La manita

Una manita, in gergo calcistico, è un 5-0. Ricorda la parola manotazo, una manata. In questo caso, praticamente lo stesso. Domenica scorsa in Catalunya si sono svolte le importantissime elezioni regionali da cui dipende buona parte del nostro futuro. Ma le elezioni posssono aspettare, perchè il giorno dopo di un Barça-Real Madrid finito 5-0 non si puó parlare d’altro.

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Perché in radio, in tele, sui giornali, su internet, in strada, dal panettiere o in posta non si parla d’altro. E vogliamo che questo blog sia uno specchio della realtà che stiamo vivendo, no?

Quella che doveva essere la miglior partita del mondo, “el clásico” più incerto degli ultimi anni, con i migliori giocatori e allenatori del mondo, le due squadre più famose e amate, non ha deluso, nonostante il risultato. È stato tutto quanto ci si aspettava. L’unica differenza rispetto alle attese, è che lo è stato solo grazie a una squadra: il Barça.

É il 5-0 di una squadra scesa in campo con 8 giocatori cresciuti nelle sue giovanili contro una che ha schierato solo tre spagnoli.

É il 5-0 di un progetto solido, con un passato, un presente e un futuro contro un progetto traballante, rinnovato ogni estate e senza una direzione ben precisa.

È il 5-0 dell’umanità di Guardiola e Messi, sempre pacati e lontani dalla polemica, contro l’arroganza di Mourinho e Cristiano, protagonisti in sala stampa e sui giornali, grandi con i piccoli e piccoli con i grandi.

È il 5-0 di chi lascia che il campo parli per lui contro chi sul campo ci parla tanto e ci gioca poco.

É il 5-0 della classe di Xavi (pallone d’oro, please) e Iniesta contro i muscoli di Khedira e Diarra.

È il 5-0 del gioco palla a terra, della ragnatela di passaggi, dell’estetica contro il lancio lungo, la potenza, la fretta.

Ci sono stati spintoni, entrate dure, cartellini e ci sono state grandi giocate, minuti di fitti passaggi e delizie tecniche. Ci sono state manate, e c’è stata la manita.

Mi sento orgoglioso di una squadra che non è la mia che fra vent’anni potrò raccontare di aver visto e visssuto in prima persona. Ho visto tanto calcio ma mai nulla di simile. A metà secondo tempo ho dovuto chiamare mio padre, 60 anni di calcio visto e giocato, per chiedere conferma del fatto che non mi stessi sbagliando.

La risposta? “Hai ragione, non si è mai visto niente di simile”

Gràcies, Barça.

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Informazioni su Mauro Barbazza

Nato 25 anni fa a Varese, vivo e lavoro da quasi 3 anni a Barcellona. Dopo aver frequentato il Cairoli a Varese ed essermi iscritto a Scienze della Comunicazione a Milano, ho capito presto che l’Italia non mi soddisfaceva e l’esperienza Erasmus di 8 mesi a Utrecht (Olanda) mi è servita per confermare questa idea. Dopo la tesi su comunicazione e terrorismo, scritta a Bilbao studiando da vicino il caso ETA, sono stato intrappolato dalla capitale catalana, dove lavoro come consulente di comunicazione. Saró il vostro globetrotter da questa cittá contradditoria, contemporaneamente cosmopolita e nazionalista, luminosa e tetra, moderna e gotica.