e divulgazione scientifica partendo dalle persone. È un piacere ricordarlo in mezzo alle scolaresche a spiegare e raccontare storie. Aveva una passione per quello che faceva e la sapeva trasmettere. Lascia un patrimonio immenso. Da uomo del sud quale era, sapeva costruire relazioni facendo gruppo. La sua attività, senza di lui sarà un po’ più povera, ma proseguirà in modo egregio perché la Cittadella è gestita da un gruppo che ama il proprio lavoro.
A lui, ai suoi cari, ai suoi collaboratori il nostro cordoglio.

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