“Paris ou l’enfer des transports”… Oddio che risate…

Premetto: ho fatto il pendolare Varese (poi Malnate) – Milano per 11 anni (fra università, dottorato e lavoro) e ho avuto la (s)ventura di studiare e lavorare in Bicocca, una zona scomoda da raggiungere da Varese, quindi ho provato sulla mia pelle cosa vuol dire prendere treni e mezzi di trasporto in comune in Lombardia…

Ora sono felicissimo perché per andare al lavoro prendo il mio bellissimo tram (il T3): nuovo fiammante, mai troppo pieno (ne passa uno ogni 3 minuti all’ora di punta), sfreccia su binari appena celati da un curato tappeto erboso, tutti i semafori diventano verdi (per lui) al suo passaggio e in 20-30 minuti arrivo al lavoro. Che bello, finalmente ho potuto dimenticare il mio pendolarismo sulle Nord. Ovviamente, quando leggo articoli come quelli apparsi recentemente (su Castellanza o su come tutto funzioni meglio ora), i (brutti) ricordi da pendolare si mescolano con la speranza che qualcosa, almeno lentamente, stia cambiano in meglio.

Fin qui niente che sia degno di nota.

Stasera però mi metto a leggere le notizie su Le Monde e cosa ti trovo? Un meravigliosa (per me) collezione di lettere di pendolari parigini e franciliens (cioè abitanti della regione di Parigi, l’Ile de France) DISPERATI! Oddio che ridere… Chissà se si facessero un giro sui treni fra Varese e Milano cosa ne uscirebbe! Per chi non lo sapesse, bisogna prima di tutto dire un paio di cose: la città di Parigi propriamente detta (senza quindi l’enorme periferia che la contorna) ha una superficie che è la metà di quella del comune di Milano ma è servita da 14 linee di metropolitana (ripeto: QUATTORDICI, contro le TRE linee attuali di Milano) e da 5 (CINQUE) linee di RER, corrispondenti come idea al passante  ferroviario (UNO) di Milano. La linea 14, la + recente, inaugurata negli anni ’90, è completamente automatica (viaggia senza conducente). Con il treno si possono raggiungere entrambi gli aeroporti di Parigi (un treno ogni 1/4 d’ora) e con lo stesso treno in teoria puoi andare da uno all’altro (come fare Malpensa-Linate senza cambiare mai treno). Per un milanese o un pendolare pura fantascienza… Eppure non sono contenti!

Oggi avevo letto da qualche parte (dove?) che il modello di riferimento per i trasporti della Lombardia dovrebbe essere l’Ile de France. Beh, non ditelo ai franciliens. L’offerta di mezzi è enorme, qui veramente non si sente il bisogno di avere un’auto, ma gli scioperi sono tutt’altro che rari e l’affollamento notevole. E loro decisamente inferociti. Vi riporto alcune frasi fra le più spassose (per me almeno), prese da alcune lettere scritte da pendolari, tradotte al meglio delle mie possibilità. Eccole:

“Dopo 3 anni di questa vita, osservo una sorta di violenza che si inserisce insidiosamente nella vita quotidiana: ognuno procede diritto davanti a sè e non si ferma mai per far passare gli altri, una strategia per salire su un RER già pieno, sul punto di esplodere (bisogna spesso lasciarne passare diversi prima di poter salire); inciviltà, volontaria o involontaria, delle persone che si ritengono prioritarie per salire a bordo (spintoni e piedi pestati senza alcuna scusante). A bordo, il trasporto si avvicina più al trasporto di animali che a quello di esseri umani. Dopo un po’ di tempo, si comincia a fare come gli altri senza nemmeno rendersene conto, dato che bisogna pur arrivare in ufficio”

“Che nessuno pensi di impedirmi di salire o gli faccio la festa… Questo è un esempio dei miei pensieri mentre attendo il mio treno. Questa situazione tesa, indotta da questi trasporti sottodimensionati, può facilmente incendiarsi”

“Ma la sera è orrendo. Fra i fastidi più grandi: l’affollamento ovviamente, l’uso incontrollato di telefoni cellulari, l’assenza della conoscenza delle regole d’utilizzo nel metro da parte dei turisti (frequenti sulla mia linea), i sedili troppo piccoli e totalmente inadatti e semplicemente la difficoltà di salire sui vagoni in certe stazioni a taluni orari, che obbliga a fare lunghe deviazioni: risultato, parto dal lavoro ancora in forma, arrivo a casa fisicamente e psicologicamente esausta”

“Ora il treno è già ben stipato, quindi si assiste a delle scene che scatenerebbero una sommosa nei paesi del terzo mondo. E in quei casi nessuna pietà, sia che siate una donna incinta di 5 mesi o una persona anziana! Nessuna pietà, venite schiacciati e spinti. E non vi racconto gli odori, i tentativi di palpeggiamento o di furto… ”

Un quadro sconfortante. Almeno in parte posso confermarlo, dato che ho visto con i miei occhi la ressa dell’ora di punta sull’RER.

Per fortuna io prendo il T3…

Un saluto a tutti i miei amici che fanno i pendolari fra Malnate e Milano!

Quality of life

Non posso lasciarmi scappare questa notizia. A chi come me è un abituale lettore di giornali on-line forse non sarà sfuggita una notizia, pubblicata da International Living e ripresa da alcuni giornali nazionali (ad esempio: http://www.corriere.it/esteri/10_gennaio_07/italia-classifica-ennio-caretto_2865e3ec-fb84-11de-a955-00144f02aabe.shtml).

Secondo questa classifica, stilata sulla base di analisi su: costo della vita, cultura e divertimenti, economia, ambiente, libertà, salute, infrastutture, sicurezza e clima, la Francia sarebbe il paese con la più alta qualità di vita. Mica male.

Ora, io vivo a Parigi, che non rappresenta la Francia nella sua interezza (anche se molti parigini pensano il contrario), quindi ovviamente non posso confermare o smentire questa classifica. Allo stesso modo non conosco il sistema sanitario francese, come non conosco come si viva negli USA o in Giappone, quindi non posso fare paragoni. Quello che però è sotto i miei occhi è che qui si vive veramente bene.

PS: L’Italia è decima in questa classifica. A mio avviso i nostri cugini non hanno doti che noi non abbiamo, semplicemente fanno funzionare quello che hanno, con un po’ di amor di patria che in Italia difetta. Chissà, se anche noi ci impegnassimo potremmo arrivare in cima a questa classifica. Basterebbe volerlo…