L’Atarazanas

Tra le cose che si possono apprendere stando un anno fuori di casa vi sono i mestieri di casa e le conoscenze che generalmente sono riconosciute alla brava massaia. Per cui impari a fare il bucato: separare i colori, impostare i giusti piani di lavaggio e stendere possono provocare difficoltà a giovani inesperti abituati a ritrovare maglietta e pantaloni stirati e morbidi al punto giusto nel cassetto predisposto in camera. Oppure a “cucinare” giostrandoti tra i pochi ingrendienti che ritrovi nel frigorifero perchè non hai voglia di andare al supermercato: 10 minuti di cammino possono essere molto faticosi. O ancora decidere che stirare non sia una cosa strettamente necessaria e che giusto per mantenere un minimo di decoro chiedi aiuto alla tua solidale e amorevole coinquilina quando hai bisogno di dare un aspetto decente al camice per andare in ospedale. Ma tra le altre cose quella che sorprende è quanto in fretta tu, che  mai hai seguito corsi di economia domestica, impari i prezzi di tutte le catene di supermercati e negozietti e stabilisci rapporti qualità-prezzo tra le diverse marche. Per cui in poco tempo capisci quanto sia conveniente andare all’Atarazanas.

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L’Atarazanas è il mercato coperto di Malaga: da pochi giorni è stato riaperto in tutto il suo splendore dopo un restauro che durava quanto meno da quando mi trovo in questa città e che finora mi aveva costretto a visitarlo nella sua nuova sede provvisoria. Perchè no? Uno tra gli obiettivi dello studente Erasmus oltre a quello di provare tutte le possibili sostanze stupefacenti come tutti ben sanno, vi è anche quello di imparare a vivere da solo e far quadrare i conti: l’Atarazanas fa al caso nostro. Penso che casalinghe di Varese e non avrebbero di che sbizzarrirsi se si ritrovassero un attrazione del genere nel nostro centro città: dai banchi del pesce a quelli della macelleria passando per frutta e verdura. Ma al di là dell’aspetto economico per il quale davvero il mercato di Malaga è conveniente, d’altronde le materie prima da queste parti non mancano, è la vita che scorre dentro questo piccolo mondo che mi affascina:

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mi immagino le vite di questi lavoratori che tutti i giorni vendono e pubblicizzano i loro prodotti, chiamando il loro pubblico con l’andaluso più stretto che a me diviene incomprensibile: i boquerones (alici) mas baratos , l’atun mas fresquito o in generale il pescado mejor de Malaga.  Che ogni mattina presto iniziano la loro faticosa  routine quotidiana ricevendo i prodotti freschi e disponendoli in modo accurato, quasi come un’arte, sui loro banconi. O che magari passano un intera vita dietro quelle bancherelle, senza mai nemmeno cambiare posizione o vista dentro quei pochi metri quadrati coperti e illuminati attraverso vetrate colorate, per poi tramandare l’ arte e l’affezionata clientela ai figli.

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Andare a fare la spesa diventa un momento di piacevole curiosità e  ti accorgi che anche al mercato ti puoi costruire una piccola cultura.

Per quanto mi riguarda penso che in una città non particolarmente ricca di opere d’arte ma invece ricca di vita e di movimento, l’Atarazanas sia una delle attrazioni più interessanti e affa
scinanti. E che sia un peccato non aver un posto del genere nella propria città.