È uno dei capostipiti del movimento artigianale per quanto riguarda il Centro Italia, è stato tra i primi a percorrere la strada degli abbinamenti studiati tra birra e cucina, si è fatto apprezzare per i suoi prodotti un po’ fuori dagli schemi e sottolinea a più riprese l’importanza del singolo birraio nel caratterizzare la produzione.
Concetti che il mondo della birra craft all’italiana, così magmatico e sempre alla ricerca di novità, pare aver messo troppo frettolosamente alle spalle. Una evoluzione che non sembra però riguardare il protagonista del nostro articolo di oggi, Jurij Ferri. L’inventore e anima del birrificio pescarese Almond ’22 (la sede è a Loreto Aprutino), padre italiano e madre svedese, è ben determinato a proseguire nel proprio percorso fatto di birre di carattere, inusuali, studiate per poter essere consumate a tavola davanti a piatti cucinati con sapienza e ricchi di qualità.
Dietro al suo bancone di Beer Attraction di Rimini, dove lo abbiamo incontrato (assist di Valentina Brambilla), Jurij accoglie con la stessa disponibilità gli amici di lunga data, i fans, i curiosi e i – passateci il termine – i fanfaroni, con i quali spende subito alcuni minuti nello spiegare le basi del suo mestiere e delle sue creature. Le birre, tra le quali ci sono le inossidabili come la “Torbata” e la “Pink IPA” ma pure la nuova e intrigante “Fruit saison” al ribes nero, brillante e beverina. «Tutte le mie birre devono avere un senso anche a tavola visto che ho una formazione da cuoco e amo ricercare gli accostamenti tra piatti e bevande. Per quanto riguarda la Fruit Saison ho voluto un prodotto del genere, “da aperitivo”, ma anche ottimo per qualche abbinamento che mi è molto caro. Una fritturina di pesce, o le verdure in pastella, perfette per una birra con questa consistenza, con questi sapori».
Jurij parla con passione, ma sa bene che questa, da sola, non fa un birraio. «Serve preparazione, è necessario studiare, ma devo dire che le nuove generazioni di birrai italiani sono molto migliori rispetto al passato». La passione però è quella che gli ha fatto inventare la “Torbata” nell’ormai lontano 2003: «L’ho creata per amore del whisky, è finita anche nell’ultimo atlante firmato da Michael Jackson insieme alla “Farrotta”. La mia “Torbata” – continua Jurij – ha tra gli ingredienti la buccia d’arancia: chi beve non la sente, ma è un’aggiunta indispensabile per togliere l’amaro in eccesso. Un trucco che ho imparato in cucina, come ne ho utilizzati altri per produrre le mie birre».
Ferri, che ha chiamato “Almond ’22” la propria azienda perché la prima sede era in un vecchio edificio dove un tempo le donne sbucciavano le mandorle per produrre i famosi confetti di Sulmona, poi torna su un altro concetto a lui molto caro: l’importanza del birraio, della sua formazione, delle sue idee che caratterizzano il prodotto finito. «Sono convinto che il terroir della birra sia il birraio stesso. E accanto a esso sono fondamentali le materie prime: bisogna conoscere gli ingredienti della birra, saperli accostare, scegliere quelli che si ritengono i migliori. Una ricerca che nel mio caso è decisiva: per il ribes nero, per esempio, mi sono rivolto al Trentino. Una volta fatta la ricetta è necessario però che la birra risulti, come si dice in inglese, user friendly: dev’essere un prodotto trasversale, che tutti possono amare».
Beer Attraction – Tutti gli articoli su Malto Gradimento (2016, 2017, 2018)
Segui la pagina di MALTO GRADIMENTO su Facebook