(franz) Ah, le Ipa. Uno degli stili brassicoli più noti, tornati in auge – soprattutto nelle versioni americaneggianti – di recente, bandiera di tanti birrifici anche italiani e birre irrinunciabili per chi vuole (credendo magari di essere più sapiente degli altri) farsi la bocca amarissima. Le Ipa però non possono prescindere dalla storia e dalle sue caratteristiche basilari; stando al nostro oste, questo prodotto griffato dalla statunitense Shipyard Brewng, è una di quelle che meritano un assaggio.
Ipa, che Dio la benedica. Purchè sia Ipa vera, ovvero una birra luppolata e alcolica il giusto. Ben vengano le rivoluzioni, le innovazioni, la trasgressione ma chiamiamo Ipa una birra amara senza compromessi e di gradazione importante.
Le Ipa, infatti, in origine venivano caricate di luppolo e alcol, che avevano funzione di disinfettante e conservante, per poterle trasportare dalla Gran Bretagna alle Indie circumnavigando l’Africa, senza che la durata del viaggio o le temperature elevate potessero deteriorare il gusto della bevanda preferita dai colonizzatori albionici.
La Monkey Fist del birrificio Shipyard, dalla città di Portland che si trova in Maine (da non confondere con la più nota metropoli dell’Ohio) in questo senso, è una Ipa vera e di gran gusto pur affidandosi a luppoli (chinook, cascade) made in USA e non a quelli più tradizionali di origine britannica. Mea culpa, non l’ho “affrontata” appena ha preso posto in cantina ma per fortuna da allora è trascorso poco tempo e la bottiglia si è rivelata in ottima forma.
Color rame, ha un fresco e balsamico profumo di pompelmo rosa, limone candito, erbe alpine, ginepro, mentre in bocca sprigiona tutta la sua prepotenza amara appena bilanciata da timidi accenni zuccherini brutalmente scacciati dal finale astringente che ripulisce gradevolmente il palato lasciando una persistenza lunga come una traversata oceanica. Una birra che… conquista.
Tipologia: India pale ale
Colore: rame
Alcool: 4,6%
IBU: n.d.
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