Ci sono contrazioni e contrazioni: impariamo a conoscerle

contrazioni doglieIl ventre si contrae, si indurisce, resta in tensione per qualche minuto e poi torna a rilassarsi. Chi è in attesa ed ormai prossima al parto, conosce bene questi movimenti: si tratta delle contrazioni di “Braxton Hicks” importanti perchè preparano il collo dell’utero all’espulsione: « Concretamente – spiega la professoressa Antonella Cromi ginecologa della clinica ostetrica al Del Ponte di Varese – si tratta dell’accorciamento delle fibrocellule muscolari che formano la parete dell’utero. La loro funzione è quella di modificare e dilatare la cervice uterina e far progredire il bimbo verso il canale del parto».

Le contrazioni di Braxton Hicks cominciano ad avvertirsi circa sei settimane prima del termine e lavorano per rendere più morbido e cedevole il collo dell’utero. Sono, in genere, fastidiose ma mai dolorose e per questo si differenziano da quelle che determinano l’inizio del travaglio.

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Il reparto “invisibile” che cura i bimbi prematuri

La Tin dell'ospedale Del Ponte

La Tin dell’ospedale Del Ponte

«Non avrei mai pensato che esistesse un reparto simile». Quante volte i genitori che hanno dovuto utilizzare il reparto di Neonatologia-TIN (terapia intensiva neonatale) hanno avuto questo pensiero. È un reparto “invisibile”. Una di quelle realtà presenti, segnalate, ma che gli occhi fanno fatica a mettere a fuoco. Venti culle ospitate al piano terreno dell’ospedale Del Ponte. Qui arrivano tutti i bimbi prematuri sofferenti del territorio: « La Regione ci ha assegnato il ruolo a livello provinciale – spiega il primario della neonatologia e della TIN Massimo Agosti – Abbiamo un’ambulanza attrezzata con un’ incubatrice da trasporto operativa 24 su 24 ore.  Nel nostro Ospedale assistiamo, oltre a tutti i neonati sani, anche tutti quei neonati che sono prematuri, oppure affetti da difficoltà alla nascita,  con malformazioni o  problemi chirurgici, non solo nati al Del Ponte, ma anche in tutti gli altri punti nascita del nostro territorio, ovvero Cittiglio, Angera, Gallarate, Busto Arsizio e Tradate».

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Partorire senza dolore, con l’epidurale

Iniezione epidurale

Iniezione epidurale

Si ritiene che il dolore di un parto sia secondo solo a quello che si prova nell’amputazione i un dito. I recettori periferici in contatto con il cervello sono molteplici. Ecco perché, tra le maggiori paure delle donne che si accingono a partorire o che pensano alla maternità ci sia proprio il momento conclusivo della gravidanza: quello del parto. Sin dagli antichi egizi, si sono sviluppate tecniche, pratiche e sostanze per limitare la sofferenza della partoriente.  Dagli anni ’30, però, quando si individuò la possibilità di bloccare, con la tecnica peridurale, la trasmissione degli impulsi del dolore dalla periferia al cervello, molto si è fatto per ridurre al minimo il dolore. Negli  anni ’60, questo sistema venne utilizzato efficacemente anche in sala parto. Si tratta dell’iniezione di una sostanza anestetica nello spazio peridurale della colonna vertebrale che interrompe il flusso nervoso dai ricettori periferici al cervello.

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Il piccolo nasce: chi lo accoglie?

Il bagnetto con acqua e olio

Il bagnetto con acqua e olio

In sala parto si conclude la vita “intrauterina” di un bambino. Il suo arrivo può avvenire nei modi che meglio rispondono alle richieste della madre. In sala parto, oltre alla donna e al suo compagno, ci sono le ostetriche, le infermiere e le puericultrici pronte a prendere il piccolo e a posizionarlo sul petto della madre per il “bonding”.

Il bonding è una pratica introdotta all’ospedale Del Ponte di Varese da un paio d’anni anche se vanta una lunga tradizione. Il piccolo, appena espulso, viene appoggiato sul petto della madre e coperto con un lenzuolino. Questa posizione serve al neonato per ritrovare il suo equilibrio,  messo in discussione dall’arrivo in un mondo pieno di luci e suoni amplificati. Il contatto dura circa due ore, in cui il neonato si avvicina anche al seno della madre per iniziare la suzione. È una fase di rilassamento per il piccolo ma anche per la madre che rimane coinvolta da questo rapporto speciale, mentre si completa la fase del parto con l’espulsione della placenta e l’eventuale ricucitura dei tessuti rimasti danneggiati dall’uscita. La pratica del bonding viene proposta in caso di parto fisiologico e quando non intervengono complicanze.

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Il neonatologo in sala parto

Il piccolo viene visitato subito dal neonatologo solo se ci solo imprevisti

Il piccolo viene visitato subito dal neonatologo solo se ci solo imprevisti

La nascita di un bimbo è, spesso, una questione tra madre e ostetrica. In sala parto si cerca di mettere a proprio agio la donna, accompagnata dal compagno, di creare un ambiente sereno e accogliente. In alcuni casi, la stessa sala si anima di altri professionisti, che intervengono per gestire qualche imprevisto. Così si deve considerare la presenza del neonatologo: « Il nostro intervento non è contemplato – spiega la dottoressa Angela Bossi  responsabile clinico del nido, della neonatologia e della terapia intensiva neonatale all’ospedale Del Ponte di Varese – ma siamo chiamati sempre in caso di taglio cesareo oppure se il neonato evidenziava già una malformazione in età prenatale. Parliamo di problemi renali, per esempio, o se la mamma ha assunto farmaci particolari. Al momento dell’espulsione, quindi, facciamo la valutazione: se va tutto bene, il bimbo viene dato alla madre per il bonding altrimenti viene portato in neonatologia per l’assistenza».

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Taglio cesareo: i casi in cui è raccomandato

Quando è meglio il taglio cesareo

Quando è meglio il taglio cesareo

In Italia si discute di uso e abuso del taglio cesareo al momento della nascita. È una polemica legata soprattutto al sistema dei rimborsi che ottengono i diversi ospedali da parte del Servizio sanitario: un intervento chirurgico ottiene un rimborso più alto.

All’ospedale Del Ponte di Varese, il numero dei cesarei varia a seconda che si sia in presenza di gravidanze fisiologiche o patologiche, nelle prime il ricorso ad intervento chirurgico è sicuramente modesto ( solo il 6,6% dei casi) , mentre sale molto in caso di patologia ( il 41% delle gravidanze considerate patologiche).

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Partorire in acqua

vascaDall’acqua, all’acqua. Naturalmente. Capita spesso che, al momento delle doglie, la gestante si faccia un bel bagno caldo rilassante prima di andare in ospedale. Un momento vissuto tra la preoccupazione dell’avventura che si sta per affrontare e l’esigenza di concentrarsi e trovare le energie necessarie.
Quel momento,  trascorso nell’intimità della propria casa, si può spesso riviverlo anche una volta giunti nel reparto ospedaliero.
Partorire immersi in una vasca da bagno, ad una temperatura dell’acqua di 37 gradi non solo assicura la massina naturalezza all’evento ma permette alla donna di “attutire” il dolore grazie all’azione vasodilatatoria della temperatura.
Il parto in acqua è una delle opzioni offerte alle gravide negli ospedali di Tradate ( che vanta la maggior casistica con un centinaio di casi nel 2008), Cittiglio ( circa 70) , Gallarate ( circa 40) e anche a Varese al Del Ponte. Continua a leggere

Il parto secondo Ibu Robin Lim

ibu «La vita è un miracolo. Se imparassimo tutti a meravigliarci davanti alla vita che si rinnova, nel mondo ci sarebbe più amore».
Dell’amore e dell’affetto che ci dovrebbero circondare ha parlato Ibu Robin Lai, ostetrica di origine americana che vive a Bali dove dirige un consultorio per madri e famiglie bisognose.
La sua, negli anni, è divetata una missione: rendere il più naturale possibile la nascita e limitare il ricorso alla medicina, soprattutto dove è a pagamento, come in Indonesia dove il tagli cesareo si paga.

La popolare ostetrica, che è stata insignita del premio Alexander Lager nel 2006 e nominata tra i CNN Hero 2011, è stata ospite del centro di Informazione Maternità e Nascita il Melograno a Gallarate.

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“Care mamme, nel parto il papà non serve”

img_4604_copia«Cosa posso fare per lei? Niente».
E’ questo il consiglio che il padre del parto dolce ha riservato alle mamme e alle ostetriche riunite per lui alla Casa Maternità di Induno Olona, per ascoltare i suoi consigli. «Io sono un uomo, non ho consigli. Sapete tutto voi».

Frédérick Leboyer, ginecologo e ostetrico francese, autore nel 1975 del libro cult “Per un parto senza violenza” trova che le donne abbiano già dentro di sé tutte le informazioni naturali necessarie e ìncita la padrona di casa, l’ostetrica Marta Campiotti, a confermare questa ipotesi, e condurre lei la giornata. Ma per lei, come per molte delle ostetriche e delle mamme presenti, quell’uomo in formissima, che dimostra molto meno dei 92 anni che ha all’anagrafe, è una specie di mito vivente, e nessuna delle presenti non può fare altro che ascoltarlo, altrochè.

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