Birrifici e “pub bandiera”, una vetrina importante. Ma non senza rischi

La necessità di avere un canale di vendita privilegiato, la possibilità di avere una vetrina speciale magari in una zona turistica o molto frequentata, l’occasione di unire la propria anima produttiva con quella commerciale. O ancora, l’antica formula del brewpub per i più piccoli. Sono molti i motivi che stanno spingendo i birrifici ad avere il proprio flagship pub, il “locale bandiera”, la birreria direttamente gestita o collegata all’unità produttiva.

The Wall Isola a Milano

Una tendenza sempre più forte sia a livello nazionale sia locale come dimostrano le aperture in serie dei birrifici della nostra provincia che negli ultimi due anni hanno moltiplicato la loro presenza “al dettaglio”. 

«I benefici di un’operazione del genere sono innanzitutto di immagine – conferma Stefano Barone di The Wall – perché avere un locale come il nostro in un quartiere come l’Isola a Milano ti mette per molti versi al centro di un mondo. Anche l’opportunità di avere un canale di vendita sicuro per il tuo prodotto è interessante, naturalmente, ma è bene ricordare anche i rischi di aprire un locale: bisogna essere cauti». L’elenco è lungo e comprensibile: dai costi del personale a quelli dei muri, dal rischio che una cattiva gestione porti riflessi negativi sul nome del birrificio. E poi, in certi casi, ci sono publican che rinunciano ad acquistare la birra di chi ha il locale in proprio.

La tap room di Orso Verde a Milano

Il discorso di Barone sull’immagine è simile a quello che ci fece Michela Zanetti in occasione dell’apertura dell’Orso Verde a Milano. «Aprire qui è una grande vetrina: fa conoscere il marchio e la birra a un pubblico molto numeroso e nel nostro caso serve a veicolare i numerosi cambiamenti in atto all’interno dell’azienda». Novità che si vedranno anche a Varese dove l’Orso Verde aprirà una tap room in via San Martino, come anticipato nei giorni scorsi proprio da Malto Gradimento.
E forse anche The Wall darà vita a un secondo locale proprio al primo piano della sede di Venegono Inferiore: per il momento ci sono un’idea e spazi in parte già attrezzati, ma non si tratta di un evento imminente.

Extraomnes: ecco perché si chiama “Bier&Cibo”

Milano, lo ricordiamo, è stato anche l’approdo del birrificio Vetra (zona Navigli, come Orso Verde) di Caronno Pertusella, mentre Extraomnes ha scelto di restare nei propri paraggi: sede a Marnate e locale a Castellanza, ma in una zona di forte passaggio e ad alta densità dal punto di vista birrario, tanto da essere tra i fondatori dell’associazione “Asse della Birra”. E di recente ha raddoppiato con un altro “Extraomnes Bier&Cibo” in quel di Savona.

Per i più piccoli invece, la formula “storica” del brewpub è quella più adeguata: è il caso del Mopps di Saronno che ha ereditato il locale e l’impianto che furono della “Fabbrica”, prima esperienza di birra artigianale in provincia. Oppure di Amalu, a Gemonio, anche se ora nella sede originale è rimasto il pub, con la produzione spostata a Somma Lombardo.
Nel mezzo c’è infine l’esperienza di A Tutto Malto in quel di Gallarate: la famiglia Galuppi infatti ha affiancato alla produzione un vero e proprio ristorante (il Degustibus), sfruttando il fatto che Andrea (il figlio) è chef di professione e può lavorare spalla a spalla con Giambattista (il padre), cioè il birraio.

CHI (PER ADESSO) MANCA: 50&50

Se escludiamo gli ultimissimi nati (il Birrificio Dei Laghi di Vergiate e il Birrificio In Mostra di Induno), c’è solo un’azienda brassicola della provincia priva di un locale collegato direttamente a essa. Si tratta di 50&50 di Varese anche se il tempo potrebbe colmare questa lacuna. «Aprire un locale nostro è un’idea che ci piacerebbe realizzare e che abbiamo da molto – racconta Alberto Cataldo, uno dei due soci – però si devono creare le condizioni giuste. Noi non abbiamo alle spalle una storia lunga come l’Orso Verde né aziende strutturate in altri campi, quindi è necessario valutare attentamente i benefici e le spese: se da un lato c’è uno smercio diretto della birra, dall’altro ci sono i costi fissi e quelli legati al personale». Scogli superabili ma con un attento business plan, dunque. Ma non è escluso che sia proprio 50&50 il prossimo ad annunciare qualche novità in materia.

Un tipico tavolo al “Siebter Himmel” di Carnago

IL CASO “BIRRIFICIO SETTIMO”

Nel panorama varesotto c’è anche un birrificio che si discosta dal discorso generale, il Settimo di Carnago, che ha alle spalle una storia differente dalle altre realtà brassicole della zona. «La nostra famiglia ha investito sulla birra artigianale nell’ottica di offrire un ulteriore prodotto di qualità all’interno dei nostri locali» spiega Nicola Barban. Il “Settimo” infatti è parte di un gruppo che gestisce le cinque pizzerie marchiate “Fabbrica Pizza”, la pizzerie “Veratti” di Varese oltre al pub e al ristorante birreria “Siebter Himmel”, quello che si può considerare il locale bandiera del gruppo in ambito birrario. «La nostra esperienza è differente rispetto a quella degli altri birrifici: il Siebter è un locale completo ma lontano dalle città o da strade trafficate: qui offriamo un servizio di qualità che i clienti scelgono di raggiungere». Ovviamente Settimo segue anche canali di vendita più tradizionali ma è evidente che il consumo “interno” rappresenti una parte importante della produzione.

L’ELENCO DEI FLAGSHIP PUB

Amalu (Gemonio) – Brewpub Gemonio (via Rosaspina)
A Tutto Malto (Gallarate) – Ristorante “Degustibus” Gallarate (via P. da Gallarate)
Extraomnes
 (Marnate) – Pub “Bier&Cibo” Castellanza (via don Minzoni), birreria “Bier&Cibo” Savona (piazza D’Alaggio)
Mopps
(Saronno) – Brewpub Saronno (via P. R. Giuliani)
Orso Verde
 (Busto A.) – Tap room Milano (via Corsico), tap room Varese* (via San Martino)
Settimo (Carnago) – Pub e ristorante Carnago (via Monte Rosa)
The Wall (Venegono Inf.) – Pub Milano (via Carmagnola)
Vetra (Caronno P.) – Tap room Milano (alzaia Naviglio Grande)

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