Archivio mensile:novembre 2013
La paura del parto
Chi ha paura della maternità? Le preoccupazioni di una donna verso la nascita di un figlio sono molto diffuse. Quando si è giovani si pensa al dolore, quando si avvicina al parto si teme che qualcosa vada storto, al momento dell’espulsione si controlla affannosamente che tutto sia “a posto”
«Nella società moderna, sembra che livelli elevati di ansia e un vissuto del parto come evento minaccioso siano diventati quasi epidemici – commenta il professor Fabio Ghezzi primario della clinica ginecologica e ostetrica del Del Ponte – Quando la paura di partorire supera la soglia “fisiologica”, perde la sua connotazione adattativa e diviene una reazione controproducente e spropositata che impedisce di vivere serenamente l’attesa».
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La dieta in gravidanza: quanto e cosa mangiare
Durante la gravidanza ogni futura madre deve nutrirsi in modo tale da mantenere se stessa in buona salute e consentire, nel contempo, ai tessuti fetali di formarsi e svilupparsi nella maniera migliore. L’alimentazione corretta rappresenta uno dei presupposti fondamentali per la normale evoluzione sia della gravidanza sia dell’accrescimento del feto: quantità e qualità del cibo e delle bevande vanno scrupolosamente controllate. Ne parliamo con la dottoressa Marilena Battaglia, dietista dell’azienda ospedaliera di Varese.
«L’alimentazione in gravidanza non deve discostarsi molto da quella che dovrebbe essere seguita in ogni altro periodo della vita – spiega la dottoressa Battaglia – con la differenza che l’apporto calorico deve essere più alto e che alcuni nutrienti particolari devono sempre essere presenti. La dieta è molto importante per la fisiologica evoluzione della gravidanza, del parto e del puerperio. Quindi è bene assumere una corretta quantità di calorie e fare una scelta qualitativa degli alimenti».
Il piccolo nasce: chi lo accoglie?
In sala parto si conclude la vita “intrauterina” di un bambino. Il suo arrivo può avvenire nei modi che meglio rispondono alle richieste della madre. In sala parto, oltre alla donna e al suo compagno, ci sono le ostetriche, le infermiere e le puericultrici pronte a prendere il piccolo e a posizionarlo sul petto della madre per il “bonding”.
Il bonding è una pratica introdotta all’ospedale Del Ponte di Varese da un paio d’anni anche se vanta una lunga tradizione. Il piccolo, appena espulso, viene appoggiato sul petto della madre e coperto con un lenzuolino. Questa posizione serve al neonato per ritrovare il suo equilibrio, messo in discussione dall’arrivo in un mondo pieno di luci e suoni amplificati. Il contatto dura circa due ore, in cui il neonato si avvicina anche al seno della madre per iniziare la suzione. È una fase di rilassamento per il piccolo ma anche per la madre che rimane coinvolta da questo rapporto speciale, mentre si completa la fase del parto con l’espulsione della placenta e l’eventuale ricucitura dei tessuti rimasti danneggiati dall’uscita. La pratica del bonding viene proposta in caso di parto fisiologico e quando non intervengono complicanze.
Il neonatologo in sala parto
La nascita di un bimbo è, spesso, una questione tra madre e ostetrica. In sala parto si cerca di mettere a proprio agio la donna, accompagnata dal compagno, di creare un ambiente sereno e accogliente. In alcuni casi, la stessa sala si anima di altri professionisti, che intervengono per gestire qualche imprevisto. Così si deve considerare la presenza del neonatologo: « Il nostro intervento non è contemplato – spiega la dottoressa Angela Bossi responsabile clinico del nido, della neonatologia e della terapia intensiva neonatale all’ospedale Del Ponte di Varese – ma siamo chiamati sempre in caso di taglio cesareo oppure se il neonato evidenziava già una malformazione in età prenatale. Parliamo di problemi renali, per esempio, o se la mamma ha assunto farmaci particolari. Al momento dell’espulsione, quindi, facciamo la valutazione: se va tutto bene, il bimbo viene dato alla madre per il bonding altrimenti viene portato in neonatologia per l’assistenza».
Taglio cesareo: i casi in cui è raccomandato
In Italia si discute di uso e abuso del taglio cesareo al momento della nascita. È una polemica legata soprattutto al sistema dei rimborsi che ottengono i diversi ospedali da parte del Servizio sanitario: un intervento chirurgico ottiene un rimborso più alto.
All’ospedale Del Ponte di Varese, il numero dei cesarei varia a seconda che si sia in presenza di gravidanze fisiologiche o patologiche, nelle prime il ricorso ad intervento chirurgico è sicuramente modesto ( solo il 6,6% dei casi) , mentre sale molto in caso di patologia ( il 41% delle gravidanze considerate patologiche).