Dal 9 aprile scorso la fecondazione eterologa non è più considerata vietata. La legge 40, infatti, è stata dichiarata incostituzionale. La possibilità di ricevere gameti da individui diversi dal partner è quindi possibile anche negli ospedali italiani. Le Regioni hanno adottato delle linee guida e regolamenti per aprire alla nuova possibilità che risponde al desiderio di genitorialità di coppie senza alternative.
Nonostante le polemiche sollevate sulle particolari indicazioni adottate dalla Regione Lombardia ( il costo del ticket è tra i più alti in Italia tra i 1500 e i 4000 euro a seconda della pratica), anche gli ospedali del nostro territorio si stanno dotando di percorsi mirati per effettuare l’inseminazione eterologa: « Come ospedale e centro di secondo livello noi siamo pronti – spiega il responsabile, dottor Roberto Puricelli – stiamo solo definendo i percorsi da offrire ai donatori che devono sottoporsi a esami, controlli e terapie particolari».
All’ambulatorio dell’infertilità e Centro sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) dell’ospedale Del Ponte a Varese si è già presentato un potenziale donatore: « È indubbio che ci aspettiamo una maggiore risposta da parte dei maschi perché la donazione prevede unicamente esami e test per accertarsi che siano sani – spiega il primario – Molto più complicata è la procedura per la donna che deve sottoporsi, oltre ai controlli sullo stato di salute, a terapia ormonale e deve rimanere un giorno ricoverata per permettere il piccolo intervento chirurgico di prelievo. Nonostante sia lieve, è pur sempre un’operazione. Comunque sia, noi stiamo predisponendo le linee guida e i percorsi da proporre a donatori maschili e femminili e contiamo di poter partire dal prossimo anno, appena saranno definiti dalla Regione i protocolli».
La richiesta è già elevata: « Abbiamo molte domande e ci stiamo orientando sulla conservazione di ovociti prelevati da donne che effettuano il prelievo per la propria fecondazione. Queste donne si sottopongono al prelievo e alla conservazione per poter avere l’inseminazione: se avremo la loro autorizzazione, gli ovociti che non verranno impiantati potranno rimanere a disposizione di altre donne. In Italia la donazione è gratuita, contrariamente all’estero dove è a pagamento, per questo motivo riteniamo che donne giovani non siano molto motivate al gesto».
Nell’ambulatorio del Del Ponte, quest’anno hanno ricevuto assistenza 300 nuovi pazienti, mentre sono state 479 le procedure omologhe di cui 67 andate a buon fine con la gravidanza: una percentuale del 30%, in linea con i dati nazionali. Altro è il caso della procedura di primo livello dove le percentuali scendono al 10-12%: « È chiaro che in queste situazioni conta moltissimo l’età materna: più si è giovani, più sono elevate le possibilità della buona riuscita dell’inseminazione. Noi abbiamo un limite temporale di 43 anni oltre i quali la donna deve sostenere tutte le spese mediche e farmaceutiche».
Per far fronte alla quantità di lavoro costantemente in crescita,l’ambulatorio è stato potenziato: attualmente lavorano due biologi, i dottori Basso e Mazzagatti e le ginecologhe Scandroglio, Zaffaroni e Monti.