In questi giorni, molti quotidiani stanno riportando la notizia che negli Atenei italiani è precipitata la domanda d’iscrizione alle Facoltà Umanistiche.
Non interessano più Platone, il prode Ettorre, lo Stilnovo, Ofelia, Dulcinea, Angelica, Michelangelo, Cicerone, Ulisse, Kant, Mattia Pascal, Cyrano ….!
Dotti articoli, analisi critiche, “ovvie” considerazioni sociologiche.
Il dibattito, secondo me, non è esaustivo: vengono trascurate (almeno in parte) le cause.
Chi si laurea in una disciplina umanistica, spesso (quasi sempre), ha l’insegnamento come sbocco lavorativo. Sbocco, però, è un termine grondante di ottimismo perché, ottenuto il “pezzo di carta”, ci si ritrova prigionieri di una realtà frustrante, senza via d’uscita. Per diventare Insegnanti di ruolo (spesso) non basta un decennio; un precariato o, se volete, un purgatorio senza fine, sbattuti da una scuola all’altra della Provincia, senza certezze, senza diritti, senza approdo e con l’opinione pubblica (indotta a fare di tutta l’erba un fascio) quasi sempre ostile. Per non parlare degli stipendi. Quanti sono al corrente che in Italia non viene rinnovato il contratto di lavoro agli Insegnanti (e agli Statali in genere) ”ab illo tempore”?
Ricapitoliamo: difficile entrare (ci vorrebbe un Teseo alla rovescia), avvilente e demotivante farne parte. E allora perché ci restiamo?
Perché siamo solo masochisti e imboscati, o perché molti di noi non hanno ancora rinunciato all’idea di contribuire a costruire, attraverso un Progetto Educativo degno di tale nome, un Paese migliore? Ancora “ci crediamo”.
Però, oltre le cause ci sono gli effetti. Riparto con una domanda: a che serve studiare, “perdere tempo” sulla Letteratura, Storia, Arte, Filosofia, il Latinorum? Nel terzo millennio ancora a discutere di Giotto, di Saffo o di Dante? Cui prodest?
A tutti!
Serve ad aprire la porta ai sentimenti, alle emozioni, serve ad aprire gli occhi ma anche a saperli chiudere, serve ad incamminarsi per sentieri inesplorati, ad alzare le vele. Serve ad accendere la fantasia, a sognare anche da svegli, serve a ricominciare daccapo, a saper piangere e ridere, serve a ridestare la commozione e la memoria, ad aprire le finestre sui giardini segreti. Serve a percorrere le strade del cuore, a nutrire l’anima, a riconoscersi e a riconoscere gli altri. Serve per imparare a vivere rispettando se stessi e quelli che ci stanno intorno. Serve per sapere andare oltre le cifre, i grafici e le tabelle. Serve per riempire di brividi e di fremiti il contenitore della vita. Serve per godere di un cielo stellato e a non vergognarsi di avere, ogni tanto, la pelle d’oca. Serve per credere ancora in un avvenire diverso e a risvegliare quella Pietas che è stata soffocata dal cinismo.
Serve per vedere il mondo con gli occhi di un giovane senza lavoro, di un pensionato ridotto in miseria, di un lavoratore licenziato, di una donna maltrattata, di un bambino denutrito, di un migrante che annaspa nel canale di Sicilia.
Serve, magari, per diventare Donne e Uomini migliori. Serve per non dimenticare che siamo Esseri Umani.
Gianni Barba
Grazie Gianni Barba per questo bellissimo e stimolante post, che condivido in pieno. La Letteratura, l’Arte, la Filosofia servono a scatenare, a togliere le catene al cuore e alla mente. Servono, come direbbe Faber, ad andare ” in direzione ostinata e contraria”, a non rassegnarsi ai colori grigi del realismo . La Letteratura, l’Arte, la Filosofia ci insegnano lo spirito critico, ad aprire gli occhi che non sapevamo di avere chiusi, per spingere lo sguardo verso l’orizzonte di nuovi mondi possibili, verso nuove terre di libertà e bellezza.
Bei pensieri,alquanto rari, assolutamente da condividere senza cadere nel piagnisteo altrimenti sono di cattivo esempio per i giovani.In fin dei conti tante critiche al sistema scolastico Italiano, alquanto apprezzato all’estero,come si giustifica la “fuga dei cervelli”?
Egr.sig Vito, innanzitutto grazie per l’attenzione; secondo me, la scuola italiana regge solo perchè ci sono ancora insegnanti( a tutti i livelli) che amano profondamente il loro mestiere. Dai governi scarsissima e superficiale attenzione; non amo i piagnistei, restiamo ai fatti:quante risorse vengono destinate all’istruzione ed alla ricerca nei Paesi Europei d’avanguardia e quante in Italia? Da noi investire in Cultura è considerato uno spreco di risorse. Se lo ricorda quel ministro che disse che con la cultura non si mangia? Non le sembra che un “giovane cervello” abbia poche alternative?