Il piacere di bere scuro. Potremmo ributtarci su un vecchio slogan pubblicitario per riassumere le ultime uscite birrarie nella nostra provincia. Escludendo le birre di Natale, per le quali stiamo preparando un’uscita apposita, ci sono infatti tre novità dalle tonalità cariche tra i fermentatori del Varesotto.
Partiamo, noblesse oblige, dal “birraio dell’anno” e cioé dall’ultima creazione di Schigi D’Amelio dell’Extraomnes di Marnate: la “Dram”. Qualche accenno su questa birra ve lo abbiamo già fatto in questo post, nel quale vi dicevo di come ho avuto la possibilità di aver degustato questa specialità quasi in anteprima.
La “Dram” è definita “old ale” nella scheda di produzione e di fatto (questa è definizione mia, quindi passibile di ghigliottina) è un liquore prodotto con gli ingredienti e le modalità di una birra. Schigi ha infatti scelto di invecchiare la “Dram” in botti che hanno contenuto il “Laphroaig“: il risultato è una birra molto scura, con poca schiuma e che porta con sé fin dal naso i sentori tipici del whisky (torba, fumo). Venduta in bottiglie da 25 cl, la “Dram” raggiunge il 13,5% di alcool e rimane un prodotto molto particolare, da bere con parsimonia, ma assolutamente apprezzabile.
A Varese invece torna a far parlare di sé il marchio “Var+” (ve lo avevamo presentato qui), la beer firm diffusa da quasi due anni e ormai abbastanza nota a chi frequenta i locali del centro della Città Giardino. Finora la “Var+” è stata commercializzata in due versioni standard – la pils e la bock – seguite poi in estate da una weiss e in questo fine 2014 è nata anche da una quarta sorella. Arriva infatti la imperial stout che come le altre non ha un “nome proprio” ma viene definita solo con lo stile birrario cui appartiene. Una scelta precisa di Luca e Maria Novelli, i responsabili del marchio, che proseguono così la collaborazione con il “Birrificio Lariano” di Dolzago (Lecco), produttore di tutte le “Var+”. La Imperial Stout si attesta sugli 8,0 gradi e sposa lo stile dal punto di vista dell’uso dei malti tostati, anche se la luppolatura garantisce una discreta bilanciatura in bocca. Per lanciare questa novità, “Var+” ha organizzato un appuntamento dalle 18,30 di giovedì 11 allo spazio “Futuro Anteriore” di via Speri dalla Chiesa a Varese, con la collaborazione di Marco Maculan, che ha creato una serie di abbinamenti con le birre “biancorosse”.
Non è una birra scura propriamente detta – il colore è giallo carico/aranciato – invece la “Barone”, ultima nata di casa “The Wall” e prodotto piuttosto differente rispetto alle altre quattro della gamma proposta dal birrificio di Venegono Inferiore. Si tratta infatti di un barleywine che mantiene però l’impronta “americana” tipica delle creazioni di Andrea Rogora. Anche qui però c’è l’utilizzo di luppoli Usa, pur senza la forte sferzata di amaro tipica delle IPA: la luppolatura è volta soprattutto a garantire i sentori resinosi, capaci di svilupparsi anche con l’invecchiamento tipico di questa tipologia di birra. L’IBU resta molto alto (70) ma dalla produzione si garantisce, come detto, un buon bilanciamento. Che la “Barone” (8,5% di alcool) sia differente dalle altre quattro prodotte da “The Wall” è evidente anche per gli altri indicatori: sono utilizzati zuccheri canditi, viene venduta solo in bottiglie da 75 cl, ha una etichetta sobria ed elegante (stavolta non è stato chiamato il writer Max Gatto, firmatario delle altre labels di Venegono) e un nome che vuol’essere un omaggio alla famiglia – Barone, appunto – proprietaria del birrificio.
E per questo “giro” abbiamo concluso: prossimo appuntamento, a breve, con il consueto carico di Natalizie da nord a sud del Varesotto.
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