Money is money.

Negli ultimi 4 anni l’abbiamo vista con il logo dell’UNICEF, meravigliosa iniziativa per diffondere nel mondo il nome della prestigiosa associazione per la difesa dei diritti dei bambini. Per i primi 105 anni della sua storia, l’avevamo vista incontaminata dalla presenza di loghi pacchiani o nomi improbabili: la samarreta del Barça è per anni stato il simbolo della purezza, dell’indipendenza da logiche di sponsorizzazione che macchiano la maglia di un club per necessità economiche. La dimostrazione che si può stare lassú anche senza i soldi di linee aeree, case di scommesse o compagnie di telefoni cellulari. Ebbene, dall’anno prossimo potemo dire addio anche a quest’ultimo barlume di romanticismo che il calcio moderno ha ormai  ampiamente dimenticato. La Fondazione Qatar, grazie a 165 milioni di € in 5 anni, potrà farsi conoscere in tutto il mondo grazie alla presenza del suo caratteristico alberello sulle maglie della miglior squadra della storia del calcio. Ammetto che qualche anno fa mi fece molto più male vedere come il mio Athletic Bilbao accedeva ,per le stesse ragioni del Barça, ad avere unno sponsor sulla fino ad allora intonsa mitica maglietta a strisce biancorosse. Parlando di miti romantici legati al calcio, la loro “purezza etnica”, o di formazione calcistica casalinga, rimane l’ultimo baluardo di un calcio che non esiste più.

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Il Barça e la Fondazione Qatar quindi. Il legame tra le due entità è assai forte, grazie al passato calcistico di Guardiola nel’Emirato qualche anno fa. Guardiola che ha sponsorizzato la vittoriosa candidatura del Qatar el mondiale di calcio 2022. Guardiola che si è scomodato per difendere il paese dalle accuse di maschilismo e concetto discutibile di diritti umani e libertà personale. Guardiola che ha più potere in cittá del sindaco e del presidente del governo catalano messi insieme. La matematica, non è un’opinione.

Le logiche economiche dietro questa scelta sono chiare: il rivale calcistico e non solo, il Real Madrid, riceve circa 23 milioni di euro all’anno da B Win. Nel giugno scorso, la prima mossa del neo-presidente Rosell è stata quella di vendere Chygrinsky per poter pagare gli stipendi del mese in corso, e la situazione economica che si trova ad affrontare la nuova giunta dopo gli sperperi di Ali Babá – Laporta, è tragica. Sarà la maglietta meglio pagata della storia del calcio, aiuterà a sanare i conti del club e a compensare una differenza importante con il rivale storico.

Ma per chi, come me, il calcio non è solo conti e risultati, è una scelta che non può piacere.

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Informazioni su Mauro Barbazza

Nato 25 anni fa a Varese, vivo e lavoro da quasi 3 anni a Barcellona. Dopo aver frequentato il Cairoli a Varese ed essermi iscritto a Scienze della Comunicazione a Milano, ho capito presto che l’Italia non mi soddisfaceva e l’esperienza Erasmus di 8 mesi a Utrecht (Olanda) mi è servita per confermare questa idea. Dopo la tesi su comunicazione e terrorismo, scritta a Bilbao studiando da vicino il caso ETA, sono stato intrappolato dalla capitale catalana, dove lavoro come consulente di comunicazione. Saró il vostro globetrotter da questa cittá contradditoria, contemporaneamente cosmopolita e nazionalista, luminosa e tetra, moderna e gotica.