Tempo fa avevamo parlato di una birra misconosciuta, brassata nel Vercellese, ma con il cuore varesino. Il marchio e la materia prima “speciale” arrivavano infatti da Brinzio: si trattava della birra di castagne prodotta per l’azienda agricola Piccinelli con le castagne raccolte nel territorio circostante al Campo dei Fiori.
Quella dei Piccinelli non è però la sola azienda che si rivolge al birrificio Valle Cellio, piccola unità produttiva aperta sulle alture della Val Sesia in località Casaccia per realizzare questo tipo di birra. La stessa strada è seguita infatti da “La Bola”, azienda agricola forestale con sede a Orino condotta da Davide Giovannoni: è lui che ci racconta qualcosa in più della birra alle castagne che porta lo stesso nome della sua impresa.
«L’idea originale è dei Piccinelli – ammette Davide – che fanno parte come me del Consorzio Castanicoltori di Brinzio, Orino e Castello Cabiaglio. La birra alle castagne è la stessa, che imbottigliamo con etichette diverse. Del resto ci siamo trovati bene con il Birrificio Valle Celio, e siamo felici di collaborare con loro: noi portiamo le castagne, loro preparano la birra che poi vendiamo in occasione di mercatini e altre manifestazioni simili».
La produzione è però molto limitata: «Già, e per vari motivi – prosegue Giovannoni – L’impianto del Valle Celio non consente quantitativi elevati per ogni singola cotta, inoltre in questi anni ci si scontra con la carenza di materie prime e cioé delle castagne.
Pochi anni fa la mia azienda ne raccoglieva e ne destinava alle varie lavorazioni (solo una piccola parte quindi per la birra ndr) 7 quintali all’anno, nel 2012 erano poco più di 3 quintali, questo autunno invece è stato disastroso e praticamente siamo rimasti a secco. I lunghi periodi di pioggia hanno praticamente azzerato l’impollinazione da parte delle api e così di castagne non se ne sono viste». La produzione brassicola però è salva: «Visto che la particolarità della Bola è proprio la provenienza nostrana delle castagne, quest’anno la cotta sarà fatta con i frutti del 2012 che abbiamo conservato essiccati. Ciò potrebbe cambiare alcuni parametri organolettici del prodotto finale, ma del resto questo è anche il bello di una bevanda artigianale come la nostra. La quantità prodotta sarà comunque inferiore a quella delle precedenti versioni: di solito ne ordinavamo 500 litri, stavolta dovremo farne di meno». Un altro problema che impedisce una produzione maggiore riguarda il prezzo, ma d’altra parte il confezionamento particolare incide parecchio sui costi: «Abbiamo deciso di commercializzare “la Bola” in bottiglie di ceramica da mezzo litro (foto), con chiusura “a macchinetta”, oltre a qualche bottiglione da due litri, sempre nello stesso materiale. Il costo all’acquisto è quindi superiore alla media ma, appunto, se ne fa poca e viene richiesta soprattutto per cesti regalo o per amanti del genere».
Nel bicchiere La Bola – alta fermentazione, alcol al 5,8% – si presenta con una schiuma fine e mediamente persistente, piuttosto torbida – ovviamente non è filtrata (e neppure pastorizzata) – di un colore… castano (eh beh…) chiaro. Il naso offre un discreto aroma di castagna anche se in bocca questo non è così marcato. Una scelta precisa, spiega Giovannoni: «Abbiamo preferito una birra con sapori non troppo intensi, piuttosto dolce, che piaccia più facilmente a tutti». Scelta che non ci trova d’accordo (una birra alla castagna, secondo noi, deve avere questa caratteristica ben evidente), ma questa è un’opinione personale. La Bola è piuttosto carbonata, ha un corpo medio e una maltatura prevalente sul luppolo, tenuto in sottofondo. Gradevole e curiosa: vale la pena assaggiarla. Cercatela sulle bancarelle in questo autunno Varesotto ormai inoltrato.
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bella intervista