Lucrezio, poeta e filosofo romano, nel suo De Rerum Natura ci parlava di un “richiamo alla responsabilità personale” affinché il genere umano prenda coscienza della realtà. Ad oggi, la realtà è la seguente. In Europa, si producono 1,4 Kg di rifiuti pro capite al giorno (neonati compresi).
Fatti i calcoli abbiamo una produzione complessiva di 370 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno (lattina più, lattina meno), equivalenti a 2 milioni di Boeing 747!
Ma…dove la mettiamo tutta questa roba?
Il 40% è avviata al riciclo e viene ritrasformata in materia prima/seconda per la produzione di nuovi beni.
Il restante 60% viene in parte smaltita nei termovalorizzatori per produrre energia, in parte condotta in discarica, in parte abbandonata (littering).
Se ai numeri sulle quantità di rifiuti prodotti, si aggiungono quelli relativi al consumo di energia, acqua e risorse non rinnovabili, necessari ad alimentare i processi produttivi e consumistici, il quadro si fa ancora più allarmante.
Basti pensare che se tutta la popolazione mondiale consumasse ai ritmi dell’occidente “ricco”, occorrerebbero tre pianeti per soddisfare le richieste di tutti. Peccato che il pianeta sul quale vivere per ora sia uno e che al momento si dice non ce ne siano altri nelle immediate vicinanze.
È forse il momento di richiamare la propria responsabilità personale iniziando nella quotidianità a produrre tutti un po’ meno rifiuti?
Per prima cosa dobbiamo essere consapevoli, e conoscere il reale peso delle nostre azioni.
Leggendo bene e a fondo le etichette di ciò che compriamo, ad esempio e chiedendo ai produttori di beni e servizi, informazioni sempre più precise e dettagliate (sociali, ambientali e sulla salute individuale) riguardo tutta la catena di approvvigionamento di ciò che viene prodotto.
Poi, è necessario prediligere l’acquisto di merci realmente utili e possibilmente durevoli (anche se a volte economicamente più dispendiose), all’acquisto di merci futili e di scarsa qualità, che necessitano di essere sostitute più spesso.
Infine bisogna ri-appropriarsi di vecchie pratiche, quali la manutenzione, la riparazione, il riuso e lo scambio, che possono rappresentare un’opportunità anche economica per il futuro. Re-imparare a conservare, a ridurre gli sprechi, ad agire in sicurezza, rendendo vivibili le nostre città ed efficienti quanto virtuose le nostre fabbriche, nel rispetto dell’ambiente e della vita.
Un passo indietro nel futuro, approfittando anche del periodo economico di crisi (dal greco krino – discernere, giudicare, valutare) come momento di riflessione e valutazione che diviene presupposto necessario per un rifiorire prossimo.