In sala parto si conclude la vita “intrauterina” di un bambino. Il suo arrivo può avvenire nei modi che meglio rispondono alle richieste della madre. In sala parto, oltre alla donna e al suo compagno, ci sono le ostetriche, le infermiere e le puericultrici pronte a prendere il piccolo e a posizionarlo sul petto della madre per il “bonding”.
Il bonding è una pratica introdotta all’ospedale Del Ponte di Varese da un paio d’anni anche se vanta una lunga tradizione. Il piccolo, appena espulso, viene appoggiato sul petto della madre e coperto con un lenzuolino. Questa posizione serve al neonato per ritrovare il suo equilibrio, messo in discussione dall’arrivo in un mondo pieno di luci e suoni amplificati. Il contatto dura circa due ore, in cui il neonato si avvicina anche al seno della madre per iniziare la suzione. È una fase di rilassamento per il piccolo ma anche per la madre che rimane coinvolta da questo rapporto speciale, mentre si completa la fase del parto con l’espulsione della placenta e l’eventuale ricucitura dei tessuti rimasti danneggiati dall’uscita. La pratica del bonding viene proposta in caso di parto fisiologico e quando non intervengono complicanze.
Al termine del periodo, il bimbo viene lavato con acqua e olio, vestito e restituito alla madre o al padre per essere spostato nella stanza di degenza dove si segue il “rooming in”. Anche il “rooming in “ è un modello di degenza consolidato da anni e prevede che il bimbo rimanga sempre accanto alla madre. In questo modo si approfondisce subito il rapporto, non si perdono momenti preziosi per attaccare al seno e si affrontano le problematiche eventuali che la donna ritroverebbe a casa propria. Oggi, al Del Ponte, il rooming in è facilitato dall’uso di cullette che si agganciano direttamente al letto della madre creando così uno spazio unico: « In ogni caso – spiega la caposala Maria Pia Paganelli, coordinatore infermieristico del nido – è sempre possibile rivolgersi al nido per avere informazioni o aiuto. Solo in casi particolari, come un taglio cesareo, se la donna non è assistita, o se la madre esce molto affaticata dal parto è possibile lasciare il bimbo per favorire la ripresa fisica».
In caso di parto cesareo, non potendo effettuare il bonding, si passa subito al bagnetto . Il bimbo quindi viene affidato al padre in attesa che la madre esca dalla sala parto. Dopo circa una ventina di minuti la donna può già abbracciare il proprio piccolo.
Da quando si arriva in camera, la giornata della madre ruota attorno al piccolo: «Ogni mattina, i bimbi vengono portati al nido per l’igiene – spiega ancora Maria Pia Paganelli – Il bagnetto, infatti, è indicato solo dal sesto giorno. Le dimostrazioni di come si lava o si medica il cordone ombelicale avvengono alle 16.30 nel corso di incontri specifici».
La degenza per mamma e bambino sani dura tra le 48 e le 72 ore. Il tempo necessario a verificare la crescita del piccolo, che viene pesato solo in seconda o terza giornata, e le condizioni della madre: « In una saletta dedicata del reparto, inoltre, si danno suggerimenti aiuti per l’allattamento, intervenendo nei casi di difficoltà o dolore. Al momento della dimissione, infine, consegniamo un libretto con tutte le indicazioni su come gestire il bambino».
Nei due giorni di ricovero, quindi, infermiere, puericultrici e ostetriche aiutano le madri, alla prima esperienza, ad affrontare la nuova avventura. Un percorso fatto di istinto ma anche di tensioni che con pazienza e attenzione si riesce a superare.
L’ho vissuto con i miei due parti ed é stato speciale Giulia 5 anni e Michele 2… Grazie a tutto il personale di Del Ponte, non avrei fatto nascere i miei figli da nessun’ altra parte, dove sono nata io 36 anni fa, i miei fratelli e i miei nipoti. Continuate cosi.
Io ho partorito quest’estate: se posso dire che in sala parto ed in reparto mi sono trovata davvero bene, non posso assolutamente dire altrettanto del nido. Prima di tutto è troppo distante dal reparto e per chi, come me, ha partorito con taglio cesareo non è il massimo andare a portare e a riprendere il bimbo per l’igiene…il corso per il bagnetto: fatto molto superficialmente e in una saletta troppo piccola per il numero di mamme…per l’allattamento:un vero disastro!!! Le puericultrici dicevano una cosa sempre diversa, a seconda di quella con cui parlavi!!! Per non parlare di come denigravano i consigli dati dalle giovani ostetriche…per fortuna ci hanno dimesso e poi, una volta a casa, abbiamo preso il nostro ritmo…
anche io non mi son trovata bene al nido… peccato perchè invece sia in sala parto che con le ostetriche durante il ricovero mi sono trovata davvero molto bene. Soprattutto con l’ostetrica che mi ha assistita durante quasi tutto il travaglio, peccato che non ricordo il nome, era siciliana e con i capelli ricci neri, davvero competente e molto molto gentile e disponibile.