Fuori non si può andare, causa coprifuoco. Alla televisione scorrono immagini lisergiche: Elio – delle Storie Tese – semitravestito da Little Tony che canta una canzone di Patti Pravo. Insomma, è stato il mio pensiero, forse è ora di stappare qualcosa di forte, cercando però di andare sul sicuro.
Ecco quindi che la scelta per alcolizzare il sabato sera è ricaduta su una bottiglia che custodivo da un anno e mezzo, dalla mia visita al minuscolo e originale pub di Nicola Grande nel centro di Pavia.
Se le altre bottiglie acquistate in quell’occasione sono presto evaporate, la PhilMath era rimasta ben riposta in cantina, un po’ perché quella birra ha caratteristiche di lunga durata, un po’ perché le birre così tanto alcoliche – stiamo parlando del 13,5% (!) mi mettono sempre in soggezione. Ma quando poi Elio si è messo direttamente a duettare con la Patty, non ho più avuto dubbi sul da farsi.
Nel bicchiere, la PhilMath si rivela in tutto il suo bel colore tra il dorato carico e l’arancio, offrendo anche uno strato di schiuma bianco, non molto fine e piuttosto sottile dopo la vigoria iniziale (che vedete nella foto). Il naso comincia a rivelare quel che poi accadrà all’assaggio: la birra – lo stile è quello delle belgian strong ale – porta con sé profumi di miele di castagno, di prugna e lampone ma anche note di mandorla.
E’ però in bocca che la PhilMath dà il meglio di sé: si presenta con una leggera e piacevole frizzantezza accompagnata fin da subito da un corpo pieno che, tuttavia, nasconde molto bene il tenore alcolico. Ci sono il caramello, le spezie, i frutti di bosco, la prugna e – a nostro parere – ancora un sentore di mandorla o comunque di frutta in guscio. Con un blitz, si fa sentire anche qualche notarella amara per nulla fastidiosa e, anzi, complementare per una bevuta importante e molto interessante. Rimane, a bicchiere ormai vuoto, il mistero: dove si è nascosto l’alcol?
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