Primo (o tra i primissimi) in tutto quello che inventa, Teo Musso è ora anche il primo mastro birraio italiano della generazione artigianale ad avere una sua autobiografia di alto profilo. Per raccontare la storia di uno dei grandi pionieri del movimento artigianale si è mossa nientemeno che Feltrinelli (con due big: prefazione di Carlin Petrini e appendice di Maurizio Maestrelli), che da qualche settimana ha lanciato “La birra artigianale è tutta colpa di Teo”. Un volumetto scritto dal piemontese Marco Drago e firmato anche dall’inventore e anima di Baladin, uno dei marchi più noti ai cultori della materia, che ha anche valicato con successo i confini nazionali grazie alla qualità delle sue birre e all’intraprendenza del suo “papà”. Uno che da giovane si alternava tra musica folk, abiti e trucco da gitano e un mestiere di fabbro, e che grazie a un formidabile intuito ha creato un piccolo impero costituito oltre che dalla produzione brassicola, da ristoranti e birrerie (l’ultimo nato è Baladin Milano di cui vi abbiamo parlato in questo post) e tanto altro ancora, bibite comprese visto il recente impegno di Musso con il marchio Lurisia.
Il libro di Drago ci racconta questa esaltante escalation, cominciata quando il concetto di birra artigianale non esisteva ancora nel nostro Paese (memorabile il capitolo dedicato a Cozzolino, funzionario della Guardia di Finanza di Cuneo colto di sorpresa dalle idee rivoluzionarie di Teo) e – cosa ancora più clamorosa – cresciuta a Piozzo, paesino delle Langhe che il lavoro dello staff Baladin ha fatto diventare una delle capitali nazionali di luppoli e malti. Tra le pagine del volume si capisce l’importanza che ha per Teo Musso il proprio paese, incastonato nel regno del vino ma piegato (anche) alle esigenze della birra, nolente (all’inizio) o volente (ora). Un paese, ci racconta Marco Drago, attraversato da un birrodotto capace di collegare il pub di Baladin dove era situata la sala di cottura, con l’ex pollaio di casa Musso, sede della cantina: ennesima idea geniale capace di ingannare anche la solita, tremenda burocrazia che ancora oggi è uno dei principali rivali dei birrai italiani.
Gli aneddoti sulla storia di Baladin e su quella privata di Teo – che di nome in realtà fa Matterino – si incrociano, lambiscono – forse troppo brevemente – quella degli altri pionieri e naturalmente quella di “Kuaska”, il genovese Lorenzo Dabove, nume tutelare per chiunque in Italia abbia messo in moto un birrificio.
Peccato infine per la scelta di non accompagnare lo scritto, scorrevole e interessante, con la documentazione fotografica: l’unica immagine è la foto di copertina, con Teo Musso che abbraccia sei delle sue caratteristiche bottiglie (il perché siano fatte così è raccontato tra le pagine). Sarebbe però stato interessante godere di qualche altra chicca “visuale” per descrivere ancora meglio le storie e le situazioni raccontate dal libro. Nel complesso comunque una lettura consigliata, soprattutto per chi non conosce la storia della birra artigianale italiana ma desidera approfondirla: qui si va ben oltre la semplice infarinatura.
Teo Musso – Marco Drago
La birra artigianale è tutta colpa di Teo
Prefazione di Carlo Petrini
Feltrinelli, maggio 2013
158 pag. – 14,00 euro – Disponibile su IBS (vedi il banner sottostante)
Ora esco, e vado a cercare il libro!!