In certe parti d’Italia, dove la carta delle birre è compilata con grande attenzione, forse non farebbe notizia. In provincia di Varese invece, specie nella parte alta, un posto come “La Pinta” di Laveno a pochi metri dalle acque del Lago Maggiore, è una sorta di ancora di salvezza per chi vuole assaggiare qualche birra originale, di quelle che non si trovano o compaiono raramente sugli scaffali dei supermercati (negozi specializzati non ce ne sono…).
A gestire il locale, e a compilare una carta ben fornita, c’è anzitutto Stefano Massarotto, che ha aperto “La Pinta” nel 2010 e che anche di recente ha voluto ampliare l’offerta di bottiglie a favore della clientela, con tanto di restyling del menu. Questo ora non si limita a indicare immagini e prezzi ma spiega quale bicchiere utilizzare, le caratteristiche delle diverse birre, le modalità per versarle e tanto altro ancora.
«Rispetto ad altri che fanno il mio mestiere, io non ho iniziato a tenere questi prodotti per passione personale. Intendiamoci, le birre mi piacciono e mi piace scoprirne di sempre diverse, però la mia scelta di base è stata soprattutto professionale – spiega Stefano davanti a una Chimay Dorée – Io provengo dal mondo della ristorazione ma mi sono documentato sulla storia dei pub e delle birrerie per dare ai miei clienti un’offerta che fosse la più ricca possibile. E per creare un locale in cui fosse piacevole bere la birra».
Così è nata una carta molto interessante: «Oggi, oltre alle spine, siamo a cento diverse birre in bottiglia di vario formato e con il passare del tempo i clienti chiedono sempre più di bere prodotti ricercati e particolari. Del resto ho scelto io di non tenere le classiche “birre da supermercato” e sono contento di questa attenzione».
Nell’elenco ci sono tante nazioni, anche se l’Italia è poco presente. Però, un po’ a rappresentare anche il mondo artigianale e nazionale, sono spuntate di recente le etichette della brianzola Menaresta. «Il movimento italiano sta sicuramente facendo passi avanti decisi – spiega Massarotto – ma secondo me il nostro è un Paese che ha prima di tutto altri valori gastronomici tradizionali, quindi preferisco proporre bottiglie da altre nazioni. Anzitutto il Belgio (gamma quasi completa di trappiste ndr) e la Germania, ma anche Scozia, Inghilterra, Olanda, Stati Uniti e altre ancora in misura minore. Detto questo non mi fermo: mi è stata proposta Menaresta e l’ho inserita volentieri in lista per dare un’altra opportunità ai clienti. Vediamo come andrà».
Ma qual è la birra preferita di “mister Pinta”? «Difficile indicarne una in particolare, anch’io decido di volta in volta a seconda di quello che ho voglia. Diciamo che sono piuttosto tradizionalista: se mi va una classica lager scelgo le tedesche, se è il momento di una birra dal corpo importante vado sulle belghe tipo dubbel, tripel… ma a volte preferisco una buona stout e allora guardo Oltremanica…». E per finire, anche Stefano conferma che in questo mondo non si finisce mai di imparare: «Quando posso viaggiare, continuo a osservare come viene trattata la birra nei vari posti che visito. Non sono un ricercatore di prodotti nuovi, ma mi piace vedere e capire come vengono gestiti i locali e serviti i clienti. Mi è capitato spesso di andare in Baviera o in Belgio per questo, e lassù sono maestri».
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Ciao Franz, solo una precisazione al passaggio “negozi specializzati non ce ne sono…”, in realtà qualcosa c’è, ad esempio da poco ho scoperto “La tana del luppolo” a Sesto Calende, che in realtà ho capito via Facebook esiste da almeno un anno.
Titolare molto in gamba, ampia selezione di birre di ogni tipo, e aperto fino a tardissimo praticamente ogni giorno.
Facci un giro 🙂
Ciao Dellok! Quel che dici è vero, ma io mi riferisco all’alta provincia: tra Laveno e Sesto ci sono 25 chilometri, tra Laveno e Zenna altri 30… e in tutto questo spazio non ho notizia di posti simili. Ben venga qualche segnalazione in merito. E ben venga anche la tua: quando passo in zona Sesto, vado a trovare la Tana!