Nella storica sede del Corriere della Sera, in via Solferino, è appesa una grande cartina del mondo con appuntati tutti i luoghi dove si trovano gli inviati dello storico quotidiano milanese. Chissà se un’idea simile è mai balenata anche nella testa di Pietro Di Pilato (foto a lato) e dei suoi soci, quelli che meno di tre anni fa hanno dato via al progetto Brewfist e che mese dopo mese, sacrificio dopo sacrificio, stanno tenendo alta la bandiera della birra italiana in giro per il globo. Già, perché a sentir snocciolare i Paesi in cui arrivano fusti e bottigliette prodotte a Codogno, piena pianura padana senza storia brassicola alle spalle, viene da sgranare gli occhi.
Spagna, Belgio, Francia, Regno Unito, Irlanda, l’intera Scandinavia, Polonia. E poi ancora Usa, Australia ma anche qualcosa in Cina e Giappone. «E abbiamo appena spedito il primo carico di sempre nelle Filippine» sorride quasi imbarazzato Pietro accarezzandosi la barba all’interno della sala di cottura (foto a lato) pronta all’ennesimo sconvolgimento, visto che nei prossimi mesi Brewfist crescerà ancora e dovrà riorganizzare gli spazi.
Investire per migliorare e innovare l’azienda è uno dei “comandamenti” principali per il birrificio lodigiano che, proprio grazie alle proprie politiche (e ai propri sacrifici: usiamo non a caso per la seconda volta questa parola) potrà passare dai 3.500 ettolitri del 2012 ai 6mila di quest’anno per toccare il milione di litri nel 2014 quando sarà possibile effettuare 5 o 6 cotte settimanali, contro le tre attuali. Cifre fuori dalla portata di quasi tutti gli artigianali italiani, che invece avvicineranno Brewfist ai maggiori produttori nazionali del settore craft, e cioè Birra del Borgo e Baladin.
Il tutto senza dimenticare la qualità, ma da questo punto di vista i riconoscimenti piovuti da più parti in direzione Codogno sono una garanzia assoluta, così come l’andamento del mercato visto che la birra è praticamente già venduta prima ancora di essere prodotta. Brewfist, che fa anche da terzista in modo continuativo, propone in questo momento una gamma composta da una dozzina di birre, la gran parte delle quali prodotte in stili anglosassoni, intesi sia come britannici sia come nordamericani, cui si aggiungono qualche rarissima divagazione (belga o tedesca) e alcune collaborazioni.
E non poteva che andare in questo modo visto che Pietro, dopo la laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari a Milano, è partito proprio per l’Inghilterra per imparare i trucchi del mestiere e affinare le proprie qualità di mastro birraio. Dopo altre esperienze in zona ecco la nascita di Brewfist che ha fatto fin da subito scelte radicali: andare sul mercato solo con fusti e bottigliette da 33 cl (un po’ in controtendenza rispetto a molti altri produttori), dare grande attenzione al marketing grazie a nomi ed etichette di grande impatto, attraenti anche per i più distratti. Basti pensare alla Czech Norris, gioco di parole scelto per l’unica pils in catalogo (ovviamente “forzuta”: 7% di alcool), o alla Burocracy così chiamata per denunciare le difficoltà legislative che si incontrano in Italia per aprire e condurre un’azienda. Il prodotto di punta rimane la Spaceman, una IPA amara e aromatica che rappresenta bene la scelta stilistica fatta dai ragazzi di Codogno. A proposito di scelte caratterizzanti, i soci di Brewfist hanno affiancato alla produzione anche un pub, il Terminal 1, sempre sul territorio della cittadina a pochi chilometri dalla sede produttiva, dove invece è attivo lo spaccio aziendale. Il tutto per creare un piccolo universo luppolato capace di scalare in pochi anni il mondo dell’artigianale italiano e, perché no, di diventare una case history da studiare e un esempio da seguire in un settore ancora giovane e aperto alle novità.
FOTO – La galleria di immagini su VareseNews
VIDEO – L’intervista su MaltoGradimentoTv:
facendo due conti con il loro impianto dovrebbero fare 32 cotte al giorno per produrre 600.000 hl in un anno….mi sa che c’è un errore sulle proporzioni…;-)
Direi che ho fatto un disastro con le equivalenze: correggo subito il pezzo! Grazie