La nascita di un bimbo è, spesso, una questione tra madre e ostetrica. In sala parto si cerca di mettere a proprio agio la donna, accompagnata dal compagno, di creare un ambiente sereno e accogliente. In alcuni casi, la stessa sala si anima di altri professionisti, che intervengono per gestire qualche imprevisto. Così si deve considerare la presenza del neonatologo: « Il nostro intervento non è contemplato – spiega la dottoressa Angela Bossi responsabile clinico del nido, della neonatologia e della terapia intensiva neonatale all’ospedale Del Ponte di Varese – ma siamo chiamati sempre in caso di taglio cesareo oppure se il neonato evidenziava già una malformazione in età prenatale. Parliamo di problemi renali, per esempio, o se la mamma ha assunto farmaci particolari. Al momento dell’espulsione, quindi, facciamo la valutazione: se va tutto bene, il bimbo viene dato alla madre per il bonding altrimenti viene portato in neonatologia per l’assistenza».
Anche nel caso in cui il parto avvenga in maniera lineare, il neonatologo ha
un ruolo ben definito: « Interveniamo, però, al termine del “bonding” e, comunque, non oltre le 6 ore. Visitiamo tutti i bimbi e ne facciamo una valutazione globale. Nel caso il piccolo sia sano, allora il nostro ruolo diventa secondario e ci rivediamo con madre e figlio solo alla dimissione. Durante questo incontro facciamo tutte le indagini: lo screening metabolico e uditivo oltre al peso. Inoltre diamo consigli alla madre sulle vitamine da somministrare oppure come si medica il cordone ombelicale. Nel caso di primipara, diamo anche l’appuntamento con l’ambulatorio dell’allattamento e l’appuntamento per l’elettrocardiogramma, che si effettua circa dopo il primo mese di vita. Diverso è il caso del controllo delle anche che deve essere effettuato al terzo mese, quando il bimbo è già stato preso in carico dal pediatra».
Nella gran parte dei casi, dunque, il ruolo del neonatologo rimane limitato alle visite previste. Ma la possibilità che intervenga qualche problema esiste sempre: « Può insorgere l’ittero o un’infezione che deriva dalla rottura delle membrane vaginali durante gli ultimi giorni di gravidanza oppure lievi prematurità. Sono casi in cui il nostro intervento è previsto anche se non è detto che il piccolo debba essere accolto in neonatologia. Se la prematurità avviene dopo la 35esima settimana e non ci sono controindicazioni, è sempre possibile effettuare il rooming in. Se il bimbo prematuro nasce prima della 35esima settimana viene accolto in neonatologia, dove viene seguito e monitorato, consentendo ai genitori di rimanere accanto al piccolo».
La figura della psicologa, comunque, è sempre presente nel reparto di ostetricia: consigli e supporto possono tornare utili anche in casi fisiologici, ogni volta che la madre dimostri di aver bisogno di sostengo.