Torna in Lombardia il titolo di “Birraio dell’Anno”, assegnato nella tarda serata di sabato 16 gennaio a Firenze, con la proclamazione arrivata – come ormai consuetudine – dalla voce di Lorenzo “Kuaska” Dabove. Il nome che è risuonato al teatro Obihall di Firenze è stato quello di Fabio Brocca, l’uomo che crea i capolavori di uno dei più longevi e caratteristici birrifici artigianali d’Italia, il “Lambrate”.

Un successo che va dunque a premiare l’attività di un birraio e di un’azienda che hanno fatto la storia del giovane movimento brassicolo tricolore. Un successo – lo ricordiamo: assegnato grazie ai voti di un ampio panel di esperti coinvolti da “Fermento Birra” – per certi versi più difficile rispetto agli anni precedenti perché il nuovo format di “Birraio dell’anno” ha ampliato da cinque a venti la platea delle nomination. 

Brocca poi si è messo alle spalle un drappello di fenomeni del mestiere: secondo il torinese Valter Loverier (Loverbeer) già vincitore in passato, terzo Agostino Arioli (Birrificio Italiano), quarto Bruno Carilli (Toccalmatto) e quinto Francesco Mancini (Birra del Forte). Una classifica di tutto rispetto senz’alcun dubbio e una tradizione rispettata: nessuno è infatti riuscito a iscrivere per due volte il proprio nome nell’albo d’oro. Neppure l’unico varesotto, Schigi D’Amelio di Extraomnes, primo nel 2013 e anche stavolta tra i papabili.

La serata fiorentina – a proposito: il nome di Brocca era tra i più caldi nelle ore precedenti la proclamazione – ha assegnato un secondo riconoscimento. Per la prima volta infatti Fermento Birra ha deciso di premiare anche il birraio emergente (per birrifici nati da meno di due anni ma con un intero anno di produzione già alle spalle): qui la vittoria è andata nelle Marche, e cioé a Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani del birrificio MC77 di Caccamo sul Lago in provincia di Macerata.

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