Nel 2005 l’elezione al soglio pontificio di Josep Ratzinger portò alla ribalta – se mai ce ne fosse stato bisogno – la birra bavarese. Benedetto XVI, nativo di Marktl am Inn, venne anche omaggiato di una birra creata appositamente dalla Weideneder Bräu, ribattezzata Papstbier (nella foto – qui trovate l’approfondimento in lingua italiana sul sito del produttore) e venduta tra i souvenir papali.
Questa volta la scelta di un papa argentino ha un po’ sopito l’entusiasmo degli appassionati di birra (ovviamente parliamo solo dell’aspetto brassicolo, non di quello religioso/spirituale/politico): nel paese sudamericano infatti ci si abbevera soprattutto con la Quilmes, famosa un po’ in tutto il mondo soprattutto per le sponsorizzazioni sportive a partire dal Boca Juniors e di proprietà della multinazionale americana Anheuser Bush-InBev.
Riposte le speranze di un papa belga però, i birrofili hanno trovato un nuovo motivo per ringalluzzirsi: dai sacri palazzi vaticani è infatti trapelata la notizia che i cardinali riuniti in conclave hanno potuto dissetarsi con una birra d’abbazia italiana, una chicca prodotta dai monaci benedettini di Norcia.
Ad annunciarlo con tanto di foto è stato il blog stesso dei frati umbri: la birra consegnata si chiama “Nursia”, l’antico nome della città di Norcia, ed ha come modello dichiarato quello delle mitiche trappiste belghe. In particolare il mastro birraio, l’americano Padre Benedetto, ha studiato l’arte nei monasteri di Achel e St. Sixtus (quest’ultimo produce la mitologica Westvleteren). Come avviene per i trappisti, anche i frati di Norcia commercializzano la propria birra per contribuire al sostentamento del monastero stesso.
A consegnare le casse di “Nursia” per i cardinali ospiti presso la Casa di Santa Marta sono stati don Giovanni e frater Francesco: e chissà se anche Jorge Mario Bergoglio – ora Papa Francesco – l’ha degustata prima di vestirsi con gli abiti del pontefice.