Dall’acqua, all’acqua. Naturalmente. Capita spesso che, al momento delle doglie, la gestante si faccia un bel bagno caldo rilassante prima di andare in ospedale. Un momento vissuto tra la preoccupazione dell’avventura che si sta per affrontare e l’esigenza di concentrarsi e trovare le energie necessarie.
Quel momento, trascorso nell’intimità della propria casa, si può spesso riviverlo anche una volta giunti nel reparto ospedaliero.
Partorire immersi in una vasca da bagno, ad una temperatura dell’acqua di 37 gradi non solo assicura la massina naturalezza all’evento ma permette alla donna di “attutire” il dolore grazie all’azione vasodilatatoria della temperatura.
Il parto in acqua è una delle opzioni offerte alle gravide negli ospedali di Tradate ( che vanta la maggior casistica con un centinaio di casi nel 2008), Cittiglio ( circa 70) , Gallarate ( circa 40) e anche a Varese al Del Ponte.
Si tratta di trascorrere una parte a scelta del travaglio e dell’esplusione, immerse nella vasca da bagno, monitorate completamente.
Una lunga tradizione è garantita dal Galmarini di Tradate dove la sala in cui è inserita la vasca da bagno è stata pensata secondo i canoni del confort e del rilassamento: tende, luci, musica, tutto è studiato per garantire pace e rilassamento.
«Il parto in acqua è del tutto naturale, più veloce e permette alla donna di ridurre di almeno il 75% il dolore – spiega il primario Arturo Spadea – perchè l’effetto dell’acqua agisce sulle terminazioni nervose . Al parto in analgesia, che è comunque medicale e ha alcune controindicazioni, noi preferiamo questa metodica. È chiaro che occorrono adeguate professionalità e la costante presenza di un’ostetrica accanto alla vasca da bagno per monitorare la situazione. Posso assicurare che il nostro personale, soprattutto ostetrico, è altamente qualificato e, soprattutto, molto coinvolto».
In acqua, la donna può rimanere non più di 90 minuti: ecco, quindi, che, chi vuole vivere il momento dell’esplusione in vasca, ci entra a travaglio avanzato, quando la dilatazione è di almeno 7 centrimetri: «Una volta uscito, il piccolo può rimanere sott’acqua anche mezz’ora. La cosa importante è che non venga a contatto con l’aria perchè è in quel preciso istante che si innesca il meccanismo della respirazione dell’aria».
L’esplusione della placenta, però, si preferisce avvenga sul lettino, anche per una questione visiva: solo in quel momento, infatti, l’acqua si colora di rosso.
«L’effetto dell’acqua – prosegue Spadea – agisce anche sui tessuti rendendoli più morbidi e questo ci permette di evitare il ricorso ai punti e l’episiotomia».
Alle mamme che scelgono il Galmarini, viene offerta l’opportunità di partorire nella vasca da bagno anche se non tutte possono sceglierlo: « Innanzitutto la gravida non deve essere precesarizzata perchè le complicanze hanno bisogno di tempi e velocità di azione non garantibili in vasca. Poi è sconsigliato alle donne diabetiche perchè, in genere, i neonati sono molto grossi e possono incorrere nella distocia della spalla. Meglio evitare anche nel caso di madri cardiopatiche o quando la membrana è rotta e c’è pericolo di streptococco positivo».
Luci soffuse e colorate e un sistema di diffusione audio con musiche rilassanti ( spesso portate dalle stesse madri), oltre a una poltrona comoda e ampia dove vivere i momenti alternativi alla Jacuzzi, completano l’arredamento di questa speciale sala, fiore all’occhiello del Galmarini.