Fatta la legge… – Opinioni sulla nuova definizione di birra artigianale

La nuova legislazione che per la prima volta – dopo vent’anni – stabilisce una definizione per la birra artigianale italiana è da alcuni giorni l’argomento più caldo nell’ambiente brassicolo. Un po’ tutti gli addetti ai lavori e gli appassionati si sono soffermati – dal vivo e online – a discutere delle normative di cui vi abbiamo parlato in un articolo pubblicato nei giorni scorsi (lo trovate QUI).

Carilli

Bruno Carilli – Toccalmatto

Pareri spesso discordanti e talvolta estremi: ecco perché abbiamo provato a coinvolgere di persona qualche volto noto del movimento birrario nel corso della nostra visita al Beer Attraction di Rimini. Un campione minimo per numero, ma importante per l’attività svolta come vedrete tra poco. Un articolo che non “fa statistica” ma che prova ad aggiungere al dibattito alcune voci interessanti. E interessate.

Il nostro mini-viaggio inizia in uno stand decisamente gettonato, quello di Toccalmatto, il birrificio di Fidenza che da molti anni regala delle autentiche perle agli appassionati. E parliamo direttamente con l’artefice del successo di Toccalmatto, Bruno Carilli: «All’atto pratico questa definizione per noi è ininfluente. Però credo che andasse coniata e a me tutto sommato quello che è stato scritto va bene. La legge definisce la birra artigianale senza mettere troppi paletti e questo in Italia è già un pregio, viste certe altre decisioni».
Carilli però vuole mettere a fuoco gli aspetti su cui sarebbe necessario intervenire: «Io credo che i problemi dei birrifici artigianali siano altri: in primis la gestione burocratica che naturalmente comprende il tema delle accise ma va anche oltre a quello. Siamo in balìa di una ventina di enti e questo è causa di grande incertezza: ogni volta abbiamo a che fare con funzionari che devono interpretare le norme, noi non siamo tutelati dalle decisioni affidate a singoli personaggi. E questa confusione è creata dagli stessi enti pubblici. Quindi la nuova legge non mi sembra un problema, soprattutto in relazione a ciò».

Simone Dal Cortivo - Birrone

Simone Dal Cortivo – Birrone

È invece ai margini dello spazio di Beer Attraction dedicato a corsi e seminari Simone Dal Cortivo, quando risponde alle domande di Malto Gradimento. Il “birraio dell’anno 2015”, figura chiave del birrificio vicentino Birrone, non si discosta molto rispetto alle parole di Carilli per quanto riguarda la nuova definizione. «Su questo argomento le opinioni dipendono dalle esigenze che ciascuno ha. Dovessi dire la mia, non sono d’accordo con il divieto di microfiltrazione e ritengo che vietare la pastorizzazione sarebbe sufficiente, però ben venga che ci sia una denominazione comune. Il limite per ettolitri va bene: è molto largo, ma consente a chi vuole ampliarsi di farlo senza dover correre rischi in questo senso. Detto questo, le discussioni continueranno a lungo, però ritengo sia stato giusto iniziare a dare un riconoscimento al nostro prodotto e al nostro mondo». Dal Cortivo non si iscrive alla schiera di chi critica il fatto che la definizione sia arrivata dal mondo della politica. «In un certo senso, i parlamentari ci hanno tolto un peso: temo che per noi metterci d’accordo non sarebbe stato facile».

Lo staff di Etnia a Rimini. Andrea Ferri è il primo a sinistra

Lo staff di Etnia a Rimini. Andrea Ferri è il primo a sinistra

Dopo due mostri sacri del movimento artigianale italiano, è la volta di una realtà ben più recente rispetto a Toccalmatto e Birrone. Parliamo di Etnia, birrificio pavese ma con radici pugliesi: sulla nuova legge l’intervento è dell’amministratore Andrea Ferri (il birraio è invece il nostro amico Nicola Grande). «In Italia per anni si è ragionato di birra pensando alle grandi industrie ed è chiaro che il movimento dei piccoli birrifici non è paragonabile a esse. Altrettanto evidente però che questo può essere il momento della svolta e una manifestazione come Beer Attraction ben testimonia quale sia la portata attuale della birra artigianale. Dunque è anche l’ora di una legge: ben venga a mio avviso un limite massimo di ettolitri da rispettare, e ben venga anche che si parli di indipendenza. Credo sia doverosa la chiarezza verso le società che ci sono alle spalle di un birrificio. Per il resto – conclude Ferri – sui dettagli tecnici ci si può ragionare; piuttosto però le norme andrebbero integrate con una valutazione serie sulle accise, perché la situazione attuale è davvero assurda.

Nel complesso quindi, i tre birrifici da noi interpellati tra gli stand di Rimini sono piuttosto favorevoli alla definizione coniata dal parlamento per prodotti e produttori artigianali. A corollario ci permettiamo di riportare anche l’opinione di Teo Musso di Baladin, che ha parlato (prima della promulgazione della legge) dell’argomento con Nicola Utzeri di Fermento Birra.

«La soglia di dimensionamento c’è già ed è quella individuata dalla UE, 200mila ettolitri, ed è proporzionata al mercato europeo […]. La mia definizione? Per birra artigianale si deve intendere una birra prodotta da birrifici iscritti all’albo degli artigiani o commercianti con vendita e mescita dirette o birrifici agricoli. Il birrificio dev’essere indipendente, non deve avere come partecipate multinazionali; deve essere prodotta birra viva in uscita».

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