Si possono chiamare witbier (alla fiamminga) o bière blanche (alla vallone) e rappresentano uno stile belga che ha rischiato di estinguersi per sempre, quando – per fortuna – Pierre Celis la riportò in auge (dal 1965) con la sua Hoegaarden, rifondata nel paese omonimo che è stato la culla – insieme alla vicina-rivale Lovanio – di queste birre. Prodotti che hanno la particolarità di essere realizzati utilizzando il frumento (non maltato in questo caso) e non solo l’orzo. Per rappresentare il mondo delle wit ho scelto la Blanche de Namur, birra che si comincia a trovare anche sugli scaffali della grande distribuzione italiana e non solo nei beer shop o nei pub per grandi appassionati.