Arriva l’influenza. Vacciniamo?

Dal prossimo 6 novembre, prende il via la campagna di vaccinazione antinfluenzale da parte di medici di base, pediatri di libera scelta e distretti dell’Asl. La dose è gratuita per alcune categorie specifiche, ben indicate dal Servizio Sanitario Nazionale. Hanno diritto al vaccino:  bambini di età superiore ai 6 mesi, adolescenti e adulti fino a 64 anni, affetti da patologie che aumentano il rischio da complicanze da influenza
bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di sindrome di Reye in caso di infezione influenzale
donne che all’inizio della stagione epidemica si trovino nel secondo e terzo trimestre di gravidanza

Chi non rientra in queste categorie può acquistare il vaccino in farmacia a un costo variabile tra gli 8 e i 10 euro, più caro è il medicinale se adiuvato.

Ma cosa ne pensa il primario di pediatria del Del Ponte Luigi Nespoli?
«Il vaccino è consigliabile perchè si evitano fastidiose conseguenze o malattie ben più gravi come la broncopolmonite. Può capitare che l’influenza che si presenta sia meno virulenta di quanto annunciato, per cui il vaccino si dimostra superfluo. Ma quando si è in presenza di bambini deboli di salute o di bimbi che hanno già delle problematiche sanitarie, allora è bene non sottovalutare questa opportunità. Anche i bambini che frequentano molto i nonni sarebbe meglio che si vaccinassero, soprattutto per evitare un circolo continuo di contagi.

Si parla di vaccini adiuvati e non adiuvati che hanno un costo inferiore. Cosa preferire?
Sicuramente quelli adiuvati, la copertura è suoperiore. Ricordiamoci, comunque, che si tratta di una maggiore o minore garanzia di immunità ma per un periodo limitato nel tempo. La questione dell’adiuvante era assurta agli onori di cronaca qualche anno fa quando si utilizzò lo squalene. Ma è una storia passata

A quale età è meglio vaccinare i bambini?
La società di pediatria consiglia dal settimo mese. Comunque è bene alzare la soglia della prevenzione quando i piccoli iniziano a frequentare la “comunità”, andare al nido o all’asilo. Da una semplice influenza si può arrivare a complicanze più gravi

Ma non si dice che ogni malattia genera anticorpi?
In parte può essere vero ma se consideriamo che questi anticorpi sono destinati a durare poco, il discorso non regge. Inoltre, ogni anno il virus dell’influenza muta e ha bisogno di nuovi anticorpi per essere sconfitto. Insomma, il discorso potrebbe anche essere valido ma i costi che si pagano sono sempre elevati. Una volta guariti dall’influenza, nel nostro corpo i livelli di globuli bianchi è spesso bassissimo e il corpo esposto a nuovi contagi. Ne vale la pena?

Quando un bimbo si ammala, quando bisogna rivolgersi allo specialista?
Se la febbre permane elevata per più di tre giorni o la tosse è catarrale allora è bene far visitare il piccolo. Io, come indicazione generale, direi che se il bimbo associa i sintomi dell’influenza a un’indolenza, mancanza di voglia di fare e giocare, inappetenza, allora vuol dire che l’influenza sta degenerando magari in otite, sinusite o bronchite.