Muerte digna

Mi alzo questa mattina e mi permetto un minimo di informazione prima di dedicarmi alla vita studentesca. Dapprima leggo su internet i giornali italiani: noto che alla pillola abortiva Ru 486 si potrà accedere solo attraverso il ricovero ospedaliero. Poi mentre bevo il caffè (rigorosamente italiano),prima di uscire per andare in università, decido di concedermi anche un pò di news spagnole: accendo  in una delle rare occasioni la tv e casualmente il primo servizio che mi passa davanti riguarda l’approvazione della legge sulla “muerte digna”, o meglio Ley de Derechos y Garantías de la Dignidad de la Persona en el Proceso de la Muerte.

In pochi minuti ho visto quanto Italia e Spagna, molto simili su molte cose, siano così lontane sulla politica sociale e su temi di questi tempi molto caldi.

Non è una novità nella Spagna di Zapatero questa politica sociale moderna e innovativa, non solo rispetto all’Italia ma a tutta l’Europa: si tratta solo di un nuovo esempio. Ieri  la regione autonoma dell’ Andalusia, di cui Malaga è la seconda città dopo Siviglia, ha approvato una legge riguardante i diritti dei malati terminali e i doveri delle figure professionali che se ne occupano. Non si tratta di una iniziativa autonoma regionale, la maggior parte dei diritti eran già riconosciuti nella legge statale di Autonomia del Paziente del 2002,  ma il Governo Andaluso è il primo a chiarire e regolare in una legge i procedimenti da seguire nei confronti di questi malati, dopo alcuni casi simili ai nostri Welby e Englaro.

La sorpresa è che la legge sia stata sostenuta da tutto il parlamento, quindi anche dal PP, il partito popolare spagnolo, che si è battuto però per cercare di eliminare 3 articoli tra i quali quello che non permette l’obiezione di coscienza da parte del medico contro il volere del paziente. Di contro i socialisti han ribattuto che la regolazione della coscienza è competenza statale. Tra le innovazioni di questa legge vi sono poi il diritto alla sedazione terminale e alle sedazioni palliative. Si è parlato anche di eutanasia e addirittura di suicidio assistito, traguardo però ancora lontano anche per la Spagna socialista.

In Spagna non c’è  il Vaticano, ma dalle numerose processioni che si vedono tutto l’anno per le strade di Malaga direi che anche da queste parti il cattolicesimo sia ancora forte.

Riporto in conclusione il preambolo della legge. E’ in spagnolo ma si capisce bene: “Todos los seres humanos aspiran a vivir dignamente. El ordenamiento jurídico trata de concretar y simultáneamente proteger esta aspiración. Pero la muerte también forma parte de la vida (…). Una vida digna requiere una muerte digna”.

Rispetto qualsiasi opinione a riguardo di questo tema così delicato e complesso. Sono per la libertà: di pensiero, di parola, e anche di una morte degna.