Come nasce una birra da medaglia? La “Gaudio” di Beha Brewing

Nelle scorse settimane i birrifici artigianali italiani si sono fatti valere in due grandi concorsi di respiro europeo, tra i più importanti a livello continentale: 29 le medaglie ottenute al Brussels Beer Challenge organizzato nella capitale belga (sette ori), 28 medaglie – record tricolore nella competizione – guadagnate in Germania all’European Beer Stars che si tiene in Baviera.

La “Gaudio” accompagnata dalla sua bottiglia

Tanti le aziende premiate nelle due competizioni, e anche questa è una bella notizia perché non c’è alcun “gigante” in grado di imporsi ma, al contrario, molti produttori relativamente piccoli si sono imposti con la loro qualità. Ma come nasce una birra da medaglia internazionale? Lo abbiamo chiesto a un birrificio giovanissimo che, quindi, non ha alle spalle un background consolidato a livello europeo e che ha dunque dovuto partire da zero per posizionare sul podio la propria bottiglia. Continua a leggere

Stefano, dalle Midlands alla Romagna per il progetto Beha Brewing

Quattro anni fa, sul nostro blog, vi parlammo dell’avventura di un giovane appassionato di birra italiano, volato in Inghilterra per fare del suo hobby un lavoro attraverso una regolare formazione accademica. Stefano Occhi, milanese, a quel tempo 32enne, era iscritto al corso di Scienza Birraria all’Università di Nottingham ed era al lavoro per una tesi di laurea molto particolare, nella quale – con altri due compagni – doveva dare vita a una nuova birra con tanto di supporto commerciale e attività di marketing. La “Zerogravity”, questo il nome di quella birra, era stata poi prodotta da Castle Brewing e aveva permesso a Stefano e soci di completare nel modo migliore il percorso accademico.

A seguito di quella esperienza, Occhi è tornato in Italia e si è messo al lavoro per dare vita a un progetto birrario che, negli ultimi mesi, è diventato realtà. «Non ho scelto Rimini, è Rimini che mi ha chiamato» racconta Stefano dal suo stand al Beer Attraction 2020 nel quale ha potuto “giocare in casa”.

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