Ci sono contrazioni e contrazioni: impariamo a conoscerle

contrazioni doglieIl ventre si contrae, si indurisce, resta in tensione per qualche minuto e poi torna a rilassarsi. Chi è in attesa ed ormai prossima al parto, conosce bene questi movimenti: si tratta delle contrazioni di “Braxton Hicks” importanti perchè preparano il collo dell’utero all’espulsione: « Concretamente – spiega la professoressa Antonella Cromi ginecologa della clinica ostetrica al Del Ponte di Varese – si tratta dell’accorciamento delle fibrocellule muscolari che formano la parete dell’utero. La loro funzione è quella di modificare e dilatare la cervice uterina e far progredire il bimbo verso il canale del parto».

Le contrazioni di Braxton Hicks cominciano ad avvertirsi circa sei settimane prima del termine e lavorano per rendere più morbido e cedevole il collo dell’utero. Sono, in genere, fastidiose ma mai dolorose e per questo si differenziano da quelle che determinano l’inizio del travaglio.

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Tincontro: quando l’aiuto tra genitori aiuta il reparto

La culletta termica

La culletta termica

La maternità è un evento gioioso, atteso, fantasticato. Si attende che la Natura faccia il suo corso per poter assistere al miracolo della vita che si rinnova. È un progetto che si sviluppa in nove mesi, un percorso di avvicinamento fisico ma anche psicologico. Poi, qualcosa accade. E il finale, diverso da quanto fantasticato, lascia spauriti. Il piccolo arriva in anticipo, qualcosa va storto e la Natura accelera il suo rituale. Il parto avviene quando ancora non si è pronti: in anticipo, con un carico di preoccupazione e di ansia per quella vita sbocciata prematuramente. L’abbraccio materno e paterno si svuota mentre il bimbo viene affidato alle cure di medici e infermieri, deposto in una culla termica, collegato a macchine. Così inizia un nuovo percorso inaspettato: nel reparto di terapia intensiva neonatale. Un luogo quasi invisibile ai più, un luogo riservato a pochi, carico di emozioni e di ansie.

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Come favorire il rapporto genitore figlio

La culla che si aggancia al tetto

La culla che si aggancia al tetto

Costruire una forte relazione genitore-figlio appena dopo il parto. Era questo l’obiettivo di un progetto, appena concluso, proposto dalla Coop. Focus, per formare e sensibilizzare degli operatori dei reparti di Ostetricia e Ginecologia degli Ospedali Causa Pia Luvini di Cittiglio, Filippo Del Ponte di Varese e Presidio Ospedaliero di Busto Arsizio e Tradate.

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Il reparto “invisibile” che cura i bimbi prematuri

La Tin dell'ospedale Del Ponte

La Tin dell’ospedale Del Ponte

«Non avrei mai pensato che esistesse un reparto simile». Quante volte i genitori che hanno dovuto utilizzare il reparto di Neonatologia-TIN (terapia intensiva neonatale) hanno avuto questo pensiero. È un reparto “invisibile”. Una di quelle realtà presenti, segnalate, ma che gli occhi fanno fatica a mettere a fuoco. Venti culle ospitate al piano terreno dell’ospedale Del Ponte. Qui arrivano tutti i bimbi prematuri sofferenti del territorio: « La Regione ci ha assegnato il ruolo a livello provinciale – spiega il primario della neonatologia e della TIN Massimo Agosti – Abbiamo un’ambulanza attrezzata con un’ incubatrice da trasporto operativa 24 su 24 ore.  Nel nostro Ospedale assistiamo, oltre a tutti i neonati sani, anche tutti quei neonati che sono prematuri, oppure affetti da difficoltà alla nascita,  con malformazioni o  problemi chirurgici, non solo nati al Del Ponte, ma anche in tutti gli altri punti nascita del nostro territorio, ovvero Cittiglio, Angera, Gallarate, Busto Arsizio e Tradate».

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Partorire senza dolore, con l’epidurale

Iniezione epidurale

Iniezione epidurale

Si ritiene che il dolore di un parto sia secondo solo a quello che si prova nell’amputazione i un dito. I recettori periferici in contatto con il cervello sono molteplici. Ecco perché, tra le maggiori paure delle donne che si accingono a partorire o che pensano alla maternità ci sia proprio il momento conclusivo della gravidanza: quello del parto. Sin dagli antichi egizi, si sono sviluppate tecniche, pratiche e sostanze per limitare la sofferenza della partoriente.  Dagli anni ’30, però, quando si individuò la possibilità di bloccare, con la tecnica peridurale, la trasmissione degli impulsi del dolore dalla periferia al cervello, molto si è fatto per ridurre al minimo il dolore. Negli  anni ’60, questo sistema venne utilizzato efficacemente anche in sala parto. Si tratta dell’iniezione di una sostanza anestetica nello spazio peridurale della colonna vertebrale che interrompe il flusso nervoso dai ricettori periferici al cervello.

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Anoressia o vigoressia: quando il cibo diventa malattia

AllattamentoIl rapporto con il cibo è un rapporto di relazione. Sin dai primi giorni di vita: « Ci sono casi di neonati anoressici – spiega il dottor Leonardo Mendolicchio, direttore sanitario di Villa Mira lago a Cuasso – bimbi che rifiutano il latte. Se il piccolo non si sente a suo agio mentre mangia, manifesta così il suo stato  d’animo. In questi casi si deve lavorare sulla madre, sul suo livello di ansia e di insicurezza. Spesso si pensa che il figlio abbia bisogno solo di cibo, sottovalutando tutto il contesto dell’accoglienza. Modificando l’ambiente e il rapporto anche fisico, il piccolo ne trae subito giovamento. Sono dinamiche che possono ripresentarsi sino ai 6 o 7 anni, il cibo diventa il simbolo del rapporto con i genitori: mi prendo cura o ti ignoro. Quando l’attenzione supera il semplice rapporto alimentare, l’equilibrio viene ritrovato. L’importante, dunque, è non confondere il cibo con il dono d’amore».

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Un prelievo di sangue scopre le malattie genetiche

Sequenza di DNA

Sequenza di DNA

Tutti gli essere umani presentano anomalie nel proprio DNA. Nella maggior parte dei casi queste non hanno alcuna conseguenza. Alcune, però, sono responsabili di patologie, sindromi gravi, predisposizione a malattie. È sulla ricerca di questi difetti e del loro significato che si concentra la genetica medica i cui progressi sono costanti grazie all’evoluzione tecnologica: « La possibilità di queste indagini – spiega il dottor Rosario Casalone, primario dell’unità operativa dipartimentale SMEL specializzato in Citogenetica e Genetica Medica, dell‘Ospedale di Circolo di Varese afferente al Dipartimento Materno Infantile – è strettamente legata alle innovazioni tecnologiche. È un ambito di studio in continua evoluzione e negli ultimi due anni sono state introdotte metodologie di indagine che hanno permesso enormi passi avanti».

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La paura del parto

La paura del parto

La paura del parto

Chi ha paura della maternità? Le preoccupazioni di una donna verso la nascita di un figlio sono molto diffuse. Quando si è giovani si pensa al dolore, quando si avvicina al parto si teme che qualcosa vada storto, al momento dell’espulsione si controlla affannosamente che tutto sia “a posto”

«Nella società moderna, sembra che livelli elevati di ansia e un vissuto del parto come evento minaccioso siano diventati quasi epidemici – commenta il professor Fabio Ghezzi primario della clinica ginecologica e ostetrica del Del Ponte –   Quando la paura di partorire supera la soglia “fisiologica”, perde la sua connotazione adattativa e diviene una reazione controproducente e  spropositata che impedisce di vivere serenamente l’attesa».
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Il piccolo nasce: chi lo accoglie?

Il bagnetto con acqua e olio

Il bagnetto con acqua e olio

In sala parto si conclude la vita “intrauterina” di un bambino. Il suo arrivo può avvenire nei modi che meglio rispondono alle richieste della madre. In sala parto, oltre alla donna e al suo compagno, ci sono le ostetriche, le infermiere e le puericultrici pronte a prendere il piccolo e a posizionarlo sul petto della madre per il “bonding”.

Il bonding è una pratica introdotta all’ospedale Del Ponte di Varese da un paio d’anni anche se vanta una lunga tradizione. Il piccolo, appena espulso, viene appoggiato sul petto della madre e coperto con un lenzuolino. Questa posizione serve al neonato per ritrovare il suo equilibrio,  messo in discussione dall’arrivo in un mondo pieno di luci e suoni amplificati. Il contatto dura circa due ore, in cui il neonato si avvicina anche al seno della madre per iniziare la suzione. È una fase di rilassamento per il piccolo ma anche per la madre che rimane coinvolta da questo rapporto speciale, mentre si completa la fase del parto con l’espulsione della placenta e l’eventuale ricucitura dei tessuti rimasti danneggiati dall’uscita. La pratica del bonding viene proposta in caso di parto fisiologico e quando non intervengono complicanze.

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Il neonatologo in sala parto

Il piccolo viene visitato subito dal neonatologo solo se ci solo imprevisti

Il piccolo viene visitato subito dal neonatologo solo se ci solo imprevisti

La nascita di un bimbo è, spesso, una questione tra madre e ostetrica. In sala parto si cerca di mettere a proprio agio la donna, accompagnata dal compagno, di creare un ambiente sereno e accogliente. In alcuni casi, la stessa sala si anima di altri professionisti, che intervengono per gestire qualche imprevisto. Così si deve considerare la presenza del neonatologo: « Il nostro intervento non è contemplato – spiega la dottoressa Angela Bossi  responsabile clinico del nido, della neonatologia e della terapia intensiva neonatale all’ospedale Del Ponte di Varese – ma siamo chiamati sempre in caso di taglio cesareo oppure se il neonato evidenziava già una malformazione in età prenatale. Parliamo di problemi renali, per esempio, o se la mamma ha assunto farmaci particolari. Al momento dell’espulsione, quindi, facciamo la valutazione: se va tutto bene, il bimbo viene dato alla madre per il bonding altrimenti viene portato in neonatologia per l’assistenza».

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