Si era infilato in un portatovaglioli nascosto, e usato per tenere vicina una mazzetta di vecchi sottobicchieri, scena comune per chi ha da tempo la passione della birra e – probabilmente – non cura come dovrebbe i propri oggetti.
È saltato fuori oggi, mentre ero alla ricerca di un certo bicchiere, e merita di essere condiviso con i lettori di questo blog e in particolare di quelli che da tanti anni vagano alla ricerca di birrifici artigianali.
Quello che pubblico qui, è un antico – massì: in questo mondo è un aggettivo che ci può stare! – depliant che probabilmente avevo recuperato in una mia visita al Birrificio Italiano a cavallo del Duemila. Anni davvero pioneristici per la birra artigianale italiana che proprio allora stava per iniziare a fare “rete”, a uscire dai brewpub annessi alla sala cottura che erano il canale principale di distribuzione per i primi produttori.
Tra questi, riportati sull’ultima facciata, c’erano già alcuni mostri sacri del settore: oltre al “Birri” di Agostino Arioli erano segnalati i piemontesi “Baladin” di Piozzo (Cuneo) e “Beba” di Villar Perosa (Torino), i lombardi “Lambrate” di Milano e “Centrale della birra” di Cremona (l’unico ora non più attivo) e il veneto “Vecchio Birraio” di Campo San Martino (Padova).
Sei aziende, allora semplici microbirrifici, che diedero vita a Unionbirra, la prima associazione di categoria (che poi si trasformò nella attuale “Unionbirrai”), editrice del volantino in oggetto. Quindici anni e qualche centinaia di birrifici dopo è bello ritrovare quel mondo e rendere omaggio a chi ha fatto per prima breccia in Italia, educando – anche con semplici pubblicazioni come questa – una nuova generazione di appassionati.
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Bellissimo ed emozionante ! Grazie, Ago
Ago, il ringraziamento va da noi a te!