L’Orso Verde ha la “Febbre”, 50&50 sale in “Graziella”

Tempo di nuove birre, in questa fine di gennaio, anche in provincia di Varese. Due dei produttori più noti e vivaci hanno scelto questi giorni “della Merla” per mettere sul mercato un paio di novità che, in qualche modo, sparigliano le carte rispetto agli stili che solitamente vengono prodotti nei rispettivi birrifici.

Parliamo, dunque, di Orso Verde e di 50&50 anticipando che quest’ultima azienda sarà presente anche al Beer Attraction di Rimini, la grande fiera di metà febbraio alla quale dedicheremo presto un approfondimento e, successivamente, un piccolo speciale. 

L’ORSO CON LA FEBBRE

Iniziamo, però, da Busto Arsizio dove sabato 25 gennaio è stata presentata la nuova creazione della banda guidata da Cesare Gualdoni. Si chiama “Fever”, vanta una grafica accattivante e vagamente anni Ottanta ed è una IPA realizzata con la tecnica del double dry hopping, sintetizzata dalla sigla (lo diciamo per i meno avvezzi) DDH riportata anche in etichetta. La ricetta – ci dice Andrea Rogora – prevede l’utilizzo di ben sei luppoli: i due principali sono l’australiano Vic Secret e il l’americano Idaho-7, poi c’è un blend di luppoli born in the USA e cioè simcoe, amarillo, chinook e citra: «Ci interessava avere un profilo aromatico marcato e particolare, quindi abbiamo lavorato su questi ingredienti. La “Fever” è una birra con sentori agrumati e tropicali ma anche con un tocco floreale, senza però una marcata sferzata di amaro». La birra è piuttosto leggera (6% di alcol), chiara e richiama le IPA della West Coast americana: «Un prodotto che non avevamo in gamma e che finalmente – ride – abbiamo convinto Cesare a mettere in linea». La distribuzione è già avviata: a disposizione degli appassionati ci sono sia i fusti sia le bottiglie.

ALBERTO ED ELIA IN “GRAZIELLA”

Se la “Fever” rientra in una tipologia poco comune, la birra che sta per lanciare “50&50” è ancora più estrema fin dalla definizione: “Italian Grape Lager”. Quindi una birra realizzata con mosto di vino ma a bassa fermentazione e per questo differente da quello stile IGA di cui si è tanto parlato in questi anni (QUI un nostro approfondimento del 2016). La nuova nata – che per ora sarà una one shot – si chiamerà “Graziella” in onore della celebre bici da passeggio che, nella versione originale, aveva uno snodo per essere piegata esattamente in due metà.
«Come la nostra “Graziella” che arriva da due mondi vicini ma diversi, quello della birra e quello del vino» racconta Alberto Cataldo, che conduce l’azienda varesina insieme a Elia Pina. «Ogni tanto ci piace sperimentare: abbiamo blendato due lieviti che lavorano a bassa temperatura, il “nostro” W34-70 e uno proveniente dall’enologia: hanno lavorato di concerto. Per realizzare la birra abbiamo usato un mosto di uve moscato di una cantina scelta in provincia di Asti: ne è uscita una birra scorrevole e beverina, in questo senso è differente da alcune IGA che avevamo provato. La “Graziella” è chiara, non troppo alcolica (6,5%), fruibile. Sfrontata, anche, per via di questa tipologia particolare».
Una birra che farà parlare di sé, di quelle che vale la pena assaggiare senza alcun preconcetto. La aspettiamo.

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