Oggimitrattobene: la “Kwak”

Evidentemente era destino che venerdì scorso, prima o poi, bevessi una Kwak. Ho pranzato all’interno di un supermercato e il nostro tavolo era proprio all’inizio della corsia dedicata alle birra (con parecchie proposte particolari sugli scaffali), così ho osservato per un po’ di tempo gli avventori che si alternavano davanti alle bottiglie. Tra queste mi è caduto l’occhio proprio sulla Kwak e subito la memoria è rimbalzata alla mia visita in Belgio quando la gustai sulla piazza di Gent davanti a una strepitosa porzione di moules-frites, come da tradizione locale.

E così alla sera, in un pub della mia zona (diciamo anche il nome: la “Pinta” di Laveno che non amo particolarmente ma che propone un’interessante carta di birre, soprattutto belghe  ma anche artigianali) quando mi è stata proposta la Kwak non ci ho pensato due volte.
Servita in bottiglietta da 33 cl l’ho gustata nel tradizionale bicchiere con supporto di legno (nella foto un particolare), doveroso quando si assaggia questa birra; per chi la volesse provare ricordo di fare attenzione alla “strozzatura” del boccale perché una disattenzione può procurarvi una sbrodolata… (l’ho evitata, per la cronaca!). Per finire il discorso sul bicchiere, la tradizione racconta che sia stato creato così per favorire i cocchieri che si fermavano alla locanda dell’ideatore di questa birra. La Pawels Kwak, ecco il nome completo, è un’ambrata con una percentuale alta di alcool (8,4%); le note speziate e caramellate sono tra i tratti caratteristici di una birra cui il mitico “Beer Hunter” Michael Jackson assegna due stelle nella sua “Guida alle birre del mondo”. La Kwak è prodotta dalla brasserie Bosteels (qui il sito) di Buggenhout, località delle Fiandre Orientali non lontana, appunto da Gent, dove la assaggiai e dove vorrei tornare ad assaporarla…

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