Meno male che a scuola ci sono gli alunni.
Lo so che a prima vista, detta così, sembra una banalità. Magari lo è ma, fino ad un certo punto .
Ce ne sono di tutti i tipi, diversi l’uno dall’altro e ciascuno diverso dal giorno precedente. A volte sono svogliati, altre inventano scuse paradossali per giustificare evidentissime mancanze (fenomenale quella di un gatto portato al pronto soccorso), capita di vedere moribondi resuscitare l’ora successiva, per non parlare delle “pene d’amor”. I Romei si isolano e fumando, passeggiano “soli e pensosi” nei cortili mentre le Giuliette sono circondate da amorevoli prefiche che si prodigano coi fazzoletti sporchi di rimmel. Però, vivaddio, sono energici, spiritosi, generosi, a volte ingenui (spesse volte…), a volte geniali (poche volte …), affamati di esperienze (alcuni di sapere), pronti alla battuta ed a rispondere agli stimoli. Insomma vitali!
Il contrario di quei colleghi e di quelle colleghe che, anno dopo anno, avvizziscono, che interpretano il loro ruolo come un’estenuante routine. Li vedo (e le vedo) arrivare ogni mattino con le loro facce quaresimali sempre più affaticati, curvi sotto il peso degli anni (ormai l’età media è quella che è …) e delle frustrazioni (non rivestono più un ruolo sociale). Demotivati, prendono randellate da tutti, apostrofati con ferocia (quando va bene sono “solo” fannulloni) si guardano intorno spaesati: non riconoscono più il contesto e a volte, neppure se stessi.
Con la scusa che sono troppi (troppi? Con le aule che scoppiano di alunni?), sono pagati poco (30-40% meno della media europea). Anzi, secondo alcuni, per quello che servono sono pagati anche troppo. Costretti a subire una gogna mediatica quotidiana, reclinano malinconicamente il capo abdicando definitivamente al ruolo di educatori.
Alcuni non sono idonei. E’ vero, ci sono quelli che non sono bravi: è fisiologico; anche tra gli avvocati ci sono quelli che perdono le cause e tra i baristi quelli che bruciano il caffè. Ma è sbagliato generalizzare (peggio ancora di fare di tutta l’erba un fascio) perché nelle scuole ci sono, malgrado tutto, fior di insegnanti, seppur bistrattati, poco valorizzati, spesso isolati. Sono quelli che ci mettono oltre alla competenza anche la passione, quelli che non hanno ancora “rinunciato”, quelli che hanno ancora la “spinta dell’inizio”. Ed è a questo punto che tiro in ballo i Dirigenti Scolastici (una volta c’erano i Presidi e credetemi , qui la forma diventa sostanza). Ultimamente i DS non sono più coloro che indirizzano, consigliano, stimolano, correggono; anziché essere i motori, i nocchieri, i punti di riferimento pedagogico–culturali hanno subito una mutazione genetica: sono diventati dei notabili, anzi no, dei burocrati. La loro preoccupazione principale è quella di “avere le carte a posto” per prevenire eventuali ricorsi da parte di chicchessia: perennemente in guardia sui bastioni della loro Fortezza Bastiani in attesa dei Tartari. Nelle scuole, ormai, la maggioranza delle Circolari o è del tutto inutile o è normativa: “Questo è proibito”,”Quest’altro non è consentito”, “State attenti a …”, “Turni di vigilanza”. E’ pur vero che il FIS è stato decurtato del 55% e che non si fanno nozze coi fichi secchi ma è da parecchio che non ricordo una proposta culturale capace di coinvolgere docenti ed allievi per farsi punto di riferimento del Territorio.
A volte mi viene il dubbio che se un docente, un giorno si mettesse a sferruzzare a maglia o a giocare con i Lego, non se ne accorgerebbe nessuno: l’importante è “coprire l’ora”. Se ne accorgerebbero, però, i ragazzi e le ragazze; solamente loro ed é per questo che ribadisco: meno male che nelle scuole ci sono gli alunni.
Gianni Barba