Il movimento delle birre artigianali è un fenomeno che ha attecchito fortemente – anche da tanti anni – nella parte bassa della provincia, e ha comunque i suoi avamposti anche nel capoluogo. Nel Nord del Varesotto invece, il mondo craft non ha mai (ancora?) sfondato: i soli microbirrifici sono quelli di Induno (In Mostra) e Gemonio (Amalu), ma sono realtà con produzioni molto piccole anche rispetto ad aziende come The Wall, Orso Verde o Extraomnes.
Su questo fronte però, qualcosa si muove, nel senso che anche tra la Valcuvia e il Lago Maggiore è – finalmente, verrebbe da dire – nato un nuovo marchio: si tratta di Ma.Bo. Beer, che è una beer firm nata dall’impegno di due soci che hanno fatto diventare (come tanti altri) il loro hobby, l’homebrewing, un’attività commerciale più strutturata.
Il termine Ma.Bo. viene appunto dal cognome dei fondatori, che sono Alessio Marella e Stefano Bodio, amici di lunga data e colleghi per quanto riguarda il proprio lavoro, che qualche mese fa hanno “rotto gli indugi” e deciso di dare vita a una attività strutturata e ufficiale. Una storia riassunta così, in una chiacchierata in redazione con Malto Gradimento: «Da novembre siamo ufficialmente sul mercato e abbiamo raggiunto un traguardo al quale aspiravamo da tempo. La nostra esperienza da homebrewers è nata circa quattro anni fa; allora partimmo da zero e dopo qualche piccola produzione con i kit passammo presto al metodo all grain. La passione si è impennata: ci siamo costruiti un primo impianto fatto in casa, poi siamo passati a un all in one da 50 litri e abbiamo iniziato a frequentare i corsi di Unibirra e ad affinare sempre più le nostre birre». L’ultimo step è stato quello di partecipare – e fare risultato – ad alcuni concorsi, proprio con le ricette poi andate in produzione con il marchio Mabo Beer. «Abbiamo vinto a con la tripel a Novara in un contest dove ci siamo piazzati anche con altre birre al 4° e 5° posto e poi, a luglio, abbiamo spedito la IPA in Val d’Orcia ottenendo una medaglia di bronzo».
Curioso che un nuovo produttore parta da due stili non “immediati” per i consumatori e forse non così semplici da commercializzare: la tripel e la brown IPA. «Abbiamo in programma anche una terza birra, più “facile” e beverina, che lanceremo in primavera e che sarà la nostra bandiera per l’estate. Ora abbiamo scelto di partire da queste due un po’ perché sono birre che ci piace bere e un po’ perché comunque, avvicinandosi Natale, crediamo di poter stare su prodotti più alcolici, invernali e perché no, utili come confezioni regalo. Abbiamo cominciato con una produzione limitata e anche per questo ci è sembrato possibile iniziare da questi due stili».
Mabo per il momento ha infatti scelto di lavorare su un impianto piccolo, quello del già citato “Birrificio In Mostra” (ve lo avevamo presentato QUI) di Induno Olona. «Pensiamo di fare un passo per volta: il primo è proprio quello di una produzione piccola, per iniziare a farci conoscere – proseguono Alessio e Stefano – A Induno ci siamo trovati molto bene, con due soci giovani e appassionati che hanno una storia simile alla nostra, che ci hanno assistito al nostro esordio su un impianto ridotto (500 litri) ma professionale. Ora è venuto il tempo di iniziare a vendere: stiamo sondando il terreno sul nostro territorio e contattando i primi locali.».
Ora dunque, a disposizione, ci sono la “Scimbia” – e cioè la tripel da 8 gradi – e la “Sciura IPA”, 6,5% di alcol, ricetta all’inglese ma con un dry hopping effettuato con il luppolo mosaic. «E nomi in dialetto, per sottolineare la nostra origine», poiché Alessio è di Casalzuigno e Stefano di Leggiuno. La scimmia (scimbia), dunque, ritorna anche qui e non solo sul logo della beer firm. Il significato è proprio quello “classico”: «Ci è venuta la scimmia della birra, la scimmia di provare a produrla e a venderla». Buona fortuna, di cuore.
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