Dalla Cantina al boccAle – Hacker-Pschorr 1417

(franz) Nella terza puntata della “autobiografia birraria” di Alessandro Cappelletti, compare una birra bavarese e… industriale nel senso che il marchio di cui parla (Hacker Pschorr) è legato a una multinazionale del settore. Ale ci dà la sua opinione e stuzzica la vostra anche su questo discorso; qui a bottega non siamo del tutto d’accordo con quanto scrive ma allo stesso tempo, da frequentatori dell’Oktoberfest e della tenda Pschorr (la Pschorr Braurosl) in particolare, non possiamo che unirci a un “prosit” collettivo.

Episodio 3 di 10 – Hacker-Pschorr 1417

La chiusura dell’Agripub, di cui vi ho parlato nella prima puntata, fortunatamente non è stata così traumatica come si temeva, perché fu sostituito da un gruppo di giovani imprenditori che scelse un piccolo fornitore di Ossona, il mio amico Corrado Vita, il quale aveva, e ha tutt’ora, un catalogo di birre di tutto rispetto. Tra le altre la Hacker Pschorr 1417.

«Alt! Fermati un secondo. Parli di birre artigianali e citi la Hacker-Pschorr del gruppo Paulaner? Ma sei serio?? Posa il boccale, va…». Sì lo so, sto infastidendo un vespaio… 

Hacker-Pschorr è un birrificio che nasce circa 600 anni fa a Monaco di Baviera. Fa parte dei Fab 6 originari che diedero vita alla Oktoberfest nel 1810. Gli altri 5 erano – e sono – Lowenbrau, Augustiner, Spaten, HB (che è ancora oggi il birrificio comunale) e, ovviamente, Paulaner. Così come è successo per la irlandese Guinness, alla produzione della birra si sono aggiunte capacità manageriali che hanno trasformato i piccoli impianti di produzione dei secoli scorsi, in gigantesche compagnie industriali.

L’interno della “tenda” della Pschorr all’Oktoberfest di Monaco di Baviera

Paulaner, allo stesso modo di Guinness, oggi è un colosso che «esporta in oltre 70 Paesi in tutto il mondo, e che è diventata una moderna azienda di successo con una mentalità globale» (cito dal loro sito web). Brau Holding International è il gruppo che controlla l’impresa e detiene anche i marchi Kulmbacher e, appunto, Hacker-Pschorr: è una società partecipata al 50,1 % dal gruppo Schörghuber e al 49,9 % dal gruppo Heineken.

«Quindi perché ci parli del diavolo su queste colonne digitali, dedicate quasi sempre al movimento della birra artigianale?»

Perché, nonostante non rientri nei precetti del mondo artigianale attuale, i birrifici tedeschi producono molta della loro birra ancora oggi in modalità “artigianale”, benché su scala enorme. Tutta la materia prima, infatti, è a “chilometro zero” o quasi: l’acqua viene prelevata da una fonte millenaria profonda 190 metri e contiene pochi sali minerali. L’orzo e il luppolo, provengono prevalentemente dai consorzi agrari bavaresi. Lo studio secolare dei diversi ingredienti, ha consentito di raffinare le tecniche di produzione fin quasi alla perfezione. Sta poi nel processo di pastorizzazione la differenza tra “artigianale” e “non artigianale”. Almeno, così era prima che esplodesse la rivoluzione dei micro birrifici e dell’homebrewing. Oggi, infatti, si tende a classificare l’artigianale anche in base agli ettolitri prodotti e gli integralisti escludono categoricamente i grandi nomi dal novero delle craft beers.

Io non sono d’accordo…

Queste discussioni mi ricordano quando, nei primi anni 90, si scatenavano polemiche infernali tra i metallari che frequentavano un altro pezzo di storia gallaratese, il negozio di dischi “Riff Raff”, sul fatto che quando un gruppo metal entrava nelle classifiche di vendita, erano dei venduti. Gli unici true metal erano i difensori della fede che non si piegavano alle logiche dei mercati. Poco importa che band come gli Iron Maiden o i Metallica fossero bravi e piacessero a sempre più pubblico. Erano in classifica: morte!

Non ho mai capito questo livello di intransigenza, a me piacevano lo stesso! (Beh, almeno fino ai primi anni 90, poi entrambe hanno pubblicato alcune pezze piuttosto trascurabili, per così dire…)

Allo stesso modo non capisco perché non debba bere birra buona solo perché il brand appartiene a un grande gruppo industriale. Ricordate le polemiche quando Birra del Borgo cedette alle lusinghe di Anhauser-Busch InBev? Alcuni, nei forum di discussione specializzati, giurarono che non avrebbero bevuto più un goccio che fosse uscito dagli impianti di Borgorose. Vade retro!

Oggi è facile trovare qualche bottiglia sugli scaffali della grande distribuzione e, piaccia o meno, sono ancora birre di grande qualità. Così come la 1417, il cui nome si riferisce all’anno di fondazione della brauerei bavarese, una keller dai profumi maltati e fruttati, leggermente amara, tremendamente beverina, di gradazione contenuta.
In poche e semplici parole: la classica keller-killer!

Un vassoio di Hacker-Pschorr pronto nel “fu” Binario Zero di Busto

A questa birra sono particolarmente legato perché ha condizionato la mia scelta del fornitore quando avviai il mio pub, il Binario Zero di Busto Arsizio. Da bravo imprenditore, organizzai incontri con diversi rappresentanti ma, in cuor mio, conoscevo già la decisione: le spine avrebbero versato le birre prese dal catalogo di Corrado Vita, lo stesso che riforniva il successore dell’Agripub, naturalmente il Barbaresco dove, appunto, si poteva bere quella birra fantastica. Nel corso degli anni, oltre alla 1417, ho preferito alternare marchi più consoni all’ideologia artigianale, come i privat-brauerei Ayinger di Aying, non molto distante da Monaco, e Aktienbrauerei di Kaufbeuren, anche lui bavarese ma un po’ più lontano dal capoluogo.
Anche loro compariranno in questa raccolta.

La 1417 la riservavo per gli eventi speciali, quando ordinavo lo scenografico fusto a caduta: una volta si sono scolati i 20 litri senza che ne riuscissi ad assaggiarne nemmeno un goccio! Ma non vi danno da bere a casa vostra??

Infine, alcuni numeri:
Ayinger – produzione annuale in ettolitri: 140.000 circa.
Aktienbrauerei – produzione annuale in ettolitri: 100.000 circa.
Paulaner – produzione annuale in ettolitri: 3.000.000 (stima del 2012).

E Voi cosa ne pensate della diatriba su cosa sia una artigianale vera?
Scrivetelo nei commenti, non fate i timidi!!!

Puntate precedenti – 1. L’Agripub di Gallarate – 2. U-Fleku –

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