Su Malto Gradimento non abbiamo mai parlato, colpevolmente, del movimento brassicolo più vivace del mondo, quello americano (in verità accennammo tempo fa a una splendida iniziativa del Vermont, e nulla più). Dopo decenni dominati dalla grande industria infatti, negli Stati Uniti si è assistito – da metà degli anni Ottanta – a una spettacolare rinascita del movimento artigianale, un termine quest’ultimo ancor più vago di quanto sia in Italia visto che molto spesso i piccoli birrifici statunitensi hanno dimensioni di piccole industrie.
L’ondata delle craft beers, nata principalmente in California, ha portato alla riscoperta di stili che – anche nella Vecchia Europa – erano vicini all’estinzione ma anche di ingredienti caratteristici, come molti luppoli (Cascade, amarillo, centennial…) coltivati in alcune zone dal microclima particolare.
Le birre americane da qualche tempo sono arrivate anche in Italia, grazie ai beershop e ai pub particolarmente attenti a quanto si muove in giro per il mondo. Ultimamente però qualche bottiglia trova posto anche sugli scaffali della grande distribuzione (l’ho acquistata al Tigros di Solbiate Arno) come nel caso della Sierra Nevada Pale Ale, la birra protagonista di questa “puntata” di Oggimitrattobene.
Prodotta proprio in California, a Chico (a Nord di Sacramento), la Pale Ale è l’ammiraglia del birrificio Sierra Nevada, uno dei più antichi visto che è stato aperto tra il 1979 e il 1980 da Ken Grossman.
Nel bicchiere la SNPA è ambrata e quasi limpida, con una schiuma chiara e persistente. Al naso la sensazione è quella della freschezza: si avvertono note erbacee, agrumi e frutta anche se – ma potrebbe essere il mio limite – gli aromi sono meno marcati rispetto a birre simili. In bocca invece emergono le caratteristiche principali della Pale Ale: l’avvio dolciastro è molto breve, perché subito dopo arriva la grande carica luppolata e cioé un amaro marcato e tagliente che lascia un retrogusto “balsamico” piuttosto lungo e la bocca decisamente pulita. Carbonatazione media, corpo piuttosto esile, nella SNPA si sente anche l’alcool che tuttavia non è particolarmente elevato (5,6%).
Nel complesso una birra che vale la pena di provare: chi non ama l’amaro farà fatica, soprattutto all’inizio, ma deve ricordarsi che la SNPA rimane un passaggio importante per scoprire l’enorme mondo a stelle e strisce.
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