Da Cracco alla Russia: Vis Beer lancia le sue sfide

«Eppur si muove!». Il Varesotto che produce birra (artigianale; poi c’è sempre la Poretti-Carlsberg ma questo è tutto un altro mondo), pur con meno intensità rispetto ad altre zone d’Italia, sta facendosi conoscere e incrementando la propria offerta. Di Siebter Himmel e L’Orso Verde ne abbiamo parlato spesso, di Extraomnes abbiamo accennato in alcune occasioni; questa volta invece torniamo su una delle novità sorte sul territorio, la Vis Beer di Cardano al Campo. Un birrificio dalla storia recentissima: ve lo abbiamo presentato a febbraio quando la produzione non era ancora iniziata, lo ritroviamo dieci mesi dopo con parecchie notizie interessanti sulla scrivania.


Ce le racconta Davide Fantinelli (foto in basso), il creatore di Vis Beer insieme al socio e amico Fabrizio Derisi ma anche il vincitore della prima edizione del concorso “Malto Gradimento”, motivo per cui guardiamo verso la Vis sempre con una particolare simpatia.

Davide, facciamo il punto della situazione dopo i primi mesi di attività.
«Siamo contenti di questo primo periodo di produzione perché stiamo lavorando tantissimo e ormai la presenza al birrificio è diventata di gran lunga la mia occupazione principale. Ma ne vale la pena: stiamo aprendo davanti a noi diverse strade e siamo felici di affrontarle».

Dove portano?
«Verso diverse mete, sia in Italia sia soprattutto all’estero. Per il mercato interno abbiamo anzitutto una linea premium con cui forniamo alcuni grandi hotel milanesi ma anche ristoranti di alto livello. Tra questi c’è anche Cracco, locale con due stelle Michelin che ha scelto Vis Beer come fornitore. Ma abbiamo anche aperto una porta verso la Grande Distribuzione grazie ai punti Despar del Sud Italia che serviamo con una gamma apposita».

E poi c’è l’estero, come si vede dal vostro sito disponibile anche in inglese e russo.
«Noi siamo nati con una vocazione esterofila. Siamo già presenti in Olanda grazie a un distributore con cui collaboriamo anche se… speriamo che non pensino che la nostra birra sappia di pesce (Vis, in lingua olandese…)! Per il resto guardiamo a due mondi molto diversi, gli Stati Uniti e la Russia che in comune hanno la grande attenzione per tuttp ciò che è made in Italy. Negli Usa ovviamente il mondo della birra artigianale è molto seguito, ricco e complesso: noi ci stiamo arrivando un po’ a traino dei distributori vinicoli».

Ammetto invece che la Russia mi spiazza.
«Questa è davvero una scommessa azzardata. Come detto, amano i prodotti italiani ma tra questi la birra non è certamente in prima fila: i clienti russi che possono spendere cercano il lusso e vanno anzitutto sui vini pregiati. Però vogliamo fare questo tentativo: le nostre bottiglie, eleganti e curate (nella foto in alto la confezione da 1,5 litri), ci possono aiutare e inoltre abbiamo un nuovo socio a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, che ci ha dato una mano a livello burocratico e per superare le barriere linguistiche. Ripeto, sarà difficile sfondare ma se ciò avvenisse si aprirebbero prospettive interessanti».

Intanto però, in Russia ci andrete per promuovere le vostre bottiglie.
«Abbiamo un bel calendario di fiere internazionali già programmate. Saremo al World Food Moscow a settembre 2013 ma nel prossimo anno toccheremo prima Rimini a febbraio e il VinItaly a marzo. E poi saremo alle grandi fiere dedicate a cibo e bevande di New York, Colonia, Miami».

Non c’è il rischio che un incremento di produzione possa portare a snaturare la caratteristica artigianale delle vostre birre?
«No, assolutamente. Siamo nati con questa filosofia e la cosa che più ci preme è il continuare a rispettarla. Le birre Vis continueranno a essere non pastorizzate, non filtrate e prodotte in quantità comunque limitata».


Ora quanti litri producete?
«All’incirca siamo sui 3mila litri al mese. L’impianto ci consentirà al massimo di arrivare a 8mila, sempre mensili».

Avete chiamato la vostra birra di punta “IPA”, sigla che per voi significa Italian Pale Ale ma che per il resto del mondo indica la tipologia “India Pale Ale”. Non c’è il rischio di confondere il cliente?
«Credo che la cosa importante sia spiegare il significato che Vis dà alla “I” di IPA, proprio perché non è nostra intenzione fuorviare nessuno. Abbiamo scelto apposta questo nome per sottolineare la nostra ricerca verso uno stile italiano. Come avevo spiegato in passato, vogliamo fare birre senza eccessi; prodotti delicati, amabili, morbidi che si possano sposare con la pasta e altri piatti tipici del nostro Paese».

Infine, diteci dove vi troviamo a “chilometro zero”.
«Come “negozi di prossimità” ci appoggiamo a due punti vendita di Gallarate, l’Enoteca Beretta e le Ghiottonerie di Cecilia, mentre il ristorante Posporta è quello che abbiamo scelto per le nostre presentazioni. Ma abbiamo lanciato anche la possibilità dell’e-commerce grazie agli amici del sito Sartoria del Gusto».

2 pensieri su “Da Cracco alla Russia: Vis Beer lancia le sue sfide

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