La morte delle console

Ogni tanto qualche “esperto” si presenta, con la sua campana a morto, e inizia la predizione: “Il mercato dei giochi su PC è morto”. Dong, dong, dong. Questa volta i sensitivi dalle palle di cristallo vaticinano: “Questa è l’ultima era di console”. Dong, dong, dong. Prendiamo sul serio l’argomento, per quanto apocalittico, e facciamo un po’ di valutazioni.

Console vs PC
Partiamo dai sostenitori più accesi: i giocatori PC. Alcuni anni fa fu decretata la morte del PC come piattaforma di gioco e alcune ragioni oggettive c’erano: le console stavano diventando più potenti e più connesse, con infrastrutture online dedicate e la piaga pirateria era diventata davvero preoccupante per i produttori di giochi. Ma il tempo e la tecnologia hanno fatto il loro corso, ripianando il gap generazionale in termini di potenza, molti sviluppatori hanno trovato strumenti economici per esprimere la loro originalità e Steam, il primo vero servizio di distribuzione in digital delivery, ha permesso a tutti di accedere e vendere i giochi su pc in maniera aperta, economica e funzionale facendo in parte rifiorire il mercato. L’altra parte del mercato si chiama Blizzard, che ha creato i suoi più grandi successi relegandoli esclusivamente al PC, con vendite e fatturati da svariati milioni di dollari. C’è quindi la possibilità che nel futuro i PC soppiantino le console? I costi bassi dello sviluppo e del digital delivery e l’originalità di molti titoli PC non presenti su console non bastano. I più importanti giochi multipiattaforma nascono proprio su PC, anche se da questa piattaforma non traggono il maggior guadagno. I PC che montano tecnologia di ultima generazione sono ancora troppo costosi, e non sono il massimo quando in salotto abbiamo degli amici di fronte la TV. I PC soffrono di una carenza di titoli multigiocatore offline, è una piattaforma per giocatori solitari, e non si adattano bene accanto ad una TV, ciononostante, le console devono imparare la flessibilità e l’apertura dal mercato dei giochi su PC per riuscire ad evolversi, abbattere i costi e favorire l’originalità delle produzioni nelle prossime generazioni.

Console vs Smartphone
Chi ha bisogno di una console quando gioco con il mio fidato iPhone, iPad, Galaxy S III, Nexus Prime, Lumia 900, ecc. ? Gli smartphone ed i tablet hanno preso una vasta parte del mercato videoludico e alcuni utenti hanno abbandonato i dispositivi tradizionali portatili in favore di questi. Una parte degli utenti, non tutti. Il grosso problema è che i telefoni non sono console e difficilmente le potranno sostituire, nonostante la potenza di calcolo dei cellulari più recenti possa fare invidia ad alcune console casalinghe, non sono macchine dedicate al gioco per mancanza di tasti e leve e perché hanno una infrastruttura online nel migliore dei casi carente e lacunosa. Chi acquista giochi su cellulare gioca anche su console, i due mercati si compensano più che scontrarsi. Però, anche in questo caso, le console possono imparare qualcosa da questa categoria e le ultime console portatili nate in casa Nintendo e Sony ne subiscono fortemente la contaminazione: memorie più capienti, giochi scaricabili, servizi mobile e sociali dedicati ai giocatori per favorirne l’aggregazione.

Console vs TV
Le smart TV stanno prendendo piede e presto la componentistica interna potrebbe eguagliare la potenza delle console. Forse, la prossima (e fantomatica) TV marchiata Apple dovrebbe sdoganare il concetto di smart TV e avrà la possibilità di fare girare app e giochi in pieno stile iOS. Con l’hardware giusto i giochi potrebbero subire un’evoluzione, ma ci sono due riserve per cui è difficile che anche una TV Apple, per quanto smart e potente sia, possa soppiantare le console. La prima è che questa TV dovrebbe avere un controller dedicato esclusivamente al gioco, non basterebbe un telecomando. Le attuali smart TV hanno dei giochi che somigliano a quelli dei cellulari dell’era pre-iPhone non solo per problemi di potenza, ma anche di tasti. Il telecomando ha molti tasti in comune con le vecchie tastiere dei telefonini e più o meno la stessa velocità di risposta. Ammettiamo si superi il primo problema con una periferica dedicata al gioco e di avere una TV potente quanto una console. Mediamente uno smartphone ha una vita di due anni prima di essere sostituito, una console tra i cinque e i sei anni (sempre in media e a seconda del produttore), del PC si possono cambiare solo alcune parti per apportare migliorie, con frequenze di acquisto differenti, ma una TV? Secondo ricerche di mercato fatte nel Regno Unito una TV ha una vita di almeno sette anni, prima di essere rimpiazzata con un nuovo modello e, quasi sempre, il vecchio modello viene spostato in un’altra camera, non buttato o messo in soffitta. L’acquisto di una nuova console non ha le stesse dinamiche dell’acqsuito di una nuova TV, né lo stesso costo.

Questo è di certo un momento di cambiamento, di evoluzione, in cui i produttori devono raccogliere il guanto di sfida e fare in modo non solo che le console si evolvano, ma che il mercato attorno alle console risolva i suoi problemi: costi poco sostenibili e rischi enormi che uccidono la creatività. Ma per ora, state tranquilli, le console non moriranno.

Andrea Gargano

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L’Istituto Luce sbarca su Youtube

Erano anni che aspettavo questo momento: l’Istituto Luce ha riversato un fracco di video sul proprio nuovissimo canale su youtube!

Per chi non se lo ricordasse, o per chi forse non ha mai visto il video di questo istituto, si tratta di quella serie di docunews in bianco e nero che parlano di avvenimenti, tipicamente italiani: dal Duce al suo balcone, alle massaie che raccoglievano il riso. Tutto era raccontato con un‘impeccabile italiano molto cadenzato ed estremamente ordinato.

Un video ben fatto ed estremamente nostalgico, capegga nella home del profilo, ve lo mostriamo per far capire l’entità del progetto che in collaborazione con Google, la Rai ha deciso di mettere inpiedi: ed era ora, aggiungerei io che quegli antenati della Radio e Televisione Italiana, facessero qualcosa di moderno.

Per i più anziani sarà sicuramente un bel tuffo nel passato, mentre per i più giovani saranno  tutte “novità” e nuove nozioni su come giravano le cose una volta. “Il consumismo ha fatto dimenticare la memoria, con la crisi c’è voglia di riscoprire le nostre radici. Un progetto come questo consente di farlo, così come di far conoscere al mondo la nostra storia. La rete unisce locale e globale, avvicina i giovani” ha dichiarato Gianni Minoli conduttore de “La storia siamo noi” durante la presentazione del progetto ai Beni Culturali.

In tutto il mondo attualmente, 500 mila persone guardano questa parte di nostra storia che stava andando nel dimenticatoio.

Guardate questa divertentissima risposta dell’America alla moda Giapponese

oppure questo video del Duce che cerca di parlare ma non ci riesce perchè incitato dalla folla

Scritto da Luca “Loco” Locorotondo
Rivenditore di Videogiochi e Hardware
Sviluppatore Web – Speaker Radiofonico e Appassionato

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Confermata la nuova console concorrente di PS3 Xbox 360 e Wii

Le voci sono state confermate, Ouya (questo il suo nome) la chiaccherata console casalinga esiste davvero ed è tuttora in lavorazione, pare inoltre che sia qualcosa di completamente nuovo rispetto alle concorrenti.Si consocono già alcune indiscrezioni su Ouya, per cominciare il concept design (visibile in questo stesso articolo), poi il prezzo, che una volta conclusasi la lavorazione intoppi pare sarà di 99$, sappiamo inoltre che questa console sarà basta su sistema operativo Android e si concentrerà sui contenuti gratuiti, il sistema operativo avrà molto in comune con Google TV e si vocifera che alcuni giochi potrebbero essere distribuiti tramite streaming. Come tocco finale poi, pare sarà ampiamente hackabile, la stessa compagnia assicura infati che insieme al prodotto sarà recapitato un manuale all’hacking della stessa, ci troviamo quindi di fronte alla prima vera e propria console casalinga open source.C’è quindi molto da aspettarsi da questa nuova console, viste anche le menti che compongono il team di sviluppo, come Julie Uhrman di IGN e il designer francese Yves Behar.

Stringiamo quindi le dita e speriamo che il risultato di questo progetto veda la luce del sole.

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Assassin’s Creed III

Assassin’s Creed si rinnova, cambia stile, si punta tutto su un nuovo personaggio, Connor Kenway, e di una nuova epoca storica: i tempi della rivoluzione americana, o meglio.. Della Segreta storia americana..

Connor Kenway

Dimenticatevi di correre sui tetti, arrampicarvi su muri e nascondervi tra la folla, questo nuovo e conclusivo capitolo, si svolgerà in aperta campagna, in mare e nelle foreste. Ci si nasconderà in cespugli, si scaleranno alberi e si salterà da un ramo all’altro, per arrivare a soddisfare il nostro obiettivo, o meglio quello di Connor.

Ma veniamo a parlare del nuovo protagonista, Connor Kenway prende il posto del famoso Ezio Auditore, e sembra lo faccia al meglio, sempre equipaggiato dell’arma che contraddistingue gli assassini, la lama celata, Connor avrà a disposizione anche il Tomahawk, arma legata agli indiani d’america, sembra infatti che la madre del protagonista sia una nativa americana..

A livello di armi avremmo anche pistole, arco, frecce ed ovviamente avremmo la possibilità di modificare l’equip nel corso del gioco come già avveniva nei precedenti capitoli.

Il nuovo motore grafico, AnvilNext, dà al gioco un nuovo aspetto, darà all’ambiente un tocco di realtà mai vista fino ad ora, ad esempio camminare sulla neve fresca sarà più difficile rispetto ad una neve posata da più tempo, i vestiti si muovono con naturalezza durante il movimento, ed i riflessi della luce del sole sulla neve sono un qualcosa di eccezzionale!

Uno screen del trailer

Insomma il gioco si presenta molto bene, va detto, però, che è sembrato molto semplice e L’IA avversaria non sembra convincere molto, i nemici infatti raramente attaccano simultaneamente e spesso è sufficente premere il bottone al momento giusto per vincere gli scontri. Ciononostante il pubblico sembra aver reagito bene alla presentazione del gioco durante L’E3 e se volete provarlo non dovete far altro che aspettare il 31 Ottobre di quest’anno!

Vi lascio al Trailer e ricordate Assassini “Nulla è reale..Tutto è lecito!

Toddy

 

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La violenza paga

E3 2012. Nell’aria c’è l’attesa per gli annunci e le novità, come sempre, e finalmente iniziano le conferenze, ma al termine qualcosa non torna.
La scorsa settimana abbiamo già detto che la noia è stato il sentimento dominante, ma c’è anche qualcosa di strano e inquietante. E’ come un dejà vu tra le varie conferenze, che sia la demo di Far Cry 3 in cui si vedono dei colpi ben piazzati nel petto dei nemici o del nuovo Tomb Raider in cui la paura di Lara di venire stuprata dal cattivo di turno accresce la tensione durante filmato, il quadro che viene dipinto lascia una sensazione spiacevole. Lungi da me l’idea di prevenire la creatività dei vari team di sviluppo: è il frutto del loro lavoro che giustifica le decisioni di design, ma i vari titoli presentati non sono sembrati tra loro molto differenti nei loro intenti.

Mi spiego meglio, è stato bellissimo vedere i mille trucchi utilizzati dal protagonista di Watch Dogs, ma avrei preferito che fossero finalizzate ad un altro scopo, che alla semplice uccisione di un bersaglio.  Ed ogni demo e filmato mostrato termina con un assassinio differente, i nemici vengono impalati da frecce in Assassin’s Creed, eliminati dalla contraerea in Splinter Cell o semplicemente uccisi da un fucile da cecchino in Black Ops 2. E ancora altri sono inghiottiti dalle fiamme, sbranati dalle tigri, bastonati o accoltellati.
Sono abbastanza smaliziato da ammettere  che la violenza è un punto chiave nella maggior parte dei videogiochi e non mi aspetto che le cose cambino a breve, ma all’E3 di quest’anno è stata una continua apologia della violenza, che ha un ruolo dominante in ogni prodotto, e viene declinata in forme differenti da gioco a gioco.

Il massimo è stato raggiunto probabilmente durante la presentazione del bellissimo The Last of Us di Naughty Dog. Un titolo con una grafica mozzafiato e dalle meccaniche di gioco intriganti, ma di una brutalità cruda. La platea applaudiva mentre la trachea di uno degli scagnozzi veniva schiacciata dal braccio del protagonista contro un muro e, pochi secondi dopo, la sua testa veniva spaccata contro lo spigolo di una scrivania. La demo si è conclusa con lo sparo di un fucile a pompa che polverizza la faccia di un avversario.

Sono sicuro che il lavoro di Naughty Dog avrà una trama avvincente e dei personaggi profondi dalle mille sfaccettature, ma perché, allora, un titolo che deve inquietare il giocatore per le atmosfere post-apocalittiche, per il crudo fotorealismo, si focalizza quasi esclusivamente sulla violenza in slow motion assolutamente fuori contesto?

E’ anche per questo che i progetti come Beyond di David Cage risaltano e rimangono impressi o il gioco di South Park, presentato in pochi minuti.

Se ogni forma di intrattenimento, non solo i videogiochi, viene valutata in base a quattro parametri: guadagno, pezzi venduti, impatto culturale e diversità di contenuto, in questo E3 sono stati tenuti in considerazione molto i primi due tralasciando completamente gli altri. Comprendo la crisi economica di cui risentono anche i produttori, ma questo significa svilire il ruolo dei videogiochi e del media, facendo leva sugli istinti più bassi dei giocatori, significa anche appiattire il mercato vendendo bellissimi giocattoli che vendano e non elevando i prodotti ad un ruolo culturale o artistico. Quest’anno l’E3 è stato lo “Uomini & Donne” del videogioco. La fiera dei giochi che fanno mercato, che vendono, che sono un po’ cloni gli uni degli altri. E poco importa se lo spauracchio più grande delle console arriva dal PC e da Steam, che ruba ogni giorno di più la scena ai titoli maggiori con i suoi prodotti indipendenti, freschi, pieni di idee e che raggiungono, talvolta, cifre da far girare la testa anche ai titoli a tripla o quadrupla A.

Andrea Gargano

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Epson Moverio e l’anticipo su Google

Epson ha rilasciato diverse settimane fa, un prototipo da testare dei suoi occhiali interattivi diversi anni prima del rilascio dei Google Project Glass e dei relativi occhiali per la nuova console da gioco Microsoft: Moverio.

Il claim di Epson recitava “immagine e emozione” che con l’uscita di questo prodotto non poteva che essere più azzeccata: gli occhiali permettono un’aggiunta di strumenti e informazioni alla vita di tutti i giorni, mettendosi fra l’occhio umano e il mondo esterno. Captando il movimento della testa, cambiano le informazioni e quindi l’utilizzo: quello che salta fuori infine è un “monitor” a diversi metri di distanza, nonostante la lente sia posta ad alcuni millimetri di distanza dall’occhio.

Chi ha avuto modo di provare questo concept (funzionante, ma pur sempre un concept), ha avuto però pareri sia positivi ma altrettanto negativi:

  • Pesanti: una tecnologia così compattata in un’occhiale, ha numerosi problemi di peso che gravano ovviamente sul naso.
  • Fastidiosi: Moverio è estremamente fastidioso indossarlo, è ingombrante e pericolosamente anti-estetico
  • Affatica: l’occhio per mettere a fuoco tutte le informazioni e il mondo oltre la lente, deve fare uno sforzo in più con il risultato che in breve tempo si affatica.
  • Interfaccia: un’occhiale di questo tipo, deve essere un supplemento alla realtà, non deve coprirla. In questo purtroppo Epson Moverio pecca, mostrando un’interfaccia che copre interamente la visione del mondo.
  • Fili: Nel comune ideale, un paio di occhiali non necessita di fili e alimentazione ma, purtroppo, Moverio non ne è esente.

Nel concetto conclusivo, è difficile poter fare un paragone fra un video dimostrativo e un paio di occhiali “in carne e plastica“: Moverio porta con se un sacco di pecche ma allo stesso tempo è un prototipo funzionante di quello che saranno i dispositivi che affolleranno le nostre teste negli anni a venire.

Personalmente credo che, ancora prima di vedere sugli scaffali occhiali di questo tipo, sia necessario impostare a livello nazionale delle regole di utilizzo, come si è fatto per i cellulari e in qualche modo le sigarette: utilizzarli al volante a mio avviso è estremamente pericoloso, distrae e con poca attenzione si rischia di spaventarsi per un messaggio che compare all’improvviso, causando potenzialmente un danno.

Scritto da Luca “Loco” Locorotondo
Rivenditore di Videogiochi e Hardware
Sviluppatore Web – Speaker Radiofonico e Appassionato

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EA eletta peggior azienda Americana del 2012!

L’Internet ha parlato.

Il sito The Consumerist tiene ormai da tempo un torneo annuale per determinare le aziende americane più disprezzate, l’ultimo dei quali risalente già all’Aprile di quest’anno. In questo evento le candidate vengono messe ai voti, e la vincitrice è coronata la peggiore azienda dell’anno. Quest’anno a portarsi a casa la vittoria è stata Electronic Arts!

In un sondaggio che ha avuto più di 250.000 voti, EA ha battuto persino la Bank of America con un largo vantaggio del 64,03%, principalmente per la sua avidità e per il trattamento riservato ai consumatori.

“A tutti quelli a cui spunta un sorriso pensando qualcosa di “non essenziale” come un’azienda di videogame che vince il premio come peggiore Società In America: è proprio questo atteggiamento che rende possibile a gruppi come EA di ignorare lamentele e denunce e continuare a scucire più denaro possibile al consumatore con sotterfugi vari”, sostiene il sito. “Per anni, mentre i film e la musica diventavano beni più accessibili, i produttori hanno puntato sull’offerta di bonus – o il rilascio in diversi formati (DVD, Blu-Ray ecc.) – come valore aggiunto per invogliare i clienti a comprare, i videogiochi invece hanno continuato ad essere offerti al pubblico al prezzo di beni di lusso.”

Per il suo sfruittamento del contenuto scaricabile, The Consumerist invierà come riconoscimento ad EA un cacca d’oro. Il premio in questione solitamente presentato su di un elegante cuscino rosso, ma stavolta per l’occasione, sarà offerta la possibilità di selezionare un colore a piacere in onore del finale di Mass Effect 3.

Kafei

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Dragon Ball Z Per Kinect

Di giochi su Dragon ball ce ne sono a dozzine, ma stavolta Xbox 360 con la sua Kinect fa qualcosa che nessun’altra console ha fatto finora!

Quale fan di Dragon Ball non vorrebbe lanciare una Kamehameha e prendere a pugni cattivoni come Frieza ? Bè grazie a Xbox e a Kinect da Ottobre sarà possibile farlo!

Bandai-Games presenta il suo nuovo picchiaduro: “Dragon Ball Z Per Kinect

Grazie a questo titolo, sarà possibile impersonare il nostro personaggio preferito e comandarlo in prima persona, lasciando al giocatore la visuale delle braccia e delle gambe del personaggio scelto.
Grazie a Kinect, esso risponderà ad ogni movimento del nostro corpo, infatti le meccaniche di gioco sembrano essere abbastanza semplici, oltre a pugni e calci ci saranno delle posizioni predefinite (secondo Bandai circa 50)  per lanciare Kamehameha, sfere Genkidama e altri colpi energetici celebri nella saga.

Come ogni buon gioco di Dragon Ball che si rispetti, la scelta del giocatore è molto vasta, i personaggi giocabili questa volta sono oltre 50, e sembra che ci sia anche un nuovo personaggio, ovviamente ognuno avrà le sue tecniche speciali !

Oltre a questo, il gioco utilizzerà le telecamere di Kinect per decifrare dei codici QR (oltre 20) che sbloccheranno feature nascoste e personaggi.

Ma le chicche non sono finite qui, al momento si dice che nella versione finale del gioco ci sarà  uno speciale anime di 30 minuti inserito come bonus, che farà da palcoscenico ad una nuova serie anime.

Non resta che aspettare il prossimo Ottobre per provare Dragon Ball Z Per Kinect!

Toddy

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Medal of Honor Warfighter

Medal of Honor Warfighter esce il 23 Ottobre 2012 su PcWindows, Xbox 360 e Playstation 3 raccontando la storia del gruppo militare specializzato nell’applicazione della violenza: il Tier 1. Macchine da guerra viventi estremamente precise, attualmente se ne contano 100 in tutto il mondo e hanno dato il loro contributo nella creazione di questo nuovo capitolo della serie Medal of Honor.

Il multiplayer in Medal of Honor Warfighter ricopre un ruolo essenziale, fornendo al giocatore 10 diverse nazionalità di specialisti Tier 1 da poter utilizzare, rappresentando la propria nazione in teatri terroristici realmente accaduti: i migliori combattenti si sfideranno faccia a faccia in una modalità esclusiva online.

I Tier 1 rappresentano il massimo in campo di precisione e professionalità sul campo, quindi anche i nomi e i marchi utilizzati devono essere espressamente quelli reali, anche in gioco: operando sotto la National Command Authority la perfezione è d’obbligo in ogni circostanza.

Chiude a favore di Medal of Honor Warfighter, il motore grafico e fisico Frostbite 2, che regala realismo e la migliore esperienza di gioco che si possa avere attualmente sul mercato: un prova di questo motore la abbiamo avuto con l’ottimo Battlefield 3, offrendo caratteristiche avanzate quali:

  • Movimenti Realistici: ambientazioni coinvolgenti, effetti luce stupendi, il motion capture e i consigli in fase di sviluppo dei Tier 1, rendono i movimenti dei soldati estremamente realistici.
  • Audio: grazie all’HDR (High Dynamic Range), gli effetti sonori ambientali e sulle armi vi arricchiranno l’esperienza di gioco come mai provata in uno sparatutto.
  • Micro-Distruzione: le sparatorie e le esplosioni genereranno sempre piccoli detriti provenienti dagli elementi ambientali che circondano le stanze e gli esterni: l’esplosione di una porta di legno la frantumerà in piccoli pezzi lanciati in aria.

 

 

 

 

Scritto da Luca “Loco” Locorotondo
Rivenditore di Videogiochi e Hardware
Sviluppatore Web – Speaker Radiofonico e Appassionato

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Gravidanza Isterica

Ogni anno, quasi sempre nei primi giorni di giugno, arriva il momento di tastare il polso al mercato dei giochi elettronici. In USA parte la fiera dell’elettronica più importante al mondo, un evento che interessa utenti, giornalisti, publisher e sviluppatori.

Il primo E3 risale al 1995, quasi 20 anni fa, ma è in crisi dal 2007 e continua a non trovare pace. L’E3 un tempo riuniva tutta la stampa di settore, non era una mostra completamente accessibile al pubblico e gran parte dei prodotti presentati venivano riportati sulla carta stampata da giornalisti che filtravano le notizie con dovizia, non potendo permettersi il lusso di dare giudizi azzardati su progetti che spesso subivano trasformazioni, dolorose cancellazioni o diventavano “vaporware”. L’Expo era una fucina di annunci, informazioni, visioni del mercato dei videogiochi in generale.
Con l’avvento della rete l’E3 è diventato un turbinio di notizie e svelamenti, dalle conferenze pre-fiera fino all’ultimo giorno di chiusura, studiato per tenere incollati milioni di persone saldamente allo schermo dei loro pc, pronti a sbavare sulle novità.
Un sovraccarico mediatico da cui solo i titoli più reclamizzati escono vincitori, mentre a molti spetta un trafiletto riportato dal comunicato stampa. Alcune software house hanno avuto l’ottima idea di annunciare il loro progetto prima dell’inizio dell’E3, in modo da evitare la ressa ed essere notate, grazie a brevi ed efficaci comunicati stampa volti ad aumentare l’hype del titolo. Una strategia vincente.

La domanda che tutti si fanno ogni anno al termine della fiera è “Chi ha vinto l’E3?”. Quest’anno l’ovvia risposta è “la noia”. La settimana precedente all’inizio dell’evento quasi ogni gioco è stato svelato con  annunci preventivi, finte fughe di notizie e scoop vari.
Nintendo ha postato un video su Wii U prima della conferenza di apertura dell’E3 e ha annunciato il 3DS XL il venerdì successivo. La loro “vera” conferenza è stata, infatti, vuota e noiosa dall’istante in cui Miyamoto ha abbandonato il palco dopo aver presentato Pikmin 3, unica vera sorpresa.
Sony ha presentato ottime esclusive, aprendo lo spettacolo con Beyond di Quantic Dream e chiudendo con The Last of Us di Naughty Dog, ma anche questi titoli erano ampiamente anticipati. Tra gli inediti annunciati annoveriamo Wonderbook, imbarazzante e non solo per gli evidenti problemi tecnici durante la conferenza, e un gioco della serie Call of Duty, sottotitolato Black Ops: Declassified, in esclusiva per PS Vita che arranca a trovare titoli di rilievo che aiutino la console nelle le vendite, di cui Sony ha ben pensato di non mostrare assolutamente nulla.
Microsoft, invece, si è data alla schizofrenia. Ha annunciato quasi tutti i titoli della conferenza una settimana prima, con tanto di immagini, dati e in alcuni casi anche i filmati: Gears of War, Halo 4, Fable, Forza e Black Ops II. Il tutto farcito con una performance dal vivo di Usher, che ha ululato una sua canzone per presentare Dance Central 3, ed una interminabile dimostrazione dedicata alla nuova tecnologia Smart Glass, per controllare Xbox e i visionare i contenuti multimediali con cellulari e tablet dotati del nuovo OS Windows Mobile 8.

Il popolo di internet incorona Ubisoft per la migliore conferenza.  Il motivo è semplice: Ubisoft è l’unica casa ad aver mostrato giochi inediti, tenendo alta l’attenzione degli spettatori. Ha presentato Wii U meglio di Nintendo, grazie a Zombi U e Rayman Legends, e concluso con Watch Dogs, nuova IP con un concept originale di cui nessuno sapeva niente, neanche i giornalisti. Questa sete di informazioni ha fatto schizzare il contatore del video ufficiale del gioco su Youtube fino a oltre 3 milioni di visualizzazioni, prima che Ubisoft si decidesse almeno ad annunciare le console per cui è previsto il titolo.

L’E3 di quest’anno è stato svuotato della sua funzione principale, la fiera degli annunci e dei nuovi prodotti non ha mostrato nulla di nuovo.
Quello che era un vulcano in piena attività è ora una montagna inerte. Una montagna che partorisce topolini. Anzi, forse neanche quelli.

Andrea Gargano

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